Per valutare i meccanismi di conservazione della sostanza organica nel suolo e la sua dinamica, si è proceduto alla caratterizzazione chimica di una svariata gamma di suoli agrari, in modo che fossero rappresentativi delle diverse realtà agricole presenti sul territorio. La sostanza organica è stata suddivisa nelle diverse frazioni che si conservano in modalità e tempi differenti: carbonio labile, carbonio protetto dai minerali e carbonio recalcitrante. Lo studio ha permesso di definire che la tipologia di carbonio prevalente è labile, carbonio prontamente disponibile che dovrebbe mostrare un turnover più veloce rispetto alle altre frazioni. Secondariamente, in ordine decrescente, sono presenti il carbonio protetto dai minerali, che interagisce con le argille del suolo, e il carbonio recalcitrante, che si conserva grazie alle proprie caratteristiche chimico-fisiche. Sono state confermate le note proprietà benefiche che il carbonio ha nei confronti dei principali parametri del suolo, quali azoto, fosforo, rapporto C/N e attività biologica. È stato possibile notare che tali proprietà sono date soprattutto dalla frazione di carbonio labile, il carbonio più biodisponibile. Mediante la determinazione della tessitura sia apparente che reale è stato possibile correlare positivamente il carbonio protetto con l’argilla direttamente coinvolta in tale processo. È stato possibile definire che, in parte, la conservazione del carbonio organico dipende dal contenuto e, probabilmente, dalle tipologie di argille presenti. È verosimile che in questi processi di conservazione rientrino anche gli ossidi e idrossidi di Fe che formano degli aggregati che limitano l’accessibilità di questo carbonio alla degradazione microbica. Queste recenti scoperte possono trovare conferma nella radiodatazione 14C delle frazioni carboniose. Nota l’età media del carbonio presente, è possibile stimare quanto sia influente l’interazione dei minerali nel processo di stabilizzazione e conservazione della sostanza organica.
Nuovi approcci per comprendere la dinamica della conservazione del carbonio nel suolo / L. Corno, F. Tambone, S. Salati, F. Adani. ((Intervento presentato al 32. convegno Convegno Nazionale della Società Italiana di Chimica Agraria tenutosi a Bolzano nel 2014.
Nuovi approcci per comprendere la dinamica della conservazione del carbonio nel suolo
L. CornoPrimo
;F. TamboneSecondo
;S. SalatiPenultimo
;F. AdaniUltimo
2014
Abstract
Per valutare i meccanismi di conservazione della sostanza organica nel suolo e la sua dinamica, si è proceduto alla caratterizzazione chimica di una svariata gamma di suoli agrari, in modo che fossero rappresentativi delle diverse realtà agricole presenti sul territorio. La sostanza organica è stata suddivisa nelle diverse frazioni che si conservano in modalità e tempi differenti: carbonio labile, carbonio protetto dai minerali e carbonio recalcitrante. Lo studio ha permesso di definire che la tipologia di carbonio prevalente è labile, carbonio prontamente disponibile che dovrebbe mostrare un turnover più veloce rispetto alle altre frazioni. Secondariamente, in ordine decrescente, sono presenti il carbonio protetto dai minerali, che interagisce con le argille del suolo, e il carbonio recalcitrante, che si conserva grazie alle proprie caratteristiche chimico-fisiche. Sono state confermate le note proprietà benefiche che il carbonio ha nei confronti dei principali parametri del suolo, quali azoto, fosforo, rapporto C/N e attività biologica. È stato possibile notare che tali proprietà sono date soprattutto dalla frazione di carbonio labile, il carbonio più biodisponibile. Mediante la determinazione della tessitura sia apparente che reale è stato possibile correlare positivamente il carbonio protetto con l’argilla direttamente coinvolta in tale processo. È stato possibile definire che, in parte, la conservazione del carbonio organico dipende dal contenuto e, probabilmente, dalle tipologie di argille presenti. È verosimile che in questi processi di conservazione rientrino anche gli ossidi e idrossidi di Fe che formano degli aggregati che limitano l’accessibilità di questo carbonio alla degradazione microbica. Queste recenti scoperte possono trovare conferma nella radiodatazione 14C delle frazioni carboniose. Nota l’età media del carbonio presente, è possibile stimare quanto sia influente l’interazione dei minerali nel processo di stabilizzazione e conservazione della sostanza organica.Pubblicazioni consigliate
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