Divorare se stessa. È compito e destino di ogni città moderna. Non cancellare ma assimilare il proprio passato, farne linfa vitale. Milano però ha stentato parecchio a digerire Carlo Porta. A lungo dimenticato, frainteso, ridotto a gaia macchietta o veicolo di nostalgie, solo da pochi decenni Porta viene accostato a Parini, Manzoni, Gadda, in nome di un binomio assurto a blasone letterario ambrosiano: realismo e moralità. Ma davvero esiste uno Stadtgeist in grado di attraversare illeso epoche e generi? Per verificarlo il volume ricostruisce in chiave imagologica i lineamenti del carattere milanese tradizionale (cap. I), che Porta trasfigurò nei suoi poemetti. Di qui la necessità di esplorare le tecniche narrative (cap. II), e illuminare l’attitudine a dar voce a servi, ciabattini, prostitute, damazze, con effetti di sorprendente intensità, che oltrepassano di slancio i territori del comico e spiegano le insofferenze suscitate nella classe dirigente. Ferocemente censurato in quanto incline all’osceno, fustigatore della nobiltà e del clero, attento alle ingiustizie sociali piuttosto che al nazionalismo, allergico alle mistificazioni populiste, Porta si tenne stretto ai valori del lavoro, alfiere di una nuova borghesia in germoglio (cap. III).
Divora il tuo cuore, Milano : Carlo Porta e l'eredità ambrosiana / M. Novelli. - Milano : Il Saggiatore, 2013. - ISBN 9788842817369. (LA CULTURA)
Divora il tuo cuore, Milano : Carlo Porta e l'eredità ambrosiana
M. NovelliPrimo
2013
Abstract
Divorare se stessa. È compito e destino di ogni città moderna. Non cancellare ma assimilare il proprio passato, farne linfa vitale. Milano però ha stentato parecchio a digerire Carlo Porta. A lungo dimenticato, frainteso, ridotto a gaia macchietta o veicolo di nostalgie, solo da pochi decenni Porta viene accostato a Parini, Manzoni, Gadda, in nome di un binomio assurto a blasone letterario ambrosiano: realismo e moralità. Ma davvero esiste uno Stadtgeist in grado di attraversare illeso epoche e generi? Per verificarlo il volume ricostruisce in chiave imagologica i lineamenti del carattere milanese tradizionale (cap. I), che Porta trasfigurò nei suoi poemetti. Di qui la necessità di esplorare le tecniche narrative (cap. II), e illuminare l’attitudine a dar voce a servi, ciabattini, prostitute, damazze, con effetti di sorprendente intensità, che oltrepassano di slancio i territori del comico e spiegano le insofferenze suscitate nella classe dirigente. Ferocemente censurato in quanto incline all’osceno, fustigatore della nobiltà e del clero, attento alle ingiustizie sociali piuttosto che al nazionalismo, allergico alle mistificazioni populiste, Porta si tenne stretto ai valori del lavoro, alfiere di una nuova borghesia in germoglio (cap. III).Pubblicazioni consigliate
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