La percezione del rischio è uno degli aspetti cardine di tutti i processi decisionali. Le persone stimano probabilità di potenziali eventi dannosi o negativi tutti i giorni e, tali stime probabilistiche, sono per lo più legate a valutazioni intuitive che regolano le loro azioni di vita quotidiana (Slovic, 1987). La percezione del rischio è quindi una stima prettamente soggettiva e, per sua natura, dunque esposta a distorsioni (o bias). Weinstein (1996) è stato il primo ad osservare un bias che affiora quando si formulano giudizi di paragone tra la propria probabilità di essere esposti ad un evento negativo e quella di altre persone. Si tratta del cosidetto bias ottimistico che interviene perchè le persone tendono a sottostimare la probabilità soggettiva di incorrere in una situazione negativa rispetto alla media delle altre persone. Più semplicemente, quando si tratta di stimare la probabilità che ci possa succedere qualcosa di dannoso, ci si ritiene personalmente meno esposti ad eventi negativi rispetto ad altre persone.Sulla base di queste premesse, il presente contributo vuole analizzare il ruolo del bias ottimistico in giovani adulti nella valutazione probabilistica di sviluppare malattie potenzialmente mortali. In particolare, sono state prese in riferimento tre condizioni: cancro, malattie respiratorie e malattie cardiovascolari. Centocinquantasette giovani adulti (101 femmine e 57 maschi) con una età media di 28 anni (dev st.= 6.09) sono stati coinvolti nello studio. A tutti i partecipanti è stato somministrato un modulo di Consenso Informato prima della somministrazione individuale dei questionari, tramite un formulario online. I questionari hanno riguardato differenti dimensioni, come descritto nella Tabella 1. I partecipanti sono stati reclutati tramite opuscoli e brochure in Università e tramite l’utilizzo di mailing-list di corsi post laurea (es. master, corsi di perfezionamento). I questionari sono stati somministrati tramite web attraverso l’utilizzo di una interfaccia user-friendly chiamata LimeSurvey.Rispetto alle caratteristiche del campione sugli stili di vita, la Figura 1 riporta la distribuzione dei partecipanti secondo il BMI, il livello di attività fisica, e il consumo di alcol e sigarette. La maggioranza dei partecipanti (75%) ha un BMI nella norma e circa la metà dei giovani adulti (47%) svolge un’attività fisica leggera/moderata. I comportamenti a rischio sono assunti da coloro che rientrano nella categoria degli “inattivi” (26%) e di chi pratica un’attività “intensiva” o “più che intensiva” (16% in totale). Rispetto all’assunzione di fumo e alcol, il 55% dei partecipanti fuma più di 6 sigarette al giorno (di cui solo un 5% superà le 21 sigarette giornaliere) e il 74% dei partecipanti assume superalcolici almeno 1 volta a settimana. Rispetto alla dimensione del rischio, si è riscontrata una assunzione maggiore di comportamenti rischiosi tra i maschi ripetto che alle femmine t(135)=3.231 p=.002 e tra chi beve abitualmente superalcolici (più di 2 bicchieri di a settimana) t(135)=2.328 p=.021 Rispetto al bias ottimistico, i maschi agiscono un bias più forte rispetto alle femmine nella stima di sviluppare una malattia oncologica (X2 =10.635, df=5, p=.050) o una malattia cardiovascolare (X2 = 20.466, df=6, p=.002). Tra gli stili di vita, i fumatori presentano un bias ottimistico più elevato rispetto alla probabilità di sviluppare un cancro al polmone (X2 = 43.185, df= 12, p=.000) o una malattia respiratoria (X2 =41.297, df=12, p=.000) rispetto ai non fumatori. Infine, si è rilevato un bias ottimistico significativo nella stima di sviluppare una malattia cardiovascolare tra chi non svolge attività fisica (X2 = 57.902, df=30, p=.002) o chi la svolge a livello molto intenso (> 7 ore a settimana) (X2 = 57.902, df=30, p=.00.

Risk perception and optimistic bias in young adults : preliminary results of a cross-sectional cohort study in Northern Italy / S. Riva, M. Masiero, G. Pravettoni. ((Intervento presentato al convegno Psicologia della salute e psicologia tenutosi a Catania nel 2015.

Risk perception and optimistic bias in young adults : preliminary results of a cross-sectional cohort study in Northern Italy

S. Riva
Secondo
;
M. Masiero;G. Pravettoni
Ultimo
2015

Abstract

La percezione del rischio è uno degli aspetti cardine di tutti i processi decisionali. Le persone stimano probabilità di potenziali eventi dannosi o negativi tutti i giorni e, tali stime probabilistiche, sono per lo più legate a valutazioni intuitive che regolano le loro azioni di vita quotidiana (Slovic, 1987). La percezione del rischio è quindi una stima prettamente soggettiva e, per sua natura, dunque esposta a distorsioni (o bias). Weinstein (1996) è stato il primo ad osservare un bias che affiora quando si formulano giudizi di paragone tra la propria probabilità di essere esposti ad un evento negativo e quella di altre persone. Si tratta del cosidetto bias ottimistico che interviene perchè le persone tendono a sottostimare la probabilità soggettiva di incorrere in una situazione negativa rispetto alla media delle altre persone. Più semplicemente, quando si tratta di stimare la probabilità che ci possa succedere qualcosa di dannoso, ci si ritiene personalmente meno esposti ad eventi negativi rispetto ad altre persone.Sulla base di queste premesse, il presente contributo vuole analizzare il ruolo del bias ottimistico in giovani adulti nella valutazione probabilistica di sviluppare malattie potenzialmente mortali. In particolare, sono state prese in riferimento tre condizioni: cancro, malattie respiratorie e malattie cardiovascolari. Centocinquantasette giovani adulti (101 femmine e 57 maschi) con una età media di 28 anni (dev st.= 6.09) sono stati coinvolti nello studio. A tutti i partecipanti è stato somministrato un modulo di Consenso Informato prima della somministrazione individuale dei questionari, tramite un formulario online. I questionari hanno riguardato differenti dimensioni, come descritto nella Tabella 1. I partecipanti sono stati reclutati tramite opuscoli e brochure in Università e tramite l’utilizzo di mailing-list di corsi post laurea (es. master, corsi di perfezionamento). I questionari sono stati somministrati tramite web attraverso l’utilizzo di una interfaccia user-friendly chiamata LimeSurvey.Rispetto alle caratteristiche del campione sugli stili di vita, la Figura 1 riporta la distribuzione dei partecipanti secondo il BMI, il livello di attività fisica, e il consumo di alcol e sigarette. La maggioranza dei partecipanti (75%) ha un BMI nella norma e circa la metà dei giovani adulti (47%) svolge un’attività fisica leggera/moderata. I comportamenti a rischio sono assunti da coloro che rientrano nella categoria degli “inattivi” (26%) e di chi pratica un’attività “intensiva” o “più che intensiva” (16% in totale). Rispetto all’assunzione di fumo e alcol, il 55% dei partecipanti fuma più di 6 sigarette al giorno (di cui solo un 5% superà le 21 sigarette giornaliere) e il 74% dei partecipanti assume superalcolici almeno 1 volta a settimana. Rispetto alla dimensione del rischio, si è riscontrata una assunzione maggiore di comportamenti rischiosi tra i maschi ripetto che alle femmine t(135)=3.231 p=.002 e tra chi beve abitualmente superalcolici (più di 2 bicchieri di a settimana) t(135)=2.328 p=.021 Rispetto al bias ottimistico, i maschi agiscono un bias più forte rispetto alle femmine nella stima di sviluppare una malattia oncologica (X2 =10.635, df=5, p=.050) o una malattia cardiovascolare (X2 = 20.466, df=6, p=.002). Tra gli stili di vita, i fumatori presentano un bias ottimistico più elevato rispetto alla probabilità di sviluppare un cancro al polmone (X2 = 43.185, df= 12, p=.000) o una malattia respiratoria (X2 =41.297, df=12, p=.000) rispetto ai non fumatori. Infine, si è rilevato un bias ottimistico significativo nella stima di sviluppare una malattia cardiovascolare tra chi non svolge attività fisica (X2 = 57.902, df=30, p=.002) o chi la svolge a livello molto intenso (> 7 ore a settimana) (X2 = 57.902, df=30, p=.00.
28-mag-2015
Settore M-PSI/01 - Psicologia Generale
Risk perception and optimistic bias in young adults : preliminary results of a cross-sectional cohort study in Northern Italy / S. Riva, M. Masiero, G. Pravettoni. ((Intervento presentato al convegno Psicologia della salute e psicologia tenutosi a Catania nel 2015.
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