Allo stato attuale delle conoscenze, la necropoli della Ca’ Morta è per l’abitato protostorico di Como la principale area sepolcrale, sia per numero delle sepolture sia per durata d’uso, che va dalla fine dell’età del Bronzo fino al passaggio alla seconda età del Ferro (X-IV sec. a.C.); costituisce dunque una delle principali fonti documentarie per la conoscenza della facies orientale o comasca della cultura di Golasecca, sia nella sua specificità, sia in relazione alle facies golasecchiane occidentale (Golasecca - Sesto Calende - Castelletto Ticino) e a quella alpina o leponzia, oltre che nelle relazioni con gli altri ambiti culturali coevi (principalmente Etruschi, Celti transalpini hallstattiani, Veneti e Reti). La Ca’ Morta era una cascina lungo la strada provinciale (attuale via Varesina), nei campi intorno alla quale si effettuavano di tanto in tanto rinvenimenti di tombe a cremazione. Il nome fu poi utilizzato per denominare tutta la serie di gruppi di tombe scoperti a più riprese subito a occidente dell’arco di dossi tra la via Varesina e le pendici settentrionali della collina di Grandate. Questi gruppi di tombe si estendevano per oltre un chilometro in direzione nord-sud e costituivano la grande necropoli meridionale dell’abitato dei dintorni di Como. Le prime scoperte ricordate sono avvenute nel 1842 nel cavare sabbia in comune di Rebbio: in una tomba vennero alla luce una situla di bronzo decorata a puntini sbalzati, oggi perduta, e il celebre corredo da toilette in argento massiccio con laminette d’oro. Altre tombe furono scoperte nel 1885 durante la costruzione della ferrovia Como-Varese tra Grandate e Rebbio (fra cui la tomba con il coperchio in lamina bronzea decorata a sbalzo e a bulino), nel 1888 presso la Cascina Due Porte, nel 1890 a Breccia in un fondo presso la via Varesina, nel 1909 nel campo dei fratelli Molteni presso la Ca’ Morta. A partire dal 1916 e fino al 1936 le scoperte si intensificarono nelle numerose cave di sabbia e ghiaia aperte nella zona (cave Manzoni, Ballerini, Frangi e Catella poi Cremona, Gini, e infine Butti verso il crotto di Lazzago, dove fu scoperta la tomba del Carro). Negli anni ’20 e ’30, pur in assenza di forme regolari di controllo dei lavori di cava, l’interessamento alle scoperte occasionali da parte di mons. Baserga e dell’ing. Giussani permise il recupero di importanti materiali e notizie su un certo numero di tombe. Dal 1955 fino al 1978 la Società Archeologica Comense, in accordo con la Soprintendenza Archeologica della Lombardia e fino al 1974 sotto la direzione del prof. F. Rittatore Vonwiller, ha esercitato un’attività di controllo dei lavori di cava (cave Ballerini, Bianchi, Frey, Dalla Zuanna, Ferretti) ed alcune limitate porzioni dell’area sono state oggetto di prospezione più o meno sistematica (area IACP). Attualmente l’area, da tempo sottoposta a una forte pressione di espansione edilizia e quasi completamente edificata, ha esaurito le sue potenzialità archeologiche. I materiali, di proprietà civica e statale, sono conservati presso il Civico Museo archeologico P. Giovio di Como. Le tombe della Ca’ Morta per le quali esiste documentazione o una qualche segnalazione sono 326, a cui bisogna aggiungere alcuni gruppi di tombe di cui non si conosce il numero preciso. Considerati il numero di tombe scoperte nei diversi anni, il numero delle cave e l’intensità dei lavori estrattivi a seconda dei periodi, si può ipotizzare che il numero complessivo delle tombe della necropoli della Ca’ Morta non fosse inferiore alle 1500 unità. I 4/5 delle tombe sono state distrutte senza che ne rimanesse traccia. Nonostante la Ca’ Morta sia stata scavata a più riprese dalla metà dell’Ottocento fino agli anni ‘70 del Novecento, ancora non esiste una pubblicazione scientifica integrale dei contesti all’infuori che per il periodo Golasecca IIIA (DE MARINIS 1981). Per quanto riguarda il periodo Golasecca II, la letteratura consta del lavoro di Rittatore sugli scavi degli anni 1955-1965 (RITTATORE 1966), sostanzialmente inutilizzabile (contesti solo parzialmente editi e con rilievi non corretti, contraddittorietà dei dati rispetto alle pur scarne relazioni di scavo, problematicità di alcune associazioni non coerenti...) e di poche altre pubblicazioni che richiamano singoli contesti (Età del Ferro a Como; DE MARINIS 1988; ID. 2000). Le principali fonti documentarie originali consistono in taccuini e relazioni ufficiali di scavo, dai contenuti molto succinti e talora tra loro non coerenti, negli inventari di consegna dei reperti (anch’essi problematici); scarni e di limitato dettaglio sono i dati planimetrici e topografici. Lo studio dei contesti del Golasecca II è il primo step di un progetto di edizione di tutto il sepolcreto. Fondamentale punto di partenza è un primo momento di riconsiderazione complessiva dei materiali conservati presso il museo Giovio, svolto negli anni ’90 da parte del prof. Raffaele de Marinis in occasione del riallestimento delle collezioni da lui curato. I corredi riferibili al VI sec. a.C. sono circa 80, pari a circa un terzo delle tombe dell’intero sepolcreto; la consistenza degli insiemi è eterogenea e variabili sono anche le condizioni di conservazione: parte dei materiali è restaurata (in alcuni casi si tratta di interventi datati e dilettanteschi), ma su molti di essi nessuno è mai intervenuto né sono mai stati documentati graficamente. Il restauro preliminare (esclusivamente a fini documentari) dei fittili frammentati ha pesantemente rallentato le operazioni di documentazione dei reperti. In occasione delle giornate di studio di Zurigo si presenterà una sintesi dei primi risultati acquisiti, finalizzata a presentare alcuni aspetti dei corredi del periodo Golasecca II

Il periodo Golasecca II presso la necropoli della Ca’ Morta di Como: documentazione integrale dei corredi, revisione dei dati di scavo e analisi dei contesti per un progetto di edizione scientifica del sepolcreto / M. Rapi. ((Intervento presentato al convegno Aggiornamenti sulla cronologia, gli insediamenti, le necropoli e l’archeologia sociale dell’area Golasecchiana (Ticino, Lombardia, Piemonte, Vallese, Grigioni) tenutosi a Universität Zürich, Abteilung Ur- und Frühgeschichte nel 2011.

Il periodo Golasecca II presso la necropoli della Ca’ Morta di Como: documentazione integrale dei corredi, revisione dei dati di scavo e analisi dei contesti per un progetto di edizione scientifica del sepolcreto

M. Rapi
2011

Abstract

Allo stato attuale delle conoscenze, la necropoli della Ca’ Morta è per l’abitato protostorico di Como la principale area sepolcrale, sia per numero delle sepolture sia per durata d’uso, che va dalla fine dell’età del Bronzo fino al passaggio alla seconda età del Ferro (X-IV sec. a.C.); costituisce dunque una delle principali fonti documentarie per la conoscenza della facies orientale o comasca della cultura di Golasecca, sia nella sua specificità, sia in relazione alle facies golasecchiane occidentale (Golasecca - Sesto Calende - Castelletto Ticino) e a quella alpina o leponzia, oltre che nelle relazioni con gli altri ambiti culturali coevi (principalmente Etruschi, Celti transalpini hallstattiani, Veneti e Reti). La Ca’ Morta era una cascina lungo la strada provinciale (attuale via Varesina), nei campi intorno alla quale si effettuavano di tanto in tanto rinvenimenti di tombe a cremazione. Il nome fu poi utilizzato per denominare tutta la serie di gruppi di tombe scoperti a più riprese subito a occidente dell’arco di dossi tra la via Varesina e le pendici settentrionali della collina di Grandate. Questi gruppi di tombe si estendevano per oltre un chilometro in direzione nord-sud e costituivano la grande necropoli meridionale dell’abitato dei dintorni di Como. Le prime scoperte ricordate sono avvenute nel 1842 nel cavare sabbia in comune di Rebbio: in una tomba vennero alla luce una situla di bronzo decorata a puntini sbalzati, oggi perduta, e il celebre corredo da toilette in argento massiccio con laminette d’oro. Altre tombe furono scoperte nel 1885 durante la costruzione della ferrovia Como-Varese tra Grandate e Rebbio (fra cui la tomba con il coperchio in lamina bronzea decorata a sbalzo e a bulino), nel 1888 presso la Cascina Due Porte, nel 1890 a Breccia in un fondo presso la via Varesina, nel 1909 nel campo dei fratelli Molteni presso la Ca’ Morta. A partire dal 1916 e fino al 1936 le scoperte si intensificarono nelle numerose cave di sabbia e ghiaia aperte nella zona (cave Manzoni, Ballerini, Frangi e Catella poi Cremona, Gini, e infine Butti verso il crotto di Lazzago, dove fu scoperta la tomba del Carro). Negli anni ’20 e ’30, pur in assenza di forme regolari di controllo dei lavori di cava, l’interessamento alle scoperte occasionali da parte di mons. Baserga e dell’ing. Giussani permise il recupero di importanti materiali e notizie su un certo numero di tombe. Dal 1955 fino al 1978 la Società Archeologica Comense, in accordo con la Soprintendenza Archeologica della Lombardia e fino al 1974 sotto la direzione del prof. F. Rittatore Vonwiller, ha esercitato un’attività di controllo dei lavori di cava (cave Ballerini, Bianchi, Frey, Dalla Zuanna, Ferretti) ed alcune limitate porzioni dell’area sono state oggetto di prospezione più o meno sistematica (area IACP). Attualmente l’area, da tempo sottoposta a una forte pressione di espansione edilizia e quasi completamente edificata, ha esaurito le sue potenzialità archeologiche. I materiali, di proprietà civica e statale, sono conservati presso il Civico Museo archeologico P. Giovio di Como. Le tombe della Ca’ Morta per le quali esiste documentazione o una qualche segnalazione sono 326, a cui bisogna aggiungere alcuni gruppi di tombe di cui non si conosce il numero preciso. Considerati il numero di tombe scoperte nei diversi anni, il numero delle cave e l’intensità dei lavori estrattivi a seconda dei periodi, si può ipotizzare che il numero complessivo delle tombe della necropoli della Ca’ Morta non fosse inferiore alle 1500 unità. I 4/5 delle tombe sono state distrutte senza che ne rimanesse traccia. Nonostante la Ca’ Morta sia stata scavata a più riprese dalla metà dell’Ottocento fino agli anni ‘70 del Novecento, ancora non esiste una pubblicazione scientifica integrale dei contesti all’infuori che per il periodo Golasecca IIIA (DE MARINIS 1981). Per quanto riguarda il periodo Golasecca II, la letteratura consta del lavoro di Rittatore sugli scavi degli anni 1955-1965 (RITTATORE 1966), sostanzialmente inutilizzabile (contesti solo parzialmente editi e con rilievi non corretti, contraddittorietà dei dati rispetto alle pur scarne relazioni di scavo, problematicità di alcune associazioni non coerenti...) e di poche altre pubblicazioni che richiamano singoli contesti (Età del Ferro a Como; DE MARINIS 1988; ID. 2000). Le principali fonti documentarie originali consistono in taccuini e relazioni ufficiali di scavo, dai contenuti molto succinti e talora tra loro non coerenti, negli inventari di consegna dei reperti (anch’essi problematici); scarni e di limitato dettaglio sono i dati planimetrici e topografici. Lo studio dei contesti del Golasecca II è il primo step di un progetto di edizione di tutto il sepolcreto. Fondamentale punto di partenza è un primo momento di riconsiderazione complessiva dei materiali conservati presso il museo Giovio, svolto negli anni ’90 da parte del prof. Raffaele de Marinis in occasione del riallestimento delle collezioni da lui curato. I corredi riferibili al VI sec. a.C. sono circa 80, pari a circa un terzo delle tombe dell’intero sepolcreto; la consistenza degli insiemi è eterogenea e variabili sono anche le condizioni di conservazione: parte dei materiali è restaurata (in alcuni casi si tratta di interventi datati e dilettanteschi), ma su molti di essi nessuno è mai intervenuto né sono mai stati documentati graficamente. Il restauro preliminare (esclusivamente a fini documentari) dei fittili frammentati ha pesantemente rallentato le operazioni di documentazione dei reperti. In occasione delle giornate di studio di Zurigo si presenterà una sintesi dei primi risultati acquisiti, finalizzata a presentare alcuni aspetti dei corredi del periodo Golasecca II
No
Italian
11-ott-2011
civiltà di Golasecca ; età del Ferro ; Como ; necropoli
Settore L-ANT/01 - Preistoria e Protostoria
Presentazione
Intervento richiesto
Nessuno
Aggiornamenti sulla cronologia, gli insediamenti, le necropoli e l’archeologia sociale dell’area Golasecchiana (Ticino, Lombardia, Piemonte, Vallese, Grigioni)
Universität Zürich, Abteilung Ur- und Frühgeschichte
2011
Museo nazionale svizzero, Zurigo
Convegno internazionale
M. Rapi
Il periodo Golasecca II presso la necropoli della Ca’ Morta di Como: documentazione integrale dei corredi, revisione dei dati di scavo e analisi dei contesti per un progetto di edizione scientifica del sepolcreto / M. Rapi. ((Intervento presentato al convegno Aggiornamenti sulla cronologia, gli insediamenti, le necropoli e l’archeologia sociale dell’area Golasecchiana (Ticino, Lombardia, Piemonte, Vallese, Grigioni) tenutosi a Universität Zürich, Abteilung Ur- und Frühgeschichte nel 2011.
Prodotti della ricerca::14 - Intervento a convegno non pubblicato
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