L’emergenza sociale prodotta dalla Grande Guerra costituì, in generale, un momento importante per la sperimentazione e la modernizzazione del sistema assistenziale milanese. Un ruolo centrale nella mobilitazione civile sul fronte interno fu svolto, per incarico della Giunta comunale socialista presieduta dal sindaco Emilio Caldara, dall’Ufficio II del Comitato centrale di assistenza per la guerra, che doveva organizzare e coordinare gli interventi a «Tutela e cura della fanciullezza». Di questa rete entrò a far parte anche il brefotrofio, che, staccato dall’Ospedale Maggiore, dal 1866 era passato in gestione alla Provincia. L’azione del brefotrofio – che si collocava all’interno di un panorama nazionale caratterizzato da forti disomogeneità locali e da un sostanziale stallo legislativo nel campo della tutela dell’infanzia abbandonata – si sviluppò in due direzioni. La prima, straordinaria, consistette nella concessione del baliatico gratuito, fino al compimento del primo anno, ai figli dei combattenti e dei profughi, orfani di madre o la cui madre era «impotente ad allattare». La seconda, ordinaria e molto più significativa, continuò ad essere destinata a quelli che venivano chiamati ancora esposti, cioè «i figli illegittimi non riconosciuti, abbandonati o presentati all’istituto ed appartenenti per nascita alla Provincia di Milano» e «i figli illegittimi riconosciuti da uno o da entrambi i genitori, quando questi comprovino di essere privi di mezzi per provvedervi». Negli anni di guerra nutrire migliaia di neonati (5.615 fra il 1915 e il 1918) divenne un serio problema per una struttura che, oltre a non prevedere limiti alle accettazioni, da almeno da due secoli evitava – se non per brevi periodi e per i casi di disabilità – l’istituzionalizzazione degli assistiti e basava l’efficacia del proprio intervento sul reclutamento volontario, benché retribuito, di balie e di famiglie affidatarie, perlopiù contadine: una strategia che, sensibile alle dinamiche sociali, economiche e demografiche più generali, entrò in crisi in seguito agli sconvolgimenti che su quelle dinamiche furono prodotti dal conflitto. Crollato (1917), nonostante gli incentivi economici offerti, l’afflusso delle balie «da latte», a causa del calo della natalità legittima, del carovita e della necessità, per le donne sposate, di sostituire gli uomini nella attività agricole, si rivelarono insufficienti sia il tradizionale reclutamento coatto delle puerpere illegittime nella clinica ostetrico-ginecologica, sia la recente (1892) e contestata pratica del «baliatico materno a domicilio», concesso, ma con severe restrizioni, alle madri nubili che riconoscevano legalmente i figli. Scartata l’ipotesi di ricorrere estesamente all’allattamento artificiale, per i suoi esiti letali nei primi mesi di vita, nel 1917 la Deputazione provinciale diede via libera alla richiesta del direttore, Ernesto Grassi, e subordinò l’accettazione dei neonati nel brefotrofio all’obbligo, salvo impossibilità fisica, dell’allattamento materno in istituto per almeno sei mesi. L’iniziativa, che non ridusse immediatamente la mortalità infantile, a causa dell’epidemia di spagnola, evitò tuttavia – come accadde altrove – la decimazione degli assistiti e fu mantenuta dopo la fine del conflitto, perché, oltre a meglio garantire la sopravvivenza dei neonati, induceva le madri nubili al loro riconoscimento legale, riducendo la presenza dei “figli di ignoti”, secondo la linea progettuale di riforma inaugurata nel 1868 con la chiusura della ruota (1868).

Crisi alimentare e politiche assistenziali materno-infantili durante la Grande Guerra : il caso milanese / F. Reggiani. ((Intervento presentato al convegno Guerra e fame 1915-1918 : l’alimentazione al fronte e in città : giornata di studi tenutosi a Milano nel 2014.

Crisi alimentare e politiche assistenziali materno-infantili durante la Grande Guerra : il caso milanese

F. Reggiani
Primo
2014

Abstract

L’emergenza sociale prodotta dalla Grande Guerra costituì, in generale, un momento importante per la sperimentazione e la modernizzazione del sistema assistenziale milanese. Un ruolo centrale nella mobilitazione civile sul fronte interno fu svolto, per incarico della Giunta comunale socialista presieduta dal sindaco Emilio Caldara, dall’Ufficio II del Comitato centrale di assistenza per la guerra, che doveva organizzare e coordinare gli interventi a «Tutela e cura della fanciullezza». Di questa rete entrò a far parte anche il brefotrofio, che, staccato dall’Ospedale Maggiore, dal 1866 era passato in gestione alla Provincia. L’azione del brefotrofio – che si collocava all’interno di un panorama nazionale caratterizzato da forti disomogeneità locali e da un sostanziale stallo legislativo nel campo della tutela dell’infanzia abbandonata – si sviluppò in due direzioni. La prima, straordinaria, consistette nella concessione del baliatico gratuito, fino al compimento del primo anno, ai figli dei combattenti e dei profughi, orfani di madre o la cui madre era «impotente ad allattare». La seconda, ordinaria e molto più significativa, continuò ad essere destinata a quelli che venivano chiamati ancora esposti, cioè «i figli illegittimi non riconosciuti, abbandonati o presentati all’istituto ed appartenenti per nascita alla Provincia di Milano» e «i figli illegittimi riconosciuti da uno o da entrambi i genitori, quando questi comprovino di essere privi di mezzi per provvedervi». Negli anni di guerra nutrire migliaia di neonati (5.615 fra il 1915 e il 1918) divenne un serio problema per una struttura che, oltre a non prevedere limiti alle accettazioni, da almeno da due secoli evitava – se non per brevi periodi e per i casi di disabilità – l’istituzionalizzazione degli assistiti e basava l’efficacia del proprio intervento sul reclutamento volontario, benché retribuito, di balie e di famiglie affidatarie, perlopiù contadine: una strategia che, sensibile alle dinamiche sociali, economiche e demografiche più generali, entrò in crisi in seguito agli sconvolgimenti che su quelle dinamiche furono prodotti dal conflitto. Crollato (1917), nonostante gli incentivi economici offerti, l’afflusso delle balie «da latte», a causa del calo della natalità legittima, del carovita e della necessità, per le donne sposate, di sostituire gli uomini nella attività agricole, si rivelarono insufficienti sia il tradizionale reclutamento coatto delle puerpere illegittime nella clinica ostetrico-ginecologica, sia la recente (1892) e contestata pratica del «baliatico materno a domicilio», concesso, ma con severe restrizioni, alle madri nubili che riconoscevano legalmente i figli. Scartata l’ipotesi di ricorrere estesamente all’allattamento artificiale, per i suoi esiti letali nei primi mesi di vita, nel 1917 la Deputazione provinciale diede via libera alla richiesta del direttore, Ernesto Grassi, e subordinò l’accettazione dei neonati nel brefotrofio all’obbligo, salvo impossibilità fisica, dell’allattamento materno in istituto per almeno sei mesi. L’iniziativa, che non ridusse immediatamente la mortalità infantile, a causa dell’epidemia di spagnola, evitò tuttavia – come accadde altrove – la decimazione degli assistiti e fu mantenuta dopo la fine del conflitto, perché, oltre a meglio garantire la sopravvivenza dei neonati, induceva le madri nubili al loro riconoscimento legale, riducendo la presenza dei “figli di ignoti”, secondo la linea progettuale di riforma inaugurata nel 1868 con la chiusura della ruota (1868).
14-mag-2014
Settore M-STO/04 - Storia Contemporanea
Crisi alimentare e politiche assistenziali materno-infantili durante la Grande Guerra : il caso milanese / F. Reggiani. ((Intervento presentato al convegno Guerra e fame 1915-1918 : l’alimentazione al fronte e in città : giornata di studi tenutosi a Milano nel 2014.
Conference Object
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2434/262710
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact