Introduzione. I gas anestetici sono prodotti medicali che trovano largo impiego nelle sale operatorie. Le scarse conoscenze tossicologiche non permettono di identificare valori limiti di esposizione condivisi (3). In Italia i valori di riferimento sono 50 ppm (TLV-TWA) per il protossido d’azoto e 2 ppm (TLV-C) per i gas alogenati (2), inoltre per questi ultimi la Regione Lombardia applica un TLV-C pari a 0.5 ppm (1). I miglioramenti strutturali delle sale operatorie di nuova costruzione (2) hanno permesso di ridurre in modo consistente l’esposizione professionale a tali prodotti, tuttavia pratiche errate di somministrazione continuano a mettere in discussione i progressi raggiunti. Attraverso i risultati di una campagna di monitoraggio ambientale e biologico condotta presso un’importante struttura ospedaliera pediatrica, il presente contributo ha l’obiettivo di mettere in luce tali criticità. Metodi. Sono state indagate 5 sale, di cui 3 di chirurgia generale con uso di sevorane e 2 di odontoiatria con uso di protossido d’azoto. Il monitoraggio ambientale è avvenuto tramite campionatori personali passivi, mentre il monitoraggio biologico ha ricercato gli indicatori protossido d’azoto urinario e esafluoroisopropanolo (metabolita del sevorano) nei campioni di urina raccolti al termine dell’esposizione. Una delle sale di chirurgia generale è stata inoltre sottoposta a monitoraggio ambientale in continuo tramite un campionatore fotoacustico. Risultati. Si riscontrano superamenti del valore limite di esposizione del sevorane in due sale di chirurgia generale su tre; in particolare in una sala si è ottenuto un valore medio ponderato massimo pari a 2,4 ppm per l’assistente anestesista e valore medio pari a 1,4 ppm. Nella stessa sala, il campionatore in continuo ha mostrato picchi di esposizione durante l’utilizzo della mascherina per l’induzione dell’anestesia, con valori compresi tra i 20 e i 33 ppm. Nelle sale odontoiatriche l’esposizione a protossido d’azoto è risultata compresa tra 11 e 23 ppm per tutti gli operatori meno uno, che ha mostrato un livello di picco di 684 ppm. Il monitoraggio biologico ha confermato i dati del monitoraggio ambientale. Discussione. Le criticità osservate sono riconducibili all’uso della mascherina di dispensazione. Le procedure irregolari possono essere dovute, sia alla mancata formazione degli operatori, che alla particolare utenza dell’ospedale (bambini). Appare utile aprire una discussione in merito all’efficacia dei generici valori limite di esposizione per gli alogenati, forse troppo restrittivi, anche alla luce delle nuove sostanze presenti sul mercato e alle indicazioni provenienti da altri paesi (4).

Le criticità persistenti nell’esposizione professionale a gas anestetici : il caso di una struttura ospedaliera pediatrica / S. Fustinoni, P. Missineo, C. Peruzzo, L. Boniardi, D.M. Cavallo, L. Riboldi. - In: GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA DEL LAVORO ED ERGONOMIA. - ISSN 1592-7830. - 36:4 suppl.(2014 Oct), pp. 199-199. ((Intervento presentato al 77. convegno Congresso Nazionale Società Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale (SIMLII) tenutosi a Bologna nel 2014.

Le criticità persistenti nell’esposizione professionale a gas anestetici : il caso di una struttura ospedaliera pediatrica

S. Fustinoni;P. Missineo;L. Boniardi;
2014

Abstract

Introduzione. I gas anestetici sono prodotti medicali che trovano largo impiego nelle sale operatorie. Le scarse conoscenze tossicologiche non permettono di identificare valori limiti di esposizione condivisi (3). In Italia i valori di riferimento sono 50 ppm (TLV-TWA) per il protossido d’azoto e 2 ppm (TLV-C) per i gas alogenati (2), inoltre per questi ultimi la Regione Lombardia applica un TLV-C pari a 0.5 ppm (1). I miglioramenti strutturali delle sale operatorie di nuova costruzione (2) hanno permesso di ridurre in modo consistente l’esposizione professionale a tali prodotti, tuttavia pratiche errate di somministrazione continuano a mettere in discussione i progressi raggiunti. Attraverso i risultati di una campagna di monitoraggio ambientale e biologico condotta presso un’importante struttura ospedaliera pediatrica, il presente contributo ha l’obiettivo di mettere in luce tali criticità. Metodi. Sono state indagate 5 sale, di cui 3 di chirurgia generale con uso di sevorane e 2 di odontoiatria con uso di protossido d’azoto. Il monitoraggio ambientale è avvenuto tramite campionatori personali passivi, mentre il monitoraggio biologico ha ricercato gli indicatori protossido d’azoto urinario e esafluoroisopropanolo (metabolita del sevorano) nei campioni di urina raccolti al termine dell’esposizione. Una delle sale di chirurgia generale è stata inoltre sottoposta a monitoraggio ambientale in continuo tramite un campionatore fotoacustico. Risultati. Si riscontrano superamenti del valore limite di esposizione del sevorane in due sale di chirurgia generale su tre; in particolare in una sala si è ottenuto un valore medio ponderato massimo pari a 2,4 ppm per l’assistente anestesista e valore medio pari a 1,4 ppm. Nella stessa sala, il campionatore in continuo ha mostrato picchi di esposizione durante l’utilizzo della mascherina per l’induzione dell’anestesia, con valori compresi tra i 20 e i 33 ppm. Nelle sale odontoiatriche l’esposizione a protossido d’azoto è risultata compresa tra 11 e 23 ppm per tutti gli operatori meno uno, che ha mostrato un livello di picco di 684 ppm. Il monitoraggio biologico ha confermato i dati del monitoraggio ambientale. Discussione. Le criticità osservate sono riconducibili all’uso della mascherina di dispensazione. Le procedure irregolari possono essere dovute, sia alla mancata formazione degli operatori, che alla particolare utenza dell’ospedale (bambini). Appare utile aprire una discussione in merito all’efficacia dei generici valori limite di esposizione per gli alogenati, forse troppo restrittivi, anche alla luce delle nuove sostanze presenti sul mercato e alle indicazioni provenienti da altri paesi (4).
Settore MED/44 - Medicina del Lavoro
ott-2014
Società Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale (SIMLII)
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