La letteratura giovanile ha inglobato, fin dai suoi esordi, gli ampi territori del romance, appropriandosi anche di testi destinati al lettore adulto proprio in virtù del loro contenuto avventuroso, fiabesco, fantastico. Eppure, negli ultimi anni ho potuto constatare, fra i miei alunni di scuola secondaria, un progressivo disinteresse per questi testi, accompagnato da una crescente attrattiva per moderne, e spesso degradate, forme di novel (i vari Moccia e D'Avenia). In particolare, ho notato una crescente incapacità di comprendere ed accettare il patto narrativo sottostante alla creazione di universi di finzione profondamente diversi dalla realtà contingente. Partendo da queste premesse, l'obiettivo del mio contributo è quello di ipotizzare alcune piste interpretative che spieghino le cause di questa metamorfosi: la pervasività dei mezzi di comunicazione audiovisivi; l'acuirsi dei processi di edulcorazione del romanzesco, ormai privato, quando è destinato ai ragazzi, dell'elemento perturbante (ad esempio, nei prodotti a marchio Disney); la perdita di familiarità con l'atto della lettura in tutte le sue forme (dall'ascolto della fiaba della buonanotte alla fruizione individuale) che ostacola la progressiva interiorizzazione dei meccanismi del make-believe. In questa prospettiva, dunque, ci si può domandare se nei literacy skills che l'educazione letteraria nella scuola dell'obbligo deve fornire non debba ormai rientrare anche l'esercizio alla willing suspension of disbelief.
Ma non può essere successo davvero, prof! : i nuovi adolescenti e il distacco dal romance / E. Bandini. - In: CONTEMPORANEA. - ISSN 1724-6105. - 11:(2013), pp. 179-188.
Ma non può essere successo davvero, prof! : i nuovi adolescenti e il distacco dal romance
E. BandiniPrimo
2013
Abstract
La letteratura giovanile ha inglobato, fin dai suoi esordi, gli ampi territori del romance, appropriandosi anche di testi destinati al lettore adulto proprio in virtù del loro contenuto avventuroso, fiabesco, fantastico. Eppure, negli ultimi anni ho potuto constatare, fra i miei alunni di scuola secondaria, un progressivo disinteresse per questi testi, accompagnato da una crescente attrattiva per moderne, e spesso degradate, forme di novel (i vari Moccia e D'Avenia). In particolare, ho notato una crescente incapacità di comprendere ed accettare il patto narrativo sottostante alla creazione di universi di finzione profondamente diversi dalla realtà contingente. Partendo da queste premesse, l'obiettivo del mio contributo è quello di ipotizzare alcune piste interpretative che spieghino le cause di questa metamorfosi: la pervasività dei mezzi di comunicazione audiovisivi; l'acuirsi dei processi di edulcorazione del romanzesco, ormai privato, quando è destinato ai ragazzi, dell'elemento perturbante (ad esempio, nei prodotti a marchio Disney); la perdita di familiarità con l'atto della lettura in tutte le sue forme (dall'ascolto della fiaba della buonanotte alla fruizione individuale) che ostacola la progressiva interiorizzazione dei meccanismi del make-believe. In questa prospettiva, dunque, ci si può domandare se nei literacy skills che l'educazione letteraria nella scuola dell'obbligo deve fornire non debba ormai rientrare anche l'esercizio alla willing suspension of disbelief.File | Dimensione | Formato | |
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