Trattasi di un giovane trentacinquenne, forte fumatore, giunto all’attenzione di specialista ORL per faringodinia, che, ponendo diagnosi di moncone tonsillare destro infetto (all’età di 6 anni il soggetto fu operato di tonsillectomia bilaterale), prescriveva antibioticoterapia. Al persistere della sintomatologia, effettuava exeresi del moncone tonsillare, omettendo l’indagine istologica. Tuttavia, perduravano i sintomi algici, e a distanza di tre mesi da primo intervento il medesimo specialista formulava ancora la stessa diagnosi e rioperava il paziente senza però effettuare gli accertamenti istologici. Alla comparsa di tumefazione laterocervicale destra, osservata a distanza di sette mesi, un altro specialista ORL poneva, dopo biopsia, la diagnosi di carcinoma orofaringeo spinocellulare scarsamente differenziato (T4, N2c, M0, G3) ritenuto non operabile e pertanto trattato con chemio-radioterapia. In seguito ad aggravamento del quadro clinico causato dall’estensione della neoplasia, il paziente veniva sottoposto ad intervento demolitivo. Purtroppo si manifestavano metastasi in sede polmonare e linfonodale mediastinica che determinavano l’exitus del soggetto. Sotto l’aspetto medico legale la condotta del primo specialista ORL è censurabile, in quanto non consona alla pratica medica: la sottovalutazione della sintomatologia progressiva ed ingravescente, l’omissione delle indagini istologiche e microbiologiche, l’esclusione a priori di un’altra condizione morbosa alla base della patologia orofaringea hanno sicuramente ritardato la diagnosi con compromissione della sopravvivenza del soggetto.
Il ritardo della diagnosi oncologica in otorinolaringoiatria: segnalazione di un caso di carcinoma dell’orofaringe / A. Lazzaro, I. Gaffuri, A. Lenzi, A. Battistini, G. Gentile, M.R. Roselli. ((Intervento presentato al 2. convegno Giornate di studio del GISDI: “Il ritardo diagnostico in oncologia: confronto fra clinica e medicina legale” tenutosi a Napoli nel 2005.
Il ritardo della diagnosi oncologica in otorinolaringoiatria: segnalazione di un caso di carcinoma dell’orofaringe
I. Gaffuri;A. Battistini;G. GentilePenultimo
;M.R. Roselli
2005
Abstract
Trattasi di un giovane trentacinquenne, forte fumatore, giunto all’attenzione di specialista ORL per faringodinia, che, ponendo diagnosi di moncone tonsillare destro infetto (all’età di 6 anni il soggetto fu operato di tonsillectomia bilaterale), prescriveva antibioticoterapia. Al persistere della sintomatologia, effettuava exeresi del moncone tonsillare, omettendo l’indagine istologica. Tuttavia, perduravano i sintomi algici, e a distanza di tre mesi da primo intervento il medesimo specialista formulava ancora la stessa diagnosi e rioperava il paziente senza però effettuare gli accertamenti istologici. Alla comparsa di tumefazione laterocervicale destra, osservata a distanza di sette mesi, un altro specialista ORL poneva, dopo biopsia, la diagnosi di carcinoma orofaringeo spinocellulare scarsamente differenziato (T4, N2c, M0, G3) ritenuto non operabile e pertanto trattato con chemio-radioterapia. In seguito ad aggravamento del quadro clinico causato dall’estensione della neoplasia, il paziente veniva sottoposto ad intervento demolitivo. Purtroppo si manifestavano metastasi in sede polmonare e linfonodale mediastinica che determinavano l’exitus del soggetto. Sotto l’aspetto medico legale la condotta del primo specialista ORL è censurabile, in quanto non consona alla pratica medica: la sottovalutazione della sintomatologia progressiva ed ingravescente, l’omissione delle indagini istologiche e microbiologiche, l’esclusione a priori di un’altra condizione morbosa alla base della patologia orofaringea hanno sicuramente ritardato la diagnosi con compromissione della sopravvivenza del soggetto.Pubblicazioni consigliate
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