Dagli esordi dell’età moderna fino alle soglie dell’epoca contemporanea, in molte aree italiane, così come nel resto d’Europa, lo “scambio” dei bambini tra le famiglie era un fenomeno diffuso in tutti ceti sociali, per motivi e finalità diverse. Un ruolo importante di questo circuito era svolto dagli enti assistenziali e in partico-lare dai brefotrofi: se in alcuni casi si trattava di piccole opere pie destinate al ricovero di pochi “figli della colpa” esposti davanti alle chiese o consegnati coattivamente per iniziativa delle autorità locali, in altri casi si trattava di grandi enti che, nel corso dell’Ottocento, arrivarono ad accogliere ogni anno migliaia di neonati, spesso in gran parte “legittimi”. L’evoluzione storica di questi istituti appare disomogenea e non solo come conseguenza della diversa ve-locità con cui furono coinvolti nei processi sette-ottocenteschi di pubblicizzazione. In particolare, dalla metà del Seicento molti grandi brefotrofi – e non solo in Italia – cominciarono ad applicare un modello di socializ-zazione “aperto”, che prevedeva non più l’istituzionalizzazione dei minori dopo i sei-sette anni – come inve-ce continuò ad avvenire negli orfanotrofi – ma il collocamento esterno presso famiglie affidatarie salariate, perlopiù contadine, per l’intera durata dell’assistenza. Alcuni istituti, inoltre, divennero sempre più inclini a non precludere ai parenti la possibilità di ricongiungersi ai figli: un evento che i genitori spesso prometteva-no nei loro messaggi di consegna e talvolta realizzavano, anche a distanza di anni, perlopiù con esiti poco fe-lici. Non tutti i brefotrofi si limitavano a ricevere gli esposti: alcuni di essi, fin dal XVI secolo, tentarono di prevenire e limitare l’abbandono infantile, assegnando «elemosine di baliatico» ai parenti o ricoverando i ne-onati per il solo periodo dell’allattamento. Nella seconda metà dell’Ottocento, infine, con il passaggio di competenze alle Province e con la chiusura delle ruote, i brefotrofi italiani vennero riservati ai soli figli “ille-gittimi”, anche laddove la loro funzione era stata, fino a quel momento, molto più ampia, mentre alcuni isti-tuti cominciarono, non senza accese polemiche, a favorire il riconoscimento dei figli naturali, grazie all’erogazione di sussidi alle madri nubili. La metamorfosi otto-novecentesca dei brefotrofi, che si completò con le riforme degli anni Venti, fu ac-compagnata da un acceso dibattito pubblico sulla loro funzione, sulla loro sopravvivenza e sulla loro moder-nizzazione nell’ambito della «carità legale», prima, e dei sistemi di Welfare, poi. Tale dibattito si intrecciò direttamente con quello relativo ad altre richieste di riforma, rimaste allora senza esito: l’abolizione o, per-lomeno, il ridimensionamento del divieto posto dal codice civile Pisanelli alla ricerca di paternità e l’introduzione dell’obbligo, per tutte le madri, del riconoscimento filiale al momento del parto.

Esposizione infantile e brefotrofi tra età moderna e contemporanea / F. Reggiani. ((Intervento presentato al 31. convegno Tutela delle persone minori di età e rispetto delle relazioni familiari tenutosi a Roma nel 2012.

Esposizione infantile e brefotrofi tra età moderna e contemporanea

F. Reggiani
2012

Abstract

Dagli esordi dell’età moderna fino alle soglie dell’epoca contemporanea, in molte aree italiane, così come nel resto d’Europa, lo “scambio” dei bambini tra le famiglie era un fenomeno diffuso in tutti ceti sociali, per motivi e finalità diverse. Un ruolo importante di questo circuito era svolto dagli enti assistenziali e in partico-lare dai brefotrofi: se in alcuni casi si trattava di piccole opere pie destinate al ricovero di pochi “figli della colpa” esposti davanti alle chiese o consegnati coattivamente per iniziativa delle autorità locali, in altri casi si trattava di grandi enti che, nel corso dell’Ottocento, arrivarono ad accogliere ogni anno migliaia di neonati, spesso in gran parte “legittimi”. L’evoluzione storica di questi istituti appare disomogenea e non solo come conseguenza della diversa ve-locità con cui furono coinvolti nei processi sette-ottocenteschi di pubblicizzazione. In particolare, dalla metà del Seicento molti grandi brefotrofi – e non solo in Italia – cominciarono ad applicare un modello di socializ-zazione “aperto”, che prevedeva non più l’istituzionalizzazione dei minori dopo i sei-sette anni – come inve-ce continuò ad avvenire negli orfanotrofi – ma il collocamento esterno presso famiglie affidatarie salariate, perlopiù contadine, per l’intera durata dell’assistenza. Alcuni istituti, inoltre, divennero sempre più inclini a non precludere ai parenti la possibilità di ricongiungersi ai figli: un evento che i genitori spesso prometteva-no nei loro messaggi di consegna e talvolta realizzavano, anche a distanza di anni, perlopiù con esiti poco fe-lici. Non tutti i brefotrofi si limitavano a ricevere gli esposti: alcuni di essi, fin dal XVI secolo, tentarono di prevenire e limitare l’abbandono infantile, assegnando «elemosine di baliatico» ai parenti o ricoverando i ne-onati per il solo periodo dell’allattamento. Nella seconda metà dell’Ottocento, infine, con il passaggio di competenze alle Province e con la chiusura delle ruote, i brefotrofi italiani vennero riservati ai soli figli “ille-gittimi”, anche laddove la loro funzione era stata, fino a quel momento, molto più ampia, mentre alcuni isti-tuti cominciarono, non senza accese polemiche, a favorire il riconoscimento dei figli naturali, grazie all’erogazione di sussidi alle madri nubili. La metamorfosi otto-novecentesca dei brefotrofi, che si completò con le riforme degli anni Venti, fu ac-compagnata da un acceso dibattito pubblico sulla loro funzione, sulla loro sopravvivenza e sulla loro moder-nizzazione nell’ambito della «carità legale», prima, e dei sistemi di Welfare, poi. Tale dibattito si intrecciò direttamente con quello relativo ad altre richieste di riforma, rimaste allora senza esito: l’abolizione o, per-lomeno, il ridimensionamento del divieto posto dal codice civile Pisanelli alla ricerca di paternità e l’introduzione dell’obbligo, per tutte le madri, del riconoscimento filiale al momento del parto.
22-nov-2012
Settore M-STO/02 - Storia Moderna
Settore M-STO/04 - Storia Contemporanea
Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia
Esposizione infantile e brefotrofi tra età moderna e contemporanea / F. Reggiani. ((Intervento presentato al 31. convegno Tutela delle persone minori di età e rispetto delle relazioni familiari tenutosi a Roma nel 2012.
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