L’individualizzazione dei contratti rivolti ai giovani non favorisce la costruzione di un rapporto tra giovani e sindacato. Per i lavoratori atipici ciò costituisce una grave limitazione, per le organizzazioni sindacali la difficoltà a raccogliere consenso tra i lavoratori non-standard potrebbe condurre ad ulteriore perdita di rappresentanza rispetto a quella che si avvia a diventare la parte più consistente della forza-lavoro. Il problema va ben oltre quello della rappresentatività delle parti sociali nell’economia post-fordista, e riguarda l’isolamento dei lavoratori flessibili che le procedure formali riproducono: l’esclusione dalle sedi della rappresentanza non fa che rafforzare spinte individualistiche, che non si traducono in azione collettiva. Ciò prefigura una perdita della capacità di voice (essenziale seguendo Hirschman per avere buone politiche del lavoro) per le nuove generazioni cui sono generalmente diretti i contratti flessibili. Ciò va a sommarsi alle altre differenze in negativo che separano i lavoratori standard (adulti) da quelli atipici (giovani), aprendo una frattura sempre più netta fra soggetti inclusi ed esclusi. L’assenza di una rappresentanza comune di lavoratori standard e precari fa precipitare la divisione tra insiders e outsiders, già così marcata nelle prassi e nella legislazione italiane, rischia di incrinare il carattere universalista del movimento sindacale italiano percepito come corporazione che difende solo chi già titolato di diritti sociali collettivi, e rompe il fronte del lavoro prefigurando uno scontro intergenerazionale fra genitori dipinti come sovra-tutelati e figli privi di tutele. La situazione è ancor più evidente negli istituti pubblici di ricerca, dove tuttavia la presenza di vere e proprie carriere precarie porta con sé l’esternalità positiva di reti relazionali abbastanza stabili da consentire l’azione collettiva autonoma. Quella delle RSU parallele è solo una delle azioni portate avanti dai precari Istat, che hanno consentito ai giovani lavoratori una partecipazione attiva alle politiche rivendicative che li riguardano nel tentativo di ridurre la distanza dai lavoratori standard. Esperimenti di questo tipo andrebbero seguiti con attenzione, poiché lanciano le premesse per un ingresso alternativo dei giovani sul terreno della rivendicazione, nel momento in cui si discute di “morte della concertazione” e dei rapporti consolidati fra le parti sociali messi in atto dalle generazioni precedenti di lavoratori. Il paper studia le rappresentazioni che i precari Istat danno di precarietà e rappresentanza, per verificare se la loro definizione, e le azioni portate avanti, si discostino da quelle che i sindacalisti utilizzano per descrivere il loro problema, applicando le tecniche di frame analysis per ricostruire la componente diagnostica (definizione del problema della precarietà), prognostica (soluzioni prospettate) e motivazionale (spinta all’azione collettiva) delle loro rivendicazioni.
I giovani precari della conoscenza di fronte all’esclusione dai diritti sociali collettivi / V. Lastrico. ((Intervento presentato al 5. convegno Conferenza annuale ESPAnet Italia : risposte alla crisi : esperienze, proposte e politiche di welfare in Italia e in Europa tenutosi a Roma nel 2012.
I giovani precari della conoscenza di fronte all’esclusione dai diritti sociali collettivi
V. LastricoPrimo
2012
Abstract
L’individualizzazione dei contratti rivolti ai giovani non favorisce la costruzione di un rapporto tra giovani e sindacato. Per i lavoratori atipici ciò costituisce una grave limitazione, per le organizzazioni sindacali la difficoltà a raccogliere consenso tra i lavoratori non-standard potrebbe condurre ad ulteriore perdita di rappresentanza rispetto a quella che si avvia a diventare la parte più consistente della forza-lavoro. Il problema va ben oltre quello della rappresentatività delle parti sociali nell’economia post-fordista, e riguarda l’isolamento dei lavoratori flessibili che le procedure formali riproducono: l’esclusione dalle sedi della rappresentanza non fa che rafforzare spinte individualistiche, che non si traducono in azione collettiva. Ciò prefigura una perdita della capacità di voice (essenziale seguendo Hirschman per avere buone politiche del lavoro) per le nuove generazioni cui sono generalmente diretti i contratti flessibili. Ciò va a sommarsi alle altre differenze in negativo che separano i lavoratori standard (adulti) da quelli atipici (giovani), aprendo una frattura sempre più netta fra soggetti inclusi ed esclusi. L’assenza di una rappresentanza comune di lavoratori standard e precari fa precipitare la divisione tra insiders e outsiders, già così marcata nelle prassi e nella legislazione italiane, rischia di incrinare il carattere universalista del movimento sindacale italiano percepito come corporazione che difende solo chi già titolato di diritti sociali collettivi, e rompe il fronte del lavoro prefigurando uno scontro intergenerazionale fra genitori dipinti come sovra-tutelati e figli privi di tutele. La situazione è ancor più evidente negli istituti pubblici di ricerca, dove tuttavia la presenza di vere e proprie carriere precarie porta con sé l’esternalità positiva di reti relazionali abbastanza stabili da consentire l’azione collettiva autonoma. Quella delle RSU parallele è solo una delle azioni portate avanti dai precari Istat, che hanno consentito ai giovani lavoratori una partecipazione attiva alle politiche rivendicative che li riguardano nel tentativo di ridurre la distanza dai lavoratori standard. Esperimenti di questo tipo andrebbero seguiti con attenzione, poiché lanciano le premesse per un ingresso alternativo dei giovani sul terreno della rivendicazione, nel momento in cui si discute di “morte della concertazione” e dei rapporti consolidati fra le parti sociali messi in atto dalle generazioni precedenti di lavoratori. Il paper studia le rappresentazioni che i precari Istat danno di precarietà e rappresentanza, per verificare se la loro definizione, e le azioni portate avanti, si discostino da quelle che i sindacalisti utilizzano per descrivere il loro problema, applicando le tecniche di frame analysis per ricostruire la componente diagnostica (definizione del problema della precarietà), prognostica (soluzioni prospettate) e motivazionale (spinta all’azione collettiva) delle loro rivendicazioni.Pubblicazioni consigliate
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