La prima versione di McNamara della crisi dei missili di Cuba compare nel suo libro In retrospect. The tragedy and lessons of Vietnam pubblicato nel 1995. Come si deduce dal titolo del volume. la crisi dei missili è solo una parentesi nell’analisi di un conflitto ben più complesso e vasto. Tuttavia in questo lavoro McNamara precisa che sabato 27 ottobre 1962 “la maggioranza dei consiglieri militari e civili del Presidente erano preparati a raccomandargli che se Khrushchev non avesse rimosso i missili sovietici da Cuba gli stati uniti avrebbero dovuto attaccare l’isola” (p.97). Per Kennedy era invece importante, come precisò lo stesso sabato in una sessione del Comitato esecutivo, e più tardi in un incontro ristretto con Robert Kennedy, il segretario di stato Dean Rusk, il consigliere alla sicurezza nazionale McGeorge Bundy, e McNamara stesso “che gli Stati Uniti avrebbero dovuto fare tutti gli sforzi per evitare il rischio di una guerra imprevedibile”. Per McNamara “egli voleva, se necessario, mediare sulla presenza dei missili Jupter ormai obsoleti in Turchia barattandoli con i missili sovietici a Cuba per evitare questo rischio. Egli sapeva che questa proposta sarebbe stata fortemente opposta dai Turchi, dalla Nato e da molti dei funzionari del dipartimento della difesa e degli esteri americani”. Una nota a piè pagina precisa quello che McNamara avrebbe appreso solo nel 1992 in una visita a Cuba direttamente da Castro e cioè che “contrariamente alle stime della Cia i sovietici già disponevano di 160 testate nucleari a Cuba. Un attacco statunitense avrebbe quasi sicuramente portato a uno scontro nucleare con conseguenze devastanti”. Il tema della crisi dei missili riappare nella prima appendìce al testo, intitolata “The Nuclear Risks of the 1960s and their Lessons for the Twenty-first Centuty”. Per McNamara l’Average American – l’americano medio – non era cosciente del rischio della distruzione nucleare del pianeta. Invocando l’inutilità dell’immenso arsenale nucleare immagazzinato e l’alto rischio associato alla sua esistenza, McNamara prende spunto dalla crisi dei missili di Cuba per suggerire alle cinque dichiarate potenze nucleari – Stati Uniti, Russia, Francia, Stati Uniti e Cina – di riesaminare i loro obiettivi di lunga durata relativi a queste armi. “Proprio l’esperienza della crisi dei missili cubani – e quello che abbiamo appreso di recente su di essa, continua McNamara –, rende palese il rischio di un loro uso”. Nell’ottobre del 1962 tre nazioni sono state vicine alla guerra, questo è noto a tutti. Ma quello che non era noto allora, e che non è stato ampiamente riconosciuto oggi, era quanto il mondo fosse vicino al disastro nucleare (p. 338). L’interesse della stampa su McNamara cade dopo l’uscita del film Thirtheen Days nelle sale nell’anno 2000 e dopo gli attentati alle Twin Towers di New York. Il suo ruolo come Presidente della Banca mondiale era ormai alle spalle, troncato nel 1981 dalla presidenza di Ronald Reagan, il quale giudicava i i suoi progetti “semplicemente impossibili da realizzare” (Reagan Diary, 1983). L’intervista rilasciata al Guardian il 19 maggio 2002 a Mark Leonard e Rob Blackhurst ci mostra un McNamara che non ha dimenticato la crisi dei missili di Cuba. “We came very close, very close, closer than we knew at the time to total destruction” ricorda. Unico sopravvissuto del gruppo di persone che aveva affiancato Kennedy nelle decisioni cruciali, McNamara mostra una perfetta conoscenza di quello che era accaduto in quei terribili momenti. e si lamenta del fatto che nel film, Hollywood ha scelto di far pronunciare a Kennedy alcune sue frasi tratte dai nastri registrati delle conversazioni. Il film ci mostra McNamara che si oppone ai falchi della guerra del Pentagono che volevano distruggere i sommergibili sovietici ai limiti della linea del blocco. E’ accaduto questo? Gli chiedono i giornalisti. “Li hanno mostrati molto più bellicosi, rispetto a quello che erano” dice McNamara. “Ma noi in effetti abbiamo rimosso il capo delle operazioni navali, l’ammiraglio Anderson”. Con Anderson, infatti, McNamara aveva avuto un alterco quando aveva ribadito: “ha capito quello che ho detto? Non ci sarà un colpo sparato senza la mia autorizzazione, è chiaro questo?” Proprio durante la presentazione del film a Mosca, con McNamara presente, “un uomo con una lunga barba che lo faceva assomigliare a Bin Laden” si alzò per una domanda. Era uno dei comandanti dei sottomarini sovietici, il quale rivelò che i sottomarini erano armati con siluri nucleari. Egli rivelò anche che avevano l’ordine di spararli se necessario, siccome non erano collegati via radio con il loro comando. “Non avevamo mai saputo questo sino ad oggi” affermò McNamara in quell’occasione. Come giudicherà la storia Robert Strange McNamara, si chiedono i due giornalisti? Egli interpreta le contraddizioni dell’amministrazione Kennedy, nella combinazione di idealismo e retorica roboante. Il suo spirito era quello della Nuova Frontiera kennediana che interpretava la fede degli americani “nell’avanzamento dell’umanità”. Ma che dire rispetto ai morti in Vietnam che McNamara aveva causato, tra i quali uomini, donne e bambini si chiedono gli intervistatori? Ecco comparire il fantasma dell’ambivalenza morale di tutti i leader che parlano di espandere la democrazia con la guerra. E in questo caso il riferimento alla presidenza di G.W. Bush è palese, così come è interessante il precedente richiamo a Bin Laden, all’epoca il nemico numero uno degli Stati Uniti, che accosta l’Unione Sovietica della Guerra fredda all’integralismo islamico di oggi.

“Close to Total Destruction” : la crisi dei missili e la versione di McNamara / M. Sioli. ((Intervento presentato al convegno Cuba e la crisi dei missili tenutosi a Napoli nel 2012.

“Close to Total Destruction” : la crisi dei missili e la versione di McNamara

M. Sioli
Primo
2012

Abstract

La prima versione di McNamara della crisi dei missili di Cuba compare nel suo libro In retrospect. The tragedy and lessons of Vietnam pubblicato nel 1995. Come si deduce dal titolo del volume. la crisi dei missili è solo una parentesi nell’analisi di un conflitto ben più complesso e vasto. Tuttavia in questo lavoro McNamara precisa che sabato 27 ottobre 1962 “la maggioranza dei consiglieri militari e civili del Presidente erano preparati a raccomandargli che se Khrushchev non avesse rimosso i missili sovietici da Cuba gli stati uniti avrebbero dovuto attaccare l’isola” (p.97). Per Kennedy era invece importante, come precisò lo stesso sabato in una sessione del Comitato esecutivo, e più tardi in un incontro ristretto con Robert Kennedy, il segretario di stato Dean Rusk, il consigliere alla sicurezza nazionale McGeorge Bundy, e McNamara stesso “che gli Stati Uniti avrebbero dovuto fare tutti gli sforzi per evitare il rischio di una guerra imprevedibile”. Per McNamara “egli voleva, se necessario, mediare sulla presenza dei missili Jupter ormai obsoleti in Turchia barattandoli con i missili sovietici a Cuba per evitare questo rischio. Egli sapeva che questa proposta sarebbe stata fortemente opposta dai Turchi, dalla Nato e da molti dei funzionari del dipartimento della difesa e degli esteri americani”. Una nota a piè pagina precisa quello che McNamara avrebbe appreso solo nel 1992 in una visita a Cuba direttamente da Castro e cioè che “contrariamente alle stime della Cia i sovietici già disponevano di 160 testate nucleari a Cuba. Un attacco statunitense avrebbe quasi sicuramente portato a uno scontro nucleare con conseguenze devastanti”. Il tema della crisi dei missili riappare nella prima appendìce al testo, intitolata “The Nuclear Risks of the 1960s and their Lessons for the Twenty-first Centuty”. Per McNamara l’Average American – l’americano medio – non era cosciente del rischio della distruzione nucleare del pianeta. Invocando l’inutilità dell’immenso arsenale nucleare immagazzinato e l’alto rischio associato alla sua esistenza, McNamara prende spunto dalla crisi dei missili di Cuba per suggerire alle cinque dichiarate potenze nucleari – Stati Uniti, Russia, Francia, Stati Uniti e Cina – di riesaminare i loro obiettivi di lunga durata relativi a queste armi. “Proprio l’esperienza della crisi dei missili cubani – e quello che abbiamo appreso di recente su di essa, continua McNamara –, rende palese il rischio di un loro uso”. Nell’ottobre del 1962 tre nazioni sono state vicine alla guerra, questo è noto a tutti. Ma quello che non era noto allora, e che non è stato ampiamente riconosciuto oggi, era quanto il mondo fosse vicino al disastro nucleare (p. 338). L’interesse della stampa su McNamara cade dopo l’uscita del film Thirtheen Days nelle sale nell’anno 2000 e dopo gli attentati alle Twin Towers di New York. Il suo ruolo come Presidente della Banca mondiale era ormai alle spalle, troncato nel 1981 dalla presidenza di Ronald Reagan, il quale giudicava i i suoi progetti “semplicemente impossibili da realizzare” (Reagan Diary, 1983). L’intervista rilasciata al Guardian il 19 maggio 2002 a Mark Leonard e Rob Blackhurst ci mostra un McNamara che non ha dimenticato la crisi dei missili di Cuba. “We came very close, very close, closer than we knew at the time to total destruction” ricorda. Unico sopravvissuto del gruppo di persone che aveva affiancato Kennedy nelle decisioni cruciali, McNamara mostra una perfetta conoscenza di quello che era accaduto in quei terribili momenti. e si lamenta del fatto che nel film, Hollywood ha scelto di far pronunciare a Kennedy alcune sue frasi tratte dai nastri registrati delle conversazioni. Il film ci mostra McNamara che si oppone ai falchi della guerra del Pentagono che volevano distruggere i sommergibili sovietici ai limiti della linea del blocco. E’ accaduto questo? Gli chiedono i giornalisti. “Li hanno mostrati molto più bellicosi, rispetto a quello che erano” dice McNamara. “Ma noi in effetti abbiamo rimosso il capo delle operazioni navali, l’ammiraglio Anderson”. Con Anderson, infatti, McNamara aveva avuto un alterco quando aveva ribadito: “ha capito quello che ho detto? Non ci sarà un colpo sparato senza la mia autorizzazione, è chiaro questo?” Proprio durante la presentazione del film a Mosca, con McNamara presente, “un uomo con una lunga barba che lo faceva assomigliare a Bin Laden” si alzò per una domanda. Era uno dei comandanti dei sottomarini sovietici, il quale rivelò che i sottomarini erano armati con siluri nucleari. Egli rivelò anche che avevano l’ordine di spararli se necessario, siccome non erano collegati via radio con il loro comando. “Non avevamo mai saputo questo sino ad oggi” affermò McNamara in quell’occasione. Come giudicherà la storia Robert Strange McNamara, si chiedono i due giornalisti? Egli interpreta le contraddizioni dell’amministrazione Kennedy, nella combinazione di idealismo e retorica roboante. Il suo spirito era quello della Nuova Frontiera kennediana che interpretava la fede degli americani “nell’avanzamento dell’umanità”. Ma che dire rispetto ai morti in Vietnam che McNamara aveva causato, tra i quali uomini, donne e bambini si chiedono gli intervistatori? Ecco comparire il fantasma dell’ambivalenza morale di tutti i leader che parlano di espandere la democrazia con la guerra. E in questo caso il riferimento alla presidenza di G.W. Bush è palese, così come è interessante il precedente richiamo a Bin Laden, all’epoca il nemico numero uno degli Stati Uniti, che accosta l’Unione Sovietica della Guerra fredda all’integralismo islamico di oggi.
25-ott-2012
Settore SPS/05 - Storia e Istituzioni delle Americhe
“Close to Total Destruction” : la crisi dei missili e la versione di McNamara / M. Sioli. ((Intervento presentato al convegno Cuba e la crisi dei missili tenutosi a Napoli nel 2012.
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