In questo articolo si analizzano contrastivamente cinque raccontini elaborati sia da Sebastián Mey nel suo Fabulario (1613), sia da Lope de Vega in alcune commedie. Ci si propone di mettere in luce le diverse finalità che ispirano la reinterpretazione dei due contemporanei, tracciando, allo stesso tempo, la traiettoria della favola allʼinizio del XVII secolo. Mey, mantenendo un concetto di imitatio vincolato ad una tendenza conservatrice, si colloca in un punto periferico del sistema letterario della sua epoca e si distingue per le strategie didattiche basate sui principi del movere e delectare. Lope, invece, si colloca nel centro del sistema come innovatore e, per quanto riguarda la favola, si lascia alle spalle lʼantica visione del mondo presentando il punto di vista insufficiente dei personaggi-narratori: mentre rivitalizza le vecchie storielle, contemporaneamente le corrode, mettendo in discussione la validità delle loro lezioni morali.

Cinco cuentecillos, entre Sebastián Mey y Lope de Vega / M. Rosso. - In: ARTIFARA. - ISSN 1594-378X. - 14:(2013), pp. 133-150. (Intervento presentato al convegno Las Novelas ejemplares en su IV centenario tenutosi a Torino nel 2013).

Cinco cuentecillos, entre Sebastián Mey y Lope de Vega

M. Rosso
Primo
2013

Abstract

In questo articolo si analizzano contrastivamente cinque raccontini elaborati sia da Sebastián Mey nel suo Fabulario (1613), sia da Lope de Vega in alcune commedie. Ci si propone di mettere in luce le diverse finalità che ispirano la reinterpretazione dei due contemporanei, tracciando, allo stesso tempo, la traiettoria della favola allʼinizio del XVII secolo. Mey, mantenendo un concetto di imitatio vincolato ad una tendenza conservatrice, si colloca in un punto periferico del sistema letterario della sua epoca e si distingue per le strategie didattiche basate sui principi del movere e delectare. Lope, invece, si colloca nel centro del sistema come innovatore e, per quanto riguarda la favola, si lascia alle spalle lʼantica visione del mondo presentando il punto di vista insufficiente dei personaggi-narratori: mentre rivitalizza le vecchie storielle, contemporaneamente le corrode, mettendo in discussione la validità delle loro lezioni morali.
En este artículo se lleva a cabo un análisis contrastivo de cinco cuentecillos incluidos en el Fabulario de Sebastián Mey (1613) y elaborados también por Lope de Vega en su teatro. Se pretende evidenciar la diferencia de propósitos que inspira la reinterpretación de los dos contemporáneos y, al mismo tiempo, detectar la trayectoria hacia la que se había encaminado la fábula a principios del siglo XVII. Mey se sitúa en un punto periférico del sistema literario de su época, perpetuando un concepto de imitatio vinculado a la tradición recolectora y se distingue por sus estrategias didácticas, basadas en los principios del movere y delectare. Lope, en cambio, se sitúa en el centro del sistema literario como innovador y, por lo que atañe a la fábula, se deja atrás la antigua visión del mundo presentando el punto de vista insuficiente de los personajes-narradores: mientras revitaliza las viejas ‘consejas’, al mismo tiempo las corroe, poniendo en tela de juicio la validez universal de sus moralejas.
Lope de Vega ; Sebastián Mey ; Esopo ; Fábulas
Settore L-LIN/05 - Letteratura Spagnola
Settore L-FIL-LET/14 - Critica Letteraria e Letterature Comparate
2013
http://www.ojs.unito.it/index.php/artifara/article/view/418
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