Il gesto filosofico, implica un oltre l’apparenza, oltre la pretesa evidenza, oltre l’opacità irrelata delle ‘cose’ e della cosalità. Un andar oltre che prende anche la forma del ‘passo indietro’, dell’ epochè, della meta-noia, del redi in te ipsum, di una conversione della direzione della mente, in uscita dalla caverna. Il sapere filosofico, in quanto “trascende” ogni datità, è di per un sapere meta-fisico. Il ‘dato’ sembra il chiaro ‘da-dove’ della riflessione. Ma il dato stesso che viene assunto è sempre già una traduzione, il risultato di una mediazione già da sempre avvenuta, giacché esso si dà nella forma del concetto e della sua traduzione terminologica. Il ‘dato’ originario, come concetto limite, è sempre problematico, mentre il ‘verso dove’ del trasferimento è il mondo stesso, che la filosofia riconosce come intessuto di tale ‘trasferimento’ di senso. Essa è sul limite solo in quanto ha coscienza che il “qui”, anche il suo proprio, è doppiamente limitato da una provenienza da rammemorare (il mondo e il sapere del mondo sono già sempre trasposizioni) e da una destinazione da prefigurare (il mondo e il sapere del mondo sono sempre di nuovo da trasporre). La filosofica si riconosce dunque come essenzialmente meta-forica. La radice meta- indica la via del rinvio, ma anche del ritorno alla cosa stessa da un nuovo punto di vista, che rifletta criticamente sul mondo. Un rapporto forte connette filosofia e metafora. Nel dibattito contemporaneo la metafora, nella sua radice di rinvio, trasferimento, passaggio e dunque di movimento si è innestata come scoglio non aggirabile della riflessione. L’espressione metaforica è indice di un disturbo, una dissonanza e forse di un limite non solo del linguaggio ma anche del pensiero stesso. La parola metaforica è sempre storica e in tale storicità si manifesta come una dinamica simbolica che unisce e differenzia, che ricorda ed oblia. Essa ha quindi un rapporto essenziale con la memoria. Attraverso l’espressione metaforica viene a linguaggio la presenza di un’assenza: il limite oltrepassato ed istituito, la sintesi aperta del rinviare. In questa dinamica si fondano metafora e memoria, divenendo entrambe espressione del limite fra coscienza e mondo, nel loro reciproco appartenere e differenziarsi.
Introduzione / M.C. Bartolomei. ((Intervento presentato al convegno La filosofia sul limite: percorsi di oltrepassamento. I: La metafora e il suo oltre: la memoria; II: L’origine e la trascendenza: l’oltre e la metafisica. tenutosi a Milano nel 2012.
Introduzione
M.C. Bartolomei
2012
Abstract
Il gesto filosofico, implica un oltre l’apparenza, oltre la pretesa evidenza, oltre l’opacità irrelata delle ‘cose’ e della cosalità. Un andar oltre che prende anche la forma del ‘passo indietro’, dell’ epochè, della meta-noia, del redi in te ipsum, di una conversione della direzione della mente, in uscita dalla caverna. Il sapere filosofico, in quanto “trascende” ogni datità, è di per un sapere meta-fisico. Il ‘dato’ sembra il chiaro ‘da-dove’ della riflessione. Ma il dato stesso che viene assunto è sempre già una traduzione, il risultato di una mediazione già da sempre avvenuta, giacché esso si dà nella forma del concetto e della sua traduzione terminologica. Il ‘dato’ originario, come concetto limite, è sempre problematico, mentre il ‘verso dove’ del trasferimento è il mondo stesso, che la filosofia riconosce come intessuto di tale ‘trasferimento’ di senso. Essa è sul limite solo in quanto ha coscienza che il “qui”, anche il suo proprio, è doppiamente limitato da una provenienza da rammemorare (il mondo e il sapere del mondo sono già sempre trasposizioni) e da una destinazione da prefigurare (il mondo e il sapere del mondo sono sempre di nuovo da trasporre). La filosofica si riconosce dunque come essenzialmente meta-forica. La radice meta- indica la via del rinvio, ma anche del ritorno alla cosa stessa da un nuovo punto di vista, che rifletta criticamente sul mondo. Un rapporto forte connette filosofia e metafora. Nel dibattito contemporaneo la metafora, nella sua radice di rinvio, trasferimento, passaggio e dunque di movimento si è innestata come scoglio non aggirabile della riflessione. L’espressione metaforica è indice di un disturbo, una dissonanza e forse di un limite non solo del linguaggio ma anche del pensiero stesso. La parola metaforica è sempre storica e in tale storicità si manifesta come una dinamica simbolica che unisce e differenzia, che ricorda ed oblia. Essa ha quindi un rapporto essenziale con la memoria. Attraverso l’espressione metaforica viene a linguaggio la presenza di un’assenza: il limite oltrepassato ed istituito, la sintesi aperta del rinviare. In questa dinamica si fondano metafora e memoria, divenendo entrambe espressione del limite fra coscienza e mondo, nel loro reciproco appartenere e differenziarsi.Pubblicazioni consigliate
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