Testimonianza vascolare di Gigantomachia giustamente celebre, è quella raffigurata su di un cratere a calice ritrovato in frammenti a Ruvo di Puglia nel 1837, in origine deposto come corredo in quella che doveva essere, con ogni probabilità, una ricca tomba della locale elite aristocratica. Entrò a far parte delle collezioni del Real Museo Borbonico di Napoli e fu oggetto del “mezzo restauro”, sperimentale intervento ricompositivo. Il vaso tradizionalmente attribuito al Pittore di Pronomos, ceramografo attico il cui capolavoro eponimo proviene sempre da una tomba ruvese, è stato recentemente assegnato da Martine Denoyelle al Pittore di Talos, artista ugualmente legato alla storia di Ruvo. La raffigurazione che si snoda senza soluzione di continuità su entrambi i lati del vaso vede impegnati giovani Giganti antropomorfi nella loro scalata all’Olimpo: ammassano sassi e gettano proiettili contro gli dei. La parte superiore del vaso, purtroppo fortemente lacunosa, è destinata alle divinità tra cui bene si legge ancora la figura di Helios su quadriga. L’originalità della composizione non caratterizzata dalle consuete monomachie, le soluzione iconografiche scelte e la qualità dell’esecuzione lo rendono un pezzo eccezionale che si distingue dalla tradizione vascolare attica e che influenzerà quella apula.
Gigantomachie attiche in Magna Grecia : un cratere da Ruvo di Puglia / F. Giacobello. ((Intervento presentato al convegno Géants et Gigantomachies entre Orient et Occident tenutosi a Napoli nel 2013.
Gigantomachie attiche in Magna Grecia : un cratere da Ruvo di Puglia
F. GiacobelloPrimo
2013
Abstract
Testimonianza vascolare di Gigantomachia giustamente celebre, è quella raffigurata su di un cratere a calice ritrovato in frammenti a Ruvo di Puglia nel 1837, in origine deposto come corredo in quella che doveva essere, con ogni probabilità, una ricca tomba della locale elite aristocratica. Entrò a far parte delle collezioni del Real Museo Borbonico di Napoli e fu oggetto del “mezzo restauro”, sperimentale intervento ricompositivo. Il vaso tradizionalmente attribuito al Pittore di Pronomos, ceramografo attico il cui capolavoro eponimo proviene sempre da una tomba ruvese, è stato recentemente assegnato da Martine Denoyelle al Pittore di Talos, artista ugualmente legato alla storia di Ruvo. La raffigurazione che si snoda senza soluzione di continuità su entrambi i lati del vaso vede impegnati giovani Giganti antropomorfi nella loro scalata all’Olimpo: ammassano sassi e gettano proiettili contro gli dei. La parte superiore del vaso, purtroppo fortemente lacunosa, è destinata alle divinità tra cui bene si legge ancora la figura di Helios su quadriga. L’originalità della composizione non caratterizzata dalle consuete monomachie, le soluzione iconografiche scelte e la qualità dell’esecuzione lo rendono un pezzo eccezionale che si distingue dalla tradizione vascolare attica e che influenzerà quella apula.Pubblicazioni consigliate
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