Nel secondo decennio fascista hanno avuto particolare risonanza a Milano quattro relazioni sull’amministrazione della giustizia, pronunciate in occasione dell’inaugurazione degli anni giudiziari dai procuratori generali della Corte d’appello, negli anni immediatamente successivi all’entrata in vigore dei codici del '30 che sottoponevano all’attenzione dei magistrati differenti discipline e anche istituti del tutto nuovi del diritto penale e della procedura penale. Si tratta delle inaugurazioni di Antonio Albertini, Eutimio Ranelletti e Alberto Resignani, uomini del loro tempo, la cui adesione ai valori del fascismo non sembra puramente diplomatica ed esteriore, ma mossa dall’intento, autentico od opportunistico, di assumere un effettivo ruolo militante. Sono interventi densi di significati ideologici generali, soprattutto in materia etica, politica e sociale, ricchi di messaggi, ammonimenti e censure, attraversate da uno stile oratorio perentorio ed assertivo che ben si confaceva, specialmente in anni di regime, a proclami enunciati in una condizione di particolare prestigio e privilegio, quasi una sorta di giudizio universale. Emergono ambiziose e altisonanti dichiarazioni di programma, dall’evidente sapore demagogico, propagandistico e autocelebrativo, volte almeno in parte a mascherare, secondo le sottili trame della ‘politica invisibile’, i reali obiettivi della riforma penale, più di profilassi criminale e sostanzialmente neutralizzativi dei soggetti devianti, che di un loro effettivo recupero morale e sociale.
Le retoriche dei procuratori generali all'inaugurazione degli anni giudiziari nella Milano fascista / A.M. Santangelo (PERCORSI. DIRITTO). - In: Retoriche dei giuristi e costruzione dell'identità nazionale / [a cura di] G. Cazzetta. - Bologna : Il mulino, 2013. - ISBN 978-88-15-24416-1. - pp. 311-337
Le retoriche dei procuratori generali all'inaugurazione degli anni giudiziari nella Milano fascista
A.M. SantangeloPrimo
2013
Abstract
Nel secondo decennio fascista hanno avuto particolare risonanza a Milano quattro relazioni sull’amministrazione della giustizia, pronunciate in occasione dell’inaugurazione degli anni giudiziari dai procuratori generali della Corte d’appello, negli anni immediatamente successivi all’entrata in vigore dei codici del '30 che sottoponevano all’attenzione dei magistrati differenti discipline e anche istituti del tutto nuovi del diritto penale e della procedura penale. Si tratta delle inaugurazioni di Antonio Albertini, Eutimio Ranelletti e Alberto Resignani, uomini del loro tempo, la cui adesione ai valori del fascismo non sembra puramente diplomatica ed esteriore, ma mossa dall’intento, autentico od opportunistico, di assumere un effettivo ruolo militante. Sono interventi densi di significati ideologici generali, soprattutto in materia etica, politica e sociale, ricchi di messaggi, ammonimenti e censure, attraversate da uno stile oratorio perentorio ed assertivo che ben si confaceva, specialmente in anni di regime, a proclami enunciati in una condizione di particolare prestigio e privilegio, quasi una sorta di giudizio universale. Emergono ambiziose e altisonanti dichiarazioni di programma, dall’evidente sapore demagogico, propagandistico e autocelebrativo, volte almeno in parte a mascherare, secondo le sottili trame della ‘politica invisibile’, i reali obiettivi della riforma penale, più di profilassi criminale e sostanzialmente neutralizzativi dei soggetti devianti, che di un loro effettivo recupero morale e sociale.File | Dimensione | Formato | |
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