Il paper analizza il ruolo e il peso assunti dalle forme partecipative locali, a livello micro, nelle decisioni macro relative alla localizzazione di grandi opere infrastrutturali. A questo scopo si pongono in comparazione i processi decisionali relativi alla progettata linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, dai due lati del confine e dal punto di osservazione delle arene locali. Gli studi effettuati in questo senso tendono infatti a dare una spiegazione univoca (oltre che nazionale) del processo decisionale: modello partecipativo francese contrapposto a modello autoritario italiano, o all’opposto modello decisionista francese contro modello permeabile e negoziale italiano. Intento del paper è viceversa andare a sviscerare in profondità i meccanismi micro che compongono i due processi decisionali nel loro complesso, per verificare cosa e quanto di partecipativo (e rappresentativo, negoziale ecc.) possa essere riscontrato nei due casi a seconda delle singole arene che si sono susseguite nel tempo (strutturazione, partecipanti, regole del gioco) e nello spazio (specifiche questioni territoriali), alla trasformazione processuale del problema di policy (mutamento della posta in gioco e della soluzione proposta), e ai condizionamenti congiunturali provenienti dal lato della politics (cambio di maggioranze a livello locale e nazionale). A questo scopo viene anzitutto proposta a livello teorico una ricognizione critica delle visioni e dei quadri analitici attraverso cui vengono studiate le arene multi-attore (applicate nello specifico al caso dei conflitti ambientali territoriali), lungo un continuum che va dalle prospettive deliberative sino a quelle neocorporative, passando per quelle di network. L’intento è tentare di dimostrare come esse potrebbero essere viste non come inserite in una rigida contrapposizione fra idealtipi inconciliabili a livello teorico (deliberazione vs aggregazione delle preferenze, interessi vs argomenti), ma piuttosto come complementari e mutuamente adattabili nell’analisi dei processi reali di scelta. Tale schema è poi applicato alla ricostruzione dei processi decisionali francese e italiano relativi alla Torino-Lione, con una particolare attenzione all’andamento diacronico e all’interazione fra le varie arene ufficiali da un lato, e le contro-arene della società civile e delle amministrazioni locali dall’altro (il c.d. laboratorio partecipativo valsusino fra enti locali e movimento No-Tav, l’oliato sistema di rappresentanza classica rintracciabile nell’Isère, la partecipazione oppositiva ma rappresentativa in Maurienne...). Questo, oltre a fornire un banco di prova concreto per tentare di superare la sterile contrapposizione teorica fra apologeti e disfattisti della partecipazione, permetterebbe anche di verificare, al di là della lettera giuridica, l’effettivo grado di apertura nei confronti del pubblico delle procedure francesi, che si può supporre più formale che reale nonostante l’enfasi posta sull’enquête publique, e viceversa gli spazi di negoziazione che si aprono in un procedimento ufficialmente rigido come quello italiano contraddistinto dall’entrata in vigore della Legge Obiettivo.
La possibile integrazione fra i modelli multi-attore in un caso concreto di scelta : un’analisi comparativa sulla linea TAV Torino-Lione / V. Lastrico. ((Intervento presentato al 26. convegno Convegno Annuale della Società Italiana di Scienza Politica (SISP) tenutosi a Roma nel 2012.
La possibile integrazione fra i modelli multi-attore in un caso concreto di scelta : un’analisi comparativa sulla linea TAV Torino-Lione
V. LastricoPrimo
2012
Abstract
Il paper analizza il ruolo e il peso assunti dalle forme partecipative locali, a livello micro, nelle decisioni macro relative alla localizzazione di grandi opere infrastrutturali. A questo scopo si pongono in comparazione i processi decisionali relativi alla progettata linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, dai due lati del confine e dal punto di osservazione delle arene locali. Gli studi effettuati in questo senso tendono infatti a dare una spiegazione univoca (oltre che nazionale) del processo decisionale: modello partecipativo francese contrapposto a modello autoritario italiano, o all’opposto modello decisionista francese contro modello permeabile e negoziale italiano. Intento del paper è viceversa andare a sviscerare in profondità i meccanismi micro che compongono i due processi decisionali nel loro complesso, per verificare cosa e quanto di partecipativo (e rappresentativo, negoziale ecc.) possa essere riscontrato nei due casi a seconda delle singole arene che si sono susseguite nel tempo (strutturazione, partecipanti, regole del gioco) e nello spazio (specifiche questioni territoriali), alla trasformazione processuale del problema di policy (mutamento della posta in gioco e della soluzione proposta), e ai condizionamenti congiunturali provenienti dal lato della politics (cambio di maggioranze a livello locale e nazionale). A questo scopo viene anzitutto proposta a livello teorico una ricognizione critica delle visioni e dei quadri analitici attraverso cui vengono studiate le arene multi-attore (applicate nello specifico al caso dei conflitti ambientali territoriali), lungo un continuum che va dalle prospettive deliberative sino a quelle neocorporative, passando per quelle di network. L’intento è tentare di dimostrare come esse potrebbero essere viste non come inserite in una rigida contrapposizione fra idealtipi inconciliabili a livello teorico (deliberazione vs aggregazione delle preferenze, interessi vs argomenti), ma piuttosto come complementari e mutuamente adattabili nell’analisi dei processi reali di scelta. Tale schema è poi applicato alla ricostruzione dei processi decisionali francese e italiano relativi alla Torino-Lione, con una particolare attenzione all’andamento diacronico e all’interazione fra le varie arene ufficiali da un lato, e le contro-arene della società civile e delle amministrazioni locali dall’altro (il c.d. laboratorio partecipativo valsusino fra enti locali e movimento No-Tav, l’oliato sistema di rappresentanza classica rintracciabile nell’Isère, la partecipazione oppositiva ma rappresentativa in Maurienne...). Questo, oltre a fornire un banco di prova concreto per tentare di superare la sterile contrapposizione teorica fra apologeti e disfattisti della partecipazione, permetterebbe anche di verificare, al di là della lettera giuridica, l’effettivo grado di apertura nei confronti del pubblico delle procedure francesi, che si può supporre più formale che reale nonostante l’enfasi posta sull’enquête publique, e viceversa gli spazi di negoziazione che si aprono in un procedimento ufficialmente rigido come quello italiano contraddistinto dall’entrata in vigore della Legge Obiettivo.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.