Fin dall’epoca dei suoi insediamenti preromani il territorio valdostano è stato interessato da attività estrattive di minerali metallici e industriali, che ne hanno trasformato profondamente la geografia in senso lato. In Valle d’Aosta sono oggi presenti decine di siti minerari dismessi o abbandonati, che racchiudono un patrimonio sociale, storico e scientifico considerevole. Alcune amministrazioni territoriali promuovono la caratterizzazione, il recupero e la valorizzazione delle aree minerarie dismesse, con particolare riferimento alla legge regionale 12/2008. La miniera di Hérin, pur non rientrando ancora in un progetto di riqualificazione, rappresenta una notevole testimonianza di archeologia industriale e una potenziale attrattiva paesaggistica e scientifica. Il sito minerario (1600-1700 m s.l.m.) si trova nel territorio del Comune di Champdepraz, sulla sinistra orografica dell’omonimo vallone. Quest’ultimo, solcato dal torrente Chalamy, si sviluppa in direzione est-ovest, sulla destra idrografica della Dora Baltea, nella bassa Valle d’Aosta. Dal punto di vista geologico, l’area è inquadrabile nel contesto dell’unità Zermatt-Saas s.s., parte della porzione inferiore ed eclogitica della Zona Ofiolitica Piemontese. Il giacimento di Hérin si presenta sotto forma di corpi lenticolari di solfuri e minori ossidi, da massivi a disseminati. Le litologie incassanti sono prevalentemente scisti granatiferi, a mica chiara o clorite dominanti, con più o meno quarzo, carbonato e diffusi cloritoide e glaucofane, ma sono descritti in letteratura anche glaucofaniti, anfiboliti, prasiniti (Virgilio 1879, Piepoli 1937, Dal Piaz e Omenetto 1978, Bottino et al. 1975, Castello 1995, Fantone 2012). Per la sua collocazione geologica il deposito è stato assimilato alle mineralizzazioni a pirite e minerali cupriferi associate a metamorfiti ofiolitiche del complesso mesozoico dei calcescisti con pietre verdi (De benedetti 1965, N. Ill. CARG 2010). Le prime testimonianze di coltivazione del giacimento risalgono al 1703, benché non sia escluso che esso fosse noto già in epoca romana, o addirittura preromana (Virgilio 1879). Sfruttato a fasi alterne per più di trecento anni, il giacimento di Herin ha rivestito in passato un ruolo rilevante, contribuendo in gran parte alla produzione regionale di rame e di pirite fino alla chiusura degli impianti, avvenuta nel 1957 (Squarzina 1960, Baretti 1968, Binel 1993, Ciardullo 1994). Tra il 2010 e il 2012 è stato condotto uno studio su questo sito minerario, con il triplice obiettivo di: • Documentare lo stato attuale della struttura mineraria e individuarne gli aspetti di maggiore interesse culturale in senso lato • Ricostruire l’evoluzione della coltivazione del giacimento, dal punto di vista dell’estrazione del minerale, della sua lavorazione in situ e della struttura sotterranea • Produrre uno studio giacimentologico, con particolare interesse per le caratteristiche associabili al percorso metamorfico delle rocce incassanti. Una ricerca bibliografica preliminare ha consentito di delineare la storia della coltivazione mineraria e di individuare alcuni punti di riferimento per l’esplorazione degli ambienti sotterranei. E’ stata quindi eseguita una serie di ricognizioni nelle parti accessibili del complesso minerario, con raccolta di campioni e di materiale fotografico. Successivamente, si è proceduto al rilevamento di dettaglio di una galleria di carreggio, utilizzando strumenti per il rilevamento topografico in grotta. L’insieme del materiale raccolto è stato confrontato con le informazioni ricavate dalla bibliografia storica, allo scopo di individuare le evidenze in situ delle fasi di coltivazione del giacimento. Per lo studio della minerogenesi, oggetto di una tesi di laurea (Fantone 2012), sono stati impiegati metodi di microscopia ottica a luce riflessa sulla paragenesi metallica e a luce trasmessa sulle litologie incassanti, integrandoli con analisi chimiche eseguite mediante microsonda elettronica. La geochimica degli elementi in traccia e, in particolare, la distribuzione di Co, Ni e As nella pirite, è stata determinante per l’elaborazione del modello. E’ stato possibile inquadrare la formazione primaria della mineralizzazione in un contesto vulcanogenico di litosfera oceanica soggetta a processi idrotermali. Lo studio è stato focalizzato sulla relazione esistente tra le tessiture e la distribuzione degli elementi in traccia, individuando nel percorso metamorfico di retrocessione alcuni processi che hanno determinato l’attuale configurazione del giacimento (Fantone 2012). L'insieme delle informazioni e dei dati raccolti ha permesso di mettere in luce una fitta interconnessione tra gli aspetti giacimentologici, gli elementi del paesaggio e la storia di un’attività che ha condizionato fortemente la configurazione sociale, economica e ambientale del vallone di Champdepraz e dei territori limitrofi.

La miniera di Herin : uno spaccato storico e geologico nel paesaggio valdostano / I. Fantone, G. Grieco, A. Strini. ((Intervento presentato al 5. convegno Geologia e turismo tenutosi a Bologna nel 2013.

La miniera di Herin : uno spaccato storico e geologico nel paesaggio valdostano

I. Fantone
Primo
;
G. Grieco
Secondo
;
2013

Abstract

Fin dall’epoca dei suoi insediamenti preromani il territorio valdostano è stato interessato da attività estrattive di minerali metallici e industriali, che ne hanno trasformato profondamente la geografia in senso lato. In Valle d’Aosta sono oggi presenti decine di siti minerari dismessi o abbandonati, che racchiudono un patrimonio sociale, storico e scientifico considerevole. Alcune amministrazioni territoriali promuovono la caratterizzazione, il recupero e la valorizzazione delle aree minerarie dismesse, con particolare riferimento alla legge regionale 12/2008. La miniera di Hérin, pur non rientrando ancora in un progetto di riqualificazione, rappresenta una notevole testimonianza di archeologia industriale e una potenziale attrattiva paesaggistica e scientifica. Il sito minerario (1600-1700 m s.l.m.) si trova nel territorio del Comune di Champdepraz, sulla sinistra orografica dell’omonimo vallone. Quest’ultimo, solcato dal torrente Chalamy, si sviluppa in direzione est-ovest, sulla destra idrografica della Dora Baltea, nella bassa Valle d’Aosta. Dal punto di vista geologico, l’area è inquadrabile nel contesto dell’unità Zermatt-Saas s.s., parte della porzione inferiore ed eclogitica della Zona Ofiolitica Piemontese. Il giacimento di Hérin si presenta sotto forma di corpi lenticolari di solfuri e minori ossidi, da massivi a disseminati. Le litologie incassanti sono prevalentemente scisti granatiferi, a mica chiara o clorite dominanti, con più o meno quarzo, carbonato e diffusi cloritoide e glaucofane, ma sono descritti in letteratura anche glaucofaniti, anfiboliti, prasiniti (Virgilio 1879, Piepoli 1937, Dal Piaz e Omenetto 1978, Bottino et al. 1975, Castello 1995, Fantone 2012). Per la sua collocazione geologica il deposito è stato assimilato alle mineralizzazioni a pirite e minerali cupriferi associate a metamorfiti ofiolitiche del complesso mesozoico dei calcescisti con pietre verdi (De benedetti 1965, N. Ill. CARG 2010). Le prime testimonianze di coltivazione del giacimento risalgono al 1703, benché non sia escluso che esso fosse noto già in epoca romana, o addirittura preromana (Virgilio 1879). Sfruttato a fasi alterne per più di trecento anni, il giacimento di Herin ha rivestito in passato un ruolo rilevante, contribuendo in gran parte alla produzione regionale di rame e di pirite fino alla chiusura degli impianti, avvenuta nel 1957 (Squarzina 1960, Baretti 1968, Binel 1993, Ciardullo 1994). Tra il 2010 e il 2012 è stato condotto uno studio su questo sito minerario, con il triplice obiettivo di: • Documentare lo stato attuale della struttura mineraria e individuarne gli aspetti di maggiore interesse culturale in senso lato • Ricostruire l’evoluzione della coltivazione del giacimento, dal punto di vista dell’estrazione del minerale, della sua lavorazione in situ e della struttura sotterranea • Produrre uno studio giacimentologico, con particolare interesse per le caratteristiche associabili al percorso metamorfico delle rocce incassanti. Una ricerca bibliografica preliminare ha consentito di delineare la storia della coltivazione mineraria e di individuare alcuni punti di riferimento per l’esplorazione degli ambienti sotterranei. E’ stata quindi eseguita una serie di ricognizioni nelle parti accessibili del complesso minerario, con raccolta di campioni e di materiale fotografico. Successivamente, si è proceduto al rilevamento di dettaglio di una galleria di carreggio, utilizzando strumenti per il rilevamento topografico in grotta. L’insieme del materiale raccolto è stato confrontato con le informazioni ricavate dalla bibliografia storica, allo scopo di individuare le evidenze in situ delle fasi di coltivazione del giacimento. Per lo studio della minerogenesi, oggetto di una tesi di laurea (Fantone 2012), sono stati impiegati metodi di microscopia ottica a luce riflessa sulla paragenesi metallica e a luce trasmessa sulle litologie incassanti, integrandoli con analisi chimiche eseguite mediante microsonda elettronica. La geochimica degli elementi in traccia e, in particolare, la distribuzione di Co, Ni e As nella pirite, è stata determinante per l’elaborazione del modello. E’ stato possibile inquadrare la formazione primaria della mineralizzazione in un contesto vulcanogenico di litosfera oceanica soggetta a processi idrotermali. Lo studio è stato focalizzato sulla relazione esistente tra le tessiture e la distribuzione degli elementi in traccia, individuando nel percorso metamorfico di retrocessione alcuni processi che hanno determinato l’attuale configurazione del giacimento (Fantone 2012). L'insieme delle informazioni e dei dati raccolti ha permesso di mettere in luce una fitta interconnessione tra gli aspetti giacimentologici, gli elementi del paesaggio e la storia di un’attività che ha condizionato fortemente la configurazione sociale, economica e ambientale del vallone di Champdepraz e dei territori limitrofi.
giu-2013
giacimento; rame; pirite; Valle d’Aosta; paesaggio; miniera; mappatura; minerogenesi
Settore GEO/09 - Georisorse Miner.Appl.Mineral.-Petrogr.per l'amb.e i Beni Cul
Regione Emilia Romagna - Servizio Geologico Sismico e dei Suoli
Museo Civico di Scienze Naturali E. Caffi - Bergamo
La miniera di Herin : uno spaccato storico e geologico nel paesaggio valdostano / I. Fantone, G. Grieco, A. Strini. ((Intervento presentato al 5. convegno Geologia e turismo tenutosi a Bologna nel 2013.
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