Nel progetto di Expo 2015 una parte significativa – al di là del tema specifico – è costituita da un’idea di qualità della vita anche basata sull’integrazione della cosiddetta ‘creatività’ italiana, della quale è parte essenziale una tradizione di qualità artigiana e manifatturiera, con le esigenze di una società industrializzata e di massa. La questione della produzione e distribuzione di manufatti di rilevante qualità estetica su grande scala è – anche in Italia – diventata una questione strategica. Negli anni tra le due guerre ne è stata palcoscenico, a Milano, una serie di esposizioni. La relazione – dopo aver fatto cenno ad alcuni significativi antefatti: le iniziative postunitarie della Società Edificatrice di Case per operaj di bagni e lavatoj pubblici in Milano, il programma di “arte sociale” della “sezione artistica” del Partito operaio del Belgio, di grande influenza in tutta Europa, e la Prima esposizione internazionale d'arte decorativa moderna di Torino, 1902 – ne considererà gli sviluppi attraverso le esposizioni della Società Umanitaria, delle Biennali nazionali di arte decorativa di Monza, inizialmente promosse dal Consorzio Milano-Monza-Umanitaria, e delle Triennali milanesi del 1933 e 1936. Nella prima, la Mostra Internazionale di Architettura Moderna, portava al pubblico uno stile che "ha la sua radice nella tecnica e il suo fiore nella fantasia"; nella seconda, sarebbe emersa un’idea di serialità e standardizzazione, contraddistinta da una progettazione di spazi e complementi d’arredo destinati a un impiego diffuso, se non già di massa. Il tutto, sotto il segno di quell’utopia di una democratizzazione della bellezza capace di resistere a interferenze e pressioni ideologico-politiche.
Arti applicate, arti industriali: una questione strategica / A. Negri. ((Intervento presentato al convegno 1881-2015: Milano città di esposizioni tenutosi a Milano nel 2015.
Arti applicate, arti industriali: una questione strategica
A. NegriPrimo
2015
Abstract
Nel progetto di Expo 2015 una parte significativa – al di là del tema specifico – è costituita da un’idea di qualità della vita anche basata sull’integrazione della cosiddetta ‘creatività’ italiana, della quale è parte essenziale una tradizione di qualità artigiana e manifatturiera, con le esigenze di una società industrializzata e di massa. La questione della produzione e distribuzione di manufatti di rilevante qualità estetica su grande scala è – anche in Italia – diventata una questione strategica. Negli anni tra le due guerre ne è stata palcoscenico, a Milano, una serie di esposizioni. La relazione – dopo aver fatto cenno ad alcuni significativi antefatti: le iniziative postunitarie della Società Edificatrice di Case per operaj di bagni e lavatoj pubblici in Milano, il programma di “arte sociale” della “sezione artistica” del Partito operaio del Belgio, di grande influenza in tutta Europa, e la Prima esposizione internazionale d'arte decorativa moderna di Torino, 1902 – ne considererà gli sviluppi attraverso le esposizioni della Società Umanitaria, delle Biennali nazionali di arte decorativa di Monza, inizialmente promosse dal Consorzio Milano-Monza-Umanitaria, e delle Triennali milanesi del 1933 e 1936. Nella prima, la Mostra Internazionale di Architettura Moderna, portava al pubblico uno stile che "ha la sua radice nella tecnica e il suo fiore nella fantasia"; nella seconda, sarebbe emersa un’idea di serialità e standardizzazione, contraddistinta da una progettazione di spazi e complementi d’arredo destinati a un impiego diffuso, se non già di massa. Il tutto, sotto il segno di quell’utopia di una democratizzazione della bellezza capace di resistere a interferenze e pressioni ideologico-politiche.Pubblicazioni consigliate
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