Dal dicembre 1914 al gennaio 1915 circa duemila volontari italiani combatterono sul fronte occidentale, inquadrati nella Legione Straniera francese nella guerra contro le armate tedesche. Si trattava del “Primo reggimento di marcia del Quarto straniero”, ma tutti avevano ribattezzato quell’unità “Legione Garibaldina”: guidata da Peppino Garibaldi e dai suoi fratelli, tutti nipoti dell’Eroe dei Due Mondi, questi ultimi epigoni del Risorgimento combatterono con entusiasmo nella tetra foresta delle Argonne, in attesa che l’Italia decidesse l’intervento in guerra. Provenienti da tutte le regioni d’Italia e dall’emigrazione, i volontari di Peppino Garibaldi erano animati da tante speranze: spingere l’Italia a una guerra che avrebbe perfezionato l’unità del Paese e condurre una lotta contro chi veniva considerato oppressore dei diritti dei popoli. Ma ci fu anche chi, legato ad ambienti repubblicani, aveva sognato una guerra rivoluzionaria, che avrebbe abbattuto non solo i vecchi Imperatori, ma anche Casa Savoia. Tutto si trasformò in un’icona, strumento più o meno inconsapevole delle fazioni in lotta nelle settimane precedenti all’ingresso in guerra dell’Italia. Al termine, sarebbe rimasto il mito, mentre gli ex volontari delle Argonne venivano inquadrati nel Regio Esercito in marcia verso il fronte italo-austriaco. Un mito che sarebbe riapparso nel primo dopoguerra e negli anni seguenti, evocato tanto dal fascismo quanto dall’antifascismo. Ma, al di là di icone e miti, resta consegnata alla storia la vicenda di un impresa entusiasta, forse incosciente e ingenua, sconclusionata e incoerente. Ma anche, in buona parte, eroica e appassionata. L’impresa delle ultimi italiani in Camicia rossa.
Sui campi di Borgogna : i volontari garibaldini nelle Argonne, 1914-1915 / M. Cuzzi. - Milano : Biblion, 2015 Feb. - ISBN 9788898490134. (STORIA, POLITICA, SOCIETÀ)
Sui campi di Borgogna : i volontari garibaldini nelle Argonne, 1914-1915
M. CuzziPrimo
2015
Abstract
Dal dicembre 1914 al gennaio 1915 circa duemila volontari italiani combatterono sul fronte occidentale, inquadrati nella Legione Straniera francese nella guerra contro le armate tedesche. Si trattava del “Primo reggimento di marcia del Quarto straniero”, ma tutti avevano ribattezzato quell’unità “Legione Garibaldina”: guidata da Peppino Garibaldi e dai suoi fratelli, tutti nipoti dell’Eroe dei Due Mondi, questi ultimi epigoni del Risorgimento combatterono con entusiasmo nella tetra foresta delle Argonne, in attesa che l’Italia decidesse l’intervento in guerra. Provenienti da tutte le regioni d’Italia e dall’emigrazione, i volontari di Peppino Garibaldi erano animati da tante speranze: spingere l’Italia a una guerra che avrebbe perfezionato l’unità del Paese e condurre una lotta contro chi veniva considerato oppressore dei diritti dei popoli. Ma ci fu anche chi, legato ad ambienti repubblicani, aveva sognato una guerra rivoluzionaria, che avrebbe abbattuto non solo i vecchi Imperatori, ma anche Casa Savoia. Tutto si trasformò in un’icona, strumento più o meno inconsapevole delle fazioni in lotta nelle settimane precedenti all’ingresso in guerra dell’Italia. Al termine, sarebbe rimasto il mito, mentre gli ex volontari delle Argonne venivano inquadrati nel Regio Esercito in marcia verso il fronte italo-austriaco. Un mito che sarebbe riapparso nel primo dopoguerra e negli anni seguenti, evocato tanto dal fascismo quanto dall’antifascismo. Ma, al di là di icone e miti, resta consegnata alla storia la vicenda di un impresa entusiasta, forse incosciente e ingenua, sconclusionata e incoerente. Ma anche, in buona parte, eroica e appassionata. L’impresa delle ultimi italiani in Camicia rossa.File | Dimensione | Formato | |
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