La vittima straniera, oggetto del traffico di esseri umani, è stata in vario modo, negli ultimi due lustri, destinataria di una complessa e contraddittoria normazione sia a livello sovranazionale che a livello nazionale, giunta al suo apice nel nostro paese con la riformulazione del reato di riduzione in schiavitù. La figura della vittima straniera, soggetto passivo di gravissimi reati ed avviata a pratiche umilianti, tra cui spicca lo sfruttamento della prostituzione coatta, rimane tuttavia difficilmente collocabile nella tassonomia sociologica delle immagini dello straniero, così come incerto ed ambiguo è lo statuto giuridico riconosciuto ad essa, nel nostro ordinamento statale. L’intervento si propone, quindi, di chiarire le ragioni del difficile inquadramento delle vittime del traffico nel contesto ricostruttivo socio-giuridico del diritto delle migrazioni, attraverso una “critica della violenza” di cui tali vittime sono il bersaglio; infine si cercherà di proporre una ipotesi di lettura che ricostruisca le relazioni sociali degli stranieri (vittime pure), che si affrancano dal potere delle organizzazioni criminali, nei termini di un “diritto vivente” dalle peculiari caratteristiche non-violente.
La vittima straniera nel diritto vivente non violento / M.A. Quiroz Vitale. - In: SOCIOLOGIA DEL DIRITTO. - ISSN 0390-0851. - 2006:3(2007 Jan), pp. 201-224.
La vittima straniera nel diritto vivente non violento
M.A. Quiroz VitalePrimo
2007
Abstract
La vittima straniera, oggetto del traffico di esseri umani, è stata in vario modo, negli ultimi due lustri, destinataria di una complessa e contraddittoria normazione sia a livello sovranazionale che a livello nazionale, giunta al suo apice nel nostro paese con la riformulazione del reato di riduzione in schiavitù. La figura della vittima straniera, soggetto passivo di gravissimi reati ed avviata a pratiche umilianti, tra cui spicca lo sfruttamento della prostituzione coatta, rimane tuttavia difficilmente collocabile nella tassonomia sociologica delle immagini dello straniero, così come incerto ed ambiguo è lo statuto giuridico riconosciuto ad essa, nel nostro ordinamento statale. L’intervento si propone, quindi, di chiarire le ragioni del difficile inquadramento delle vittime del traffico nel contesto ricostruttivo socio-giuridico del diritto delle migrazioni, attraverso una “critica della violenza” di cui tali vittime sono il bersaglio; infine si cercherà di proporre una ipotesi di lettura che ricostruisca le relazioni sociali degli stranieri (vittime pure), che si affrancano dal potere delle organizzazioni criminali, nei termini di un “diritto vivente” dalle peculiari caratteristiche non-violente.Pubblicazioni consigliate
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