Giolitti tentò di contemperare l’ordine liberale con una graduale integrazione delle masse all’interno della macchina statale, lasciando però al di fuori dell’intervento pubblico i meccanismi di redistribuzione del reddito, sia in ambito sociale, sia in materia di lavoro. La politica finanziaria dei suoi governi volta alla riduzione del disavanzo corrente del bilancio dello Stato, riducendo le spese, venne certamente assecondata dall’incremento delle entrate derivante dalla crescita del reddito, ma è probabile che abbia creato un mix di condizioni finanziarie e monetarie tali da contribuire al sostegno dello sviluppo medesimo. Le entrate del settore pubblico aumentarono di pari passo con lo sviluppo economico, in concomitanza con la diminuzione della pressione fiscale, senza perciò richiedere un particolare sforzo da parte del fisco e senza incontrare l’opposizione dei contribuenti, che ne avvertivano il carico in misura inferiore. La riduzione dell’incidenza del servizio del debito pubblico contribuiva inoltre agli avanzi di bilancio e non impegnava ulteriormente le entrate. Il sistema impositivo favorì lo spirito di risparmio e finiva per premiare l’iniziativa privata dal momento che chi faceva rendere al meglio il proprio patrimonio intascava il guadagno supplementare e non doveva preoccuparsi di un prelievo ulteriore.
La politica finanziaria italiana durante gli anni della Destra storica (1861-76) e dell’età giolittiana (1901-14) / G. De Luca, A. Moioli - In: La evolución de la Hacienda pública en Italia y España (siglos 18.-21.) / [a cura di] C. Barciela, J. Melgarejo, A. Di Vittorio. - Sant Vicent del Raspeig : Universidad de Alicante, 2015. - ISBN 9788497173599. - pp. 211-240
La politica finanziaria italiana durante gli anni della Destra storica (1861-76) e dell’età giolittiana (1901-14)
G. De LucaPrimo
;A. Moioli
2015
Abstract
Giolitti tentò di contemperare l’ordine liberale con una graduale integrazione delle masse all’interno della macchina statale, lasciando però al di fuori dell’intervento pubblico i meccanismi di redistribuzione del reddito, sia in ambito sociale, sia in materia di lavoro. La politica finanziaria dei suoi governi volta alla riduzione del disavanzo corrente del bilancio dello Stato, riducendo le spese, venne certamente assecondata dall’incremento delle entrate derivante dalla crescita del reddito, ma è probabile che abbia creato un mix di condizioni finanziarie e monetarie tali da contribuire al sostegno dello sviluppo medesimo. Le entrate del settore pubblico aumentarono di pari passo con lo sviluppo economico, in concomitanza con la diminuzione della pressione fiscale, senza perciò richiedere un particolare sforzo da parte del fisco e senza incontrare l’opposizione dei contribuenti, che ne avvertivano il carico in misura inferiore. La riduzione dell’incidenza del servizio del debito pubblico contribuiva inoltre agli avanzi di bilancio e non impegnava ulteriormente le entrate. Il sistema impositivo favorì lo spirito di risparmio e finiva per premiare l’iniziativa privata dal momento che chi faceva rendere al meglio il proprio patrimonio intascava il guadagno supplementare e non doveva preoccuparsi di un prelievo ulteriore.Pubblicazioni consigliate
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