L’asfissia da inalazione di gas volatili è un’evenienza di non raro riscontro nell’ambito forense, sia come evenienza di tipo accidentale, sia come mezzo utilizzato a scopo suicida. Tali composti volatili possono essere normalmente presenti nell’ambiente come componenti dell’atmosfera o essere invece il risultato di processi di sintesi in ambito commerciale. Un certa quota di questi gas è normalmente presente all’interno dell’organismo umano, ma un aumento delle loro concentrazioni, specie se all’interno di un ambiente chiuso, è in grado di determinare il decesso con meccanismo asfittico considerato “da confinamento”, a causa del progressivo decremento della concentrazione di ossigeno e contestuale aumento dell’anidride carbonica fino a valori incompatibili con la vita. Materiali e metodi: vengono presentati 5 casi, osservati presso l’Istituto di Medicina Legale di Milano, di decesso conseguente ad asfissia acuta da gas volatili. I primi due rappresentano evenienze accidentali mentre altri due rappresentano casi di suicidio. Ne vengono presentate le relative caratteristiche circostanziali, le risultanze autoptiche e tossicologiche. Risultati: il primo caso riguarda una asfissia da gas Azoto (inodore, incolore, insapore ed inerte) verificatosi in maniera accidentale a causa di una malocclusione di una bombola di azoto liquido all’interno di un’autovettura. Il proprietario, non avvedendosene, veniva a decedere rapidamente all’interno dell’ambiente saturo di tale gas e quindi ormai povero di ossigeno. Di fronte a risultanze autoptiche totalmente non dirimenti dal punto di vista anatomo-patologico, le analisi tossicologiche con metodiche innovative nel campo, data l’ubiquitarietà del gas negli organismi viventi e nella stessa atmosfera, avevano consentito di rilevare concentrazioni di azoto all’interno dei tessuti ampiamente giustificative dell’azione del gas nel determinismo della morte. Una adeguata disamina dei dati circostanziali aveva infatti avvalorato tale ipotesi. Il secondo caso coinvolge invece il gas Argon (gas nobile, costituente dello 0.94% dell’atmosfera terrestre) e riguarda un operaio impegnato all’interno di una conduttura idraulica in fase di realizzazione mentre sulla superficie esterna della stessa venivano effettate operazioni di saldatura al titanio ed al suo interno veniva convogliato gas Argon, saturando quindi l’ambiente. All’evento era poi seguito un periodo di ricovero ospedaliero in stato vegetativo per coma post-anossico, con exitus in terza giornata. Anche in questo caso l’esame autoptico non risultò dirimente, così come le specifiche indagini di tipo tossicologico a causa del “wash-out” del gas dai tessuti e dai liquidi biologici. I dati circostanziali ebbero quindi un ruolo decisivo nella ricostruzione della modalità lesiva e dei meccanismi letiferi. Il terzo caso riguarda l’utilizzo di propano (idrocarburo alcano e alifatico saturo) come metodo suicidario associato ad un meccanismo combinato di plastic bag suffocation, considerato come metodo “classico” a scopo suicida, soprattutto nell’ambiente carcerario. Il caso riguarda un uomo rinvenuto propria abitazione con un sacchetto fissato al capo con nastro adesivo, all’interno del quale era stato fatto passare un tubo di gomma a sua volta collegato con una bombola di propano. Le indagini tossicologiche sui campioni di liquidi biologici e tessuti della vittima diedero esito positivo per concentrazioni di propano considerate incompatibili con la vita. Il quarto risulta sostanzialmente analogo al precedente e riguarda l’utilizzo di butano (idrocarburo alifatico gassoso, principale costituente di una miscela che, compressa in bombole, trova impiego come combustibile per uso domestico ed industriale) come meccanismo asfittico a scopo suicida da parte di un carcerato. Le indagini tossicologiche rilevarono elevate concentrazioni di butano all’interno dei tessuti fornendo un fondamentale ausilio alla ricostruzione degli eventi e alla determinazione della causa di morte. Il quinto ed ultimo caso riguarda un’evenienza di sempre più frequente riscontro in tempi recenti, ovvero l’asfissia acuta a scopo suicida mediante gas elio. Tale modalità suicida è stata riscontrata in diversi casi osservati di recente anche nella provincia di Milano. Il caso discusso riguarda due giovani rinvenuti all’interno dell’abitazione di uno dei due, entrambi supini su due letti attigui, con il capo avvolto da un sacchetto di plastica all’interno del quale era stato fatto passare un tubo collegato ad una bombola contenente gas elio. Tale modalità di asfissia chimica, per la facile reperibilità dei componenti e per la metodica lesiva considerata pressoché “indolore”, rappresenta una modalità sempre più utilizzata anche delle stesse associazioni di “suicidio assistito”, e la divulgazione tramite internet ne ha favorito l’aumento della casistica, soprattutto fra i giovani. La quantificazione delle concentrazioni di elio all’interno dei tessuti risulta inoltre particolarmente problematica a causa dell’ubiquitarietà del gas e del comune utilizzo di questo gas come vettore all’interno delle macchine gascromatografiche. Conclusioni: il meccanismo asfittico può essere sostenuto da composti volatili di sintesi così come dai gas normalmente presenti in natura, le cui concentrazioni possono risultare fatali, per un meccanismo di rimpiazzo dell’ossigeno presente all’interno di un ambiente confinato. La causa della morte risulta quindi essere legata principalmente ad una asfissia da confinamento. Di fronte a risultanze autoptiche di solito “mute”, le analisi tossicologiche rivestono un ruolo fondamentale, anche se la stessa labilità dei composti all’ìnterno dei tessuti le rende non sempre affidabili. Spesso il dato circostanziale risulta il più importante e dirimente.

Asfissia da composti volatili naturali e di sintesi: analisi autoptica e tossicologica di 5 casi / L. Mastroluca, A. Amadasi, N.M. Chinnici, A. Locatelli, A. Battistini, E. Marinelli, M. Caligara, L. Sironi, R. Zoja. ((Intervento presentato al 8. convegno Convegno Nazionale GIPF (Gruppo Italiano dei Patologi Forensi) tenutosi a Perugia nel 2013.

Asfissia da composti volatili naturali e di sintesi: analisi autoptica e tossicologica di 5 casi

A. Amadasi;N.M. Chinnici;A. Locatelli;A. Battistini;M. Caligara;L. Sironi;R. Zoja
2013

Abstract

L’asfissia da inalazione di gas volatili è un’evenienza di non raro riscontro nell’ambito forense, sia come evenienza di tipo accidentale, sia come mezzo utilizzato a scopo suicida. Tali composti volatili possono essere normalmente presenti nell’ambiente come componenti dell’atmosfera o essere invece il risultato di processi di sintesi in ambito commerciale. Un certa quota di questi gas è normalmente presente all’interno dell’organismo umano, ma un aumento delle loro concentrazioni, specie se all’interno di un ambiente chiuso, è in grado di determinare il decesso con meccanismo asfittico considerato “da confinamento”, a causa del progressivo decremento della concentrazione di ossigeno e contestuale aumento dell’anidride carbonica fino a valori incompatibili con la vita. Materiali e metodi: vengono presentati 5 casi, osservati presso l’Istituto di Medicina Legale di Milano, di decesso conseguente ad asfissia acuta da gas volatili. I primi due rappresentano evenienze accidentali mentre altri due rappresentano casi di suicidio. Ne vengono presentate le relative caratteristiche circostanziali, le risultanze autoptiche e tossicologiche. Risultati: il primo caso riguarda una asfissia da gas Azoto (inodore, incolore, insapore ed inerte) verificatosi in maniera accidentale a causa di una malocclusione di una bombola di azoto liquido all’interno di un’autovettura. Il proprietario, non avvedendosene, veniva a decedere rapidamente all’interno dell’ambiente saturo di tale gas e quindi ormai povero di ossigeno. Di fronte a risultanze autoptiche totalmente non dirimenti dal punto di vista anatomo-patologico, le analisi tossicologiche con metodiche innovative nel campo, data l’ubiquitarietà del gas negli organismi viventi e nella stessa atmosfera, avevano consentito di rilevare concentrazioni di azoto all’interno dei tessuti ampiamente giustificative dell’azione del gas nel determinismo della morte. Una adeguata disamina dei dati circostanziali aveva infatti avvalorato tale ipotesi. Il secondo caso coinvolge invece il gas Argon (gas nobile, costituente dello 0.94% dell’atmosfera terrestre) e riguarda un operaio impegnato all’interno di una conduttura idraulica in fase di realizzazione mentre sulla superficie esterna della stessa venivano effettate operazioni di saldatura al titanio ed al suo interno veniva convogliato gas Argon, saturando quindi l’ambiente. All’evento era poi seguito un periodo di ricovero ospedaliero in stato vegetativo per coma post-anossico, con exitus in terza giornata. Anche in questo caso l’esame autoptico non risultò dirimente, così come le specifiche indagini di tipo tossicologico a causa del “wash-out” del gas dai tessuti e dai liquidi biologici. I dati circostanziali ebbero quindi un ruolo decisivo nella ricostruzione della modalità lesiva e dei meccanismi letiferi. Il terzo caso riguarda l’utilizzo di propano (idrocarburo alcano e alifatico saturo) come metodo suicidario associato ad un meccanismo combinato di plastic bag suffocation, considerato come metodo “classico” a scopo suicida, soprattutto nell’ambiente carcerario. Il caso riguarda un uomo rinvenuto propria abitazione con un sacchetto fissato al capo con nastro adesivo, all’interno del quale era stato fatto passare un tubo di gomma a sua volta collegato con una bombola di propano. Le indagini tossicologiche sui campioni di liquidi biologici e tessuti della vittima diedero esito positivo per concentrazioni di propano considerate incompatibili con la vita. Il quarto risulta sostanzialmente analogo al precedente e riguarda l’utilizzo di butano (idrocarburo alifatico gassoso, principale costituente di una miscela che, compressa in bombole, trova impiego come combustibile per uso domestico ed industriale) come meccanismo asfittico a scopo suicida da parte di un carcerato. Le indagini tossicologiche rilevarono elevate concentrazioni di butano all’interno dei tessuti fornendo un fondamentale ausilio alla ricostruzione degli eventi e alla determinazione della causa di morte. Il quinto ed ultimo caso riguarda un’evenienza di sempre più frequente riscontro in tempi recenti, ovvero l’asfissia acuta a scopo suicida mediante gas elio. Tale modalità suicida è stata riscontrata in diversi casi osservati di recente anche nella provincia di Milano. Il caso discusso riguarda due giovani rinvenuti all’interno dell’abitazione di uno dei due, entrambi supini su due letti attigui, con il capo avvolto da un sacchetto di plastica all’interno del quale era stato fatto passare un tubo collegato ad una bombola contenente gas elio. Tale modalità di asfissia chimica, per la facile reperibilità dei componenti e per la metodica lesiva considerata pressoché “indolore”, rappresenta una modalità sempre più utilizzata anche delle stesse associazioni di “suicidio assistito”, e la divulgazione tramite internet ne ha favorito l’aumento della casistica, soprattutto fra i giovani. La quantificazione delle concentrazioni di elio all’interno dei tessuti risulta inoltre particolarmente problematica a causa dell’ubiquitarietà del gas e del comune utilizzo di questo gas come vettore all’interno delle macchine gascromatografiche. Conclusioni: il meccanismo asfittico può essere sostenuto da composti volatili di sintesi così come dai gas normalmente presenti in natura, le cui concentrazioni possono risultare fatali, per un meccanismo di rimpiazzo dell’ossigeno presente all’interno di un ambiente confinato. La causa della morte risulta quindi essere legata principalmente ad una asfissia da confinamento. Di fronte a risultanze autoptiche di solito “mute”, le analisi tossicologiche rivestono un ruolo fondamentale, anche se la stessa labilità dei composti all’ìnterno dei tessuti le rende non sempre affidabili. Spesso il dato circostanziale risulta il più importante e dirimente.
nov-2013
Settore MED/43 - Medicina Legale
Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni
Gruppo Italiano dei Patologi Forensi
Asfissia da composti volatili naturali e di sintesi: analisi autoptica e tossicologica di 5 casi / L. Mastroluca, A. Amadasi, N.M. Chinnici, A. Locatelli, A. Battistini, E. Marinelli, M. Caligara, L. Sironi, R. Zoja. ((Intervento presentato al 8. convegno Convegno Nazionale GIPF (Gruppo Italiano dei Patologi Forensi) tenutosi a Perugia nel 2013.
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