Nel corso del 2007 le condizioni di sicurezza in Afghanistan sono andate progressivamente peggiorando: l’insurrezione talibana si è intensificata e minaccia l’esito dell’intervento internazionale. Le ragioni dell’insuccesso sono molteplici, alcune sono di carattere strutturale, su tutte l’instabilità regionale e la tradizionale frammentazione etnica e tribale del paese. Altre riguardano la natura e il disegno strategico dell’intervento. Questo ha seguito un doppio binario: da un lato l’operazione Enduring Freedom, espressione della guerra al terrorismo lanciata dagli Stati Uniti; dall’altro l’Isaf con compiti di state building. Questa divisione dei compiti è risultata del tutto inadeguata alla minaccia che si è profilata negli ultimi mesi in Afghanistan. I talibani hanno, infatti, lanciato un’offensiva più ampia: un’insurrezione di cui il terrorismo rimane solo uno degli strumenti. La presenza internazionale ha dovuto così iniziare un faticoso cammino di riadattamento correggendo per un verso i limiti di una missione strettamente interessata alla lotta al terrorismo e impreparata ad operazioni di contro-insurrezione, per un altro convertendo una prematura missione di state building in una missione combat. La vera sfida che l’intervento internazionale deve affrontare nei prossimi mesi è dunque strettamente correlata alla coerenza di un rinnovato disegno strategico orientato alla contro-insurrezione. Senza questo aggiornamento l’aumento delle truppe e il superamento delle restrizioni imposte dai contingenti nazionali possono rilevarsi soluzioni deboli.

War on terror e state building : paradossi e limiti dell’intervento internazionale in Afghanistan / A. Carati. - Milano : ISPI, 2008 Feb.

War on terror e state building : paradossi e limiti dell’intervento internazionale in Afghanistan

A. Carati
2008

Abstract

Nel corso del 2007 le condizioni di sicurezza in Afghanistan sono andate progressivamente peggiorando: l’insurrezione talibana si è intensificata e minaccia l’esito dell’intervento internazionale. Le ragioni dell’insuccesso sono molteplici, alcune sono di carattere strutturale, su tutte l’instabilità regionale e la tradizionale frammentazione etnica e tribale del paese. Altre riguardano la natura e il disegno strategico dell’intervento. Questo ha seguito un doppio binario: da un lato l’operazione Enduring Freedom, espressione della guerra al terrorismo lanciata dagli Stati Uniti; dall’altro l’Isaf con compiti di state building. Questa divisione dei compiti è risultata del tutto inadeguata alla minaccia che si è profilata negli ultimi mesi in Afghanistan. I talibani hanno, infatti, lanciato un’offensiva più ampia: un’insurrezione di cui il terrorismo rimane solo uno degli strumenti. La presenza internazionale ha dovuto così iniziare un faticoso cammino di riadattamento correggendo per un verso i limiti di una missione strettamente interessata alla lotta al terrorismo e impreparata ad operazioni di contro-insurrezione, per un altro convertendo una prematura missione di state building in una missione combat. La vera sfida che l’intervento internazionale deve affrontare nei prossimi mesi è dunque strettamente correlata alla coerenza di un rinnovato disegno strategico orientato alla contro-insurrezione. Senza questo aggiornamento l’aumento delle truppe e il superamento delle restrizioni imposte dai contingenti nazionali possono rilevarsi soluzioni deboli.
feb-2008
intervento ; Afghanistan ; ISAF ; war on terror
Settore SPS/04 - Scienza Politica
Istituto per gli studi di politica internazionale
http://www.ispionline.it/sites/default/files/pubblicazioni/Carati_2.pdf
Working Paper
War on terror e state building : paradossi e limiti dell’intervento internazionale in Afghanistan / A. Carati. - Milano : ISPI, 2008 Feb.
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