Il volume raccoglie gli atti del convegno organizzato nell'ottobre del 2011 dalla Sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. In linea generale i vari autori offrono una serie di spunti di approfondimento e di riflessione sul tema del rapporto fra il mondo alpino e il percorso di costruzione dello Stato unitario nell’ultimo quarantennio dell’Ottocento. Patrizia Audenino svolge un'analisi delle correnti migratorie provenienti dalle aree alpine, descrivendo una serie di casi di «identità multiple», come i trentini che s’insediarono in Brasile, o i valdesi del Piemonte in Uruguay e Argentina. Annibale Salsa illustra il ruolo e la rappresentazione delle linee di confine nel dibattito interdisciplinare coltivato specialmente da storici, antropologi e geografi. Marco Mondini si sofferma sulla genesi, la specificità e il ruolo del corpo militare degli Alpini e su come si è creato il suo «mito guerriero diffuso». Stefano Morosini analizza come nella prima storia del Club Alpino Italiano resti vivo e forte il richiamo alle «battaglie risorgimentali che avevano da poco portato all’Unità» e come in tanti centri urbani maggiori e minori di tutto il territorio nazionale sia stata promossa la fondazione delle sezioni del CAI. Altri saggi intrecciano il significato e l’uso politico delle Alpi alla ricerca scientifica e tecnica in argomento. Carlo Lacaita si sofferma sulla progettazione geologica e ingegneristica di collegamenti più rapidi e razionali fra l’Italia postunitaria e i paesi d’Oltralpe attraverso i trafori ferroviari, dal Fréjus, al San Gottardo, al Sempione. Andrea Silvestri e Fabrizio Trisoglio descrivono come nei territori alpini la ricchezza di risorse idriche abbia portato alla progettazione e costruzione di centrali idroelettriche, e da una prima considerazione generale sul tema, l'analisi si sofferma al caso della Valle Brembana. Un terzo gruppo di saggi riserva un'attenzione più mirata ad un discorso culturale a più dimensioni. Ilaria Barzaghi innanzitutto considera il paesaggio alpino nella sua rappresentazione in forma artistica e letteraria, dall'alpinismo borghese delle origini alla configurazione di un «sublime baluardo» che emerge con potenza già da Turner a Ruskin, da Segantini a Hodler. Andrea Zannini descrive invece la crescente presa del nazionalismo che coinvolse alpinisti italiani e germanici, inglesi e francesi. Nel 1886 Paolo Lioy, l’allora presidente generale del CAI, ricondusse il primato italiano a Francesco Petrarca, quale primo salitore del Mont Ventoux. Francesco Lo Monaco dimostra infine come in molti casi quello stesso nazionalismo si sia ispirato a una serie di opere della letteratura latina nelle quali le Alpi sono rappresentate quali «fortissima muraglia» e «riparo».
Il Politecnico di Milano e la formazione delle classi dirigenti locali e nazionali / C. Carboni, M. Granata, S. Morosini, G. Paletta, O. Selvafolta, A. Silvestri, F. Trisoglio. - Cinisello Balsamo : Silvana, 2013. - ISBN 9788836626465.
Il Politecnico di Milano e la formazione delle classi dirigenti locali e nazionali
S. Morosini;
2013
Abstract
Il volume raccoglie gli atti del convegno organizzato nell'ottobre del 2011 dalla Sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. In linea generale i vari autori offrono una serie di spunti di approfondimento e di riflessione sul tema del rapporto fra il mondo alpino e il percorso di costruzione dello Stato unitario nell’ultimo quarantennio dell’Ottocento. Patrizia Audenino svolge un'analisi delle correnti migratorie provenienti dalle aree alpine, descrivendo una serie di casi di «identità multiple», come i trentini che s’insediarono in Brasile, o i valdesi del Piemonte in Uruguay e Argentina. Annibale Salsa illustra il ruolo e la rappresentazione delle linee di confine nel dibattito interdisciplinare coltivato specialmente da storici, antropologi e geografi. Marco Mondini si sofferma sulla genesi, la specificità e il ruolo del corpo militare degli Alpini e su come si è creato il suo «mito guerriero diffuso». Stefano Morosini analizza come nella prima storia del Club Alpino Italiano resti vivo e forte il richiamo alle «battaglie risorgimentali che avevano da poco portato all’Unità» e come in tanti centri urbani maggiori e minori di tutto il territorio nazionale sia stata promossa la fondazione delle sezioni del CAI. Altri saggi intrecciano il significato e l’uso politico delle Alpi alla ricerca scientifica e tecnica in argomento. Carlo Lacaita si sofferma sulla progettazione geologica e ingegneristica di collegamenti più rapidi e razionali fra l’Italia postunitaria e i paesi d’Oltralpe attraverso i trafori ferroviari, dal Fréjus, al San Gottardo, al Sempione. Andrea Silvestri e Fabrizio Trisoglio descrivono come nei territori alpini la ricchezza di risorse idriche abbia portato alla progettazione e costruzione di centrali idroelettriche, e da una prima considerazione generale sul tema, l'analisi si sofferma al caso della Valle Brembana. Un terzo gruppo di saggi riserva un'attenzione più mirata ad un discorso culturale a più dimensioni. Ilaria Barzaghi innanzitutto considera il paesaggio alpino nella sua rappresentazione in forma artistica e letteraria, dall'alpinismo borghese delle origini alla configurazione di un «sublime baluardo» che emerge con potenza già da Turner a Ruskin, da Segantini a Hodler. Andrea Zannini descrive invece la crescente presa del nazionalismo che coinvolse alpinisti italiani e germanici, inglesi e francesi. Nel 1886 Paolo Lioy, l’allora presidente generale del CAI, ricondusse il primato italiano a Francesco Petrarca, quale primo salitore del Mont Ventoux. Francesco Lo Monaco dimostra infine come in molti casi quello stesso nazionalismo si sia ispirato a una serie di opere della letteratura latina nelle quali le Alpi sono rappresentate quali «fortissima muraglia» e «riparo».Pubblicazioni consigliate
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