Il primo decennio borbonico nel ducato di Parma, Piacenza e Guastalla (1749-1759), conclusosi con la morte di Luisa Elisabetta, fu caratterizzato da un progetto esplicito nel campo delle arti teatrali e musicali, sollecitato dalla corte parmense e tenacemente perseguito dall’intendente generale Du Tillot. Il quale da una parte fece delle arti – e della musica in particolare – uno strumento politico e un veicolo del consenso ideologico, accentuando il controllo o assumendo la gestione diretta delle manifestazioni spettacolari; dall’altra trasferì nei ducati modelli culturali di riconoscibile matrice francese e cercò di innestare la tradizione teatrale e letteraria transalpina sull’opera in musica italiana. Il progetto, avviato per gradi, ebbe la sua fase culminante negli ultimi anni del decennio di Luisa Elisabetta, quando le opere di Frugoni e Traetta sembrarono dar forma, per la prima volta, alle idee riformatrici sul teatro musicale che da tempo circolavano in tutta Europa. Il bilancio di quella breve stagione presenta, tuttavia, luci ed ombre: è vero che la duchessa riuscì temporaneamente a fare dei suoi stati un punto di riferimento per le arti europee, ma è anche vero che il tentativo di riforma dell’opera in musica si rivelò in larga misura velleitario. Lo sforzo di acclimatare in Italia forme melodrammatiche d’importazione fu ostacolato da modalità di fruizione troppo lontane da quelle d’oltralpe, oltre che dalla difficoltà di accordare con le magre finanze del ducato un sistema fortemente accentrato, che si faceva carico di allestimenti molto più onerosi dell’usuale. Negli anni seguenti un generale ridimensionamento delle attività artistiche, segnali di disaffezione del pubblico e gravi problemi di bilancio finirono per archiviare rapidamente il progetto. Ma i propositi riformistici non vennero, per questo, completamente abbandonati. Una nuova occasione si presentò nel 1769, quando per le nozze di don Ferdinando con l’arciduchessa Maria Amalia vennero allestite, nel teatro di corte, Le feste d’Apollo, uno spettacolo ambizioso nel genere encomiastico della «festa teatrale». L’evento, cui da Vienna fu chiamato a collaborare Gluck, tradiva un intento artistico e politico al tempo stesso: costituiva l’estremo tentativo di rinnovare la tradizione nazionale del teatro in musica, ma anche di ridare ai ducati – dopo il seppellimento delle ambizioni europee che avevano caratterizzato il primo decennio – un ruolo meno marginale sulla scena internazionale.

La musica nei ducati / C. Toscani. ((Intervento presentato al convegno Guglielmo Du Tillot e i ministri delle arti nell’Europa dei Lumi tenutosi a Parma-Colorno nel 2012.

La musica nei ducati

C. Toscani
2012

Abstract

Il primo decennio borbonico nel ducato di Parma, Piacenza e Guastalla (1749-1759), conclusosi con la morte di Luisa Elisabetta, fu caratterizzato da un progetto esplicito nel campo delle arti teatrali e musicali, sollecitato dalla corte parmense e tenacemente perseguito dall’intendente generale Du Tillot. Il quale da una parte fece delle arti – e della musica in particolare – uno strumento politico e un veicolo del consenso ideologico, accentuando il controllo o assumendo la gestione diretta delle manifestazioni spettacolari; dall’altra trasferì nei ducati modelli culturali di riconoscibile matrice francese e cercò di innestare la tradizione teatrale e letteraria transalpina sull’opera in musica italiana. Il progetto, avviato per gradi, ebbe la sua fase culminante negli ultimi anni del decennio di Luisa Elisabetta, quando le opere di Frugoni e Traetta sembrarono dar forma, per la prima volta, alle idee riformatrici sul teatro musicale che da tempo circolavano in tutta Europa. Il bilancio di quella breve stagione presenta, tuttavia, luci ed ombre: è vero che la duchessa riuscì temporaneamente a fare dei suoi stati un punto di riferimento per le arti europee, ma è anche vero che il tentativo di riforma dell’opera in musica si rivelò in larga misura velleitario. Lo sforzo di acclimatare in Italia forme melodrammatiche d’importazione fu ostacolato da modalità di fruizione troppo lontane da quelle d’oltralpe, oltre che dalla difficoltà di accordare con le magre finanze del ducato un sistema fortemente accentrato, che si faceva carico di allestimenti molto più onerosi dell’usuale. Negli anni seguenti un generale ridimensionamento delle attività artistiche, segnali di disaffezione del pubblico e gravi problemi di bilancio finirono per archiviare rapidamente il progetto. Ma i propositi riformistici non vennero, per questo, completamente abbandonati. Una nuova occasione si presentò nel 1769, quando per le nozze di don Ferdinando con l’arciduchessa Maria Amalia vennero allestite, nel teatro di corte, Le feste d’Apollo, uno spettacolo ambizioso nel genere encomiastico della «festa teatrale». L’evento, cui da Vienna fu chiamato a collaborare Gluck, tradiva un intento artistico e politico al tempo stesso: costituiva l’estremo tentativo di rinnovare la tradizione nazionale del teatro in musica, ma anche di ridare ai ducati – dopo il seppellimento delle ambizioni europee che avevano caratterizzato il primo decennio – un ruolo meno marginale sulla scena internazionale.
27-ott-2012
Settore L-ART/07 - Musicologia e Storia della Musica
Università degli Studi di Parma
Fondazione Cariparma
La musica nei ducati / C. Toscani. ((Intervento presentato al convegno Guglielmo Du Tillot e i ministri delle arti nell’Europa dei Lumi tenutosi a Parma-Colorno nel 2012.
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