“Pedro Maria Bardi no es doctor, ni ingeniero, ni arquitecto, ni posee título alguno. Su mejor galardón es su obra, ya de elevada categoria. Bardi es un autodidacta, uno des esos autodidactas dueño de una gran intuición, la que juega en su celebración el papel de una base propicia a la recepción de todo lo grande y de todo lo desconocido”. La sintetica descrizione del pittore argentino Emilio Pettoruti (“El argentino”, 25 dicembre 1933), utile a presentare al pubblico sudamericano la personalità di Pietro Maria Bardi, si addice con una certa efficacia alla storia e alla biografia del personaggio. L’intuizione di cui scriveva Pettoruti si era incarnata in una carriera particolarmente fortunata, iniziata come corrispondente della provincia per i quotidiani milanesi e continuata nella veste di capocronista e direttore di riviste; da impiegato in galleria a mercante d’arte e responsabile della Galleria d’Arte di Roma: stabilendo una sorta di percorso comportamentale di un “intellettuale atipico”, ovvero del prototipo di una nuova generazione di intellettuali come acutamente ha puntualizzato Sileno Salvagnini. Il fulmineo avanzamento professionale e sociale di Bardi aveva suscitato, del resto, nei suoi confronti malevolenze e rancori negli ambienti artistici e politici: voci e dicerie poi raccolte in una informativa della P.S. nel 1934 segnalavano una condotta privata sregolata trascorsa nell’ozio e nel lusso, una “vita da gran signore”, che unita a una naturale propensione all’avventura e all’azzardo pareva prossima alla “sognata” vita libertina degli ambienti cinematografici, quella stessa che attraverso i servizi fotografici si diffondeva sulle pagine delle riviste popolari illustrate. Bardi nel luglio 1932 rimproverava al giornalismo illustrato di tenere lontani i lettori dalla vita nazionale contemporanea ma al contempo ne assumeva i caratteri, le inclinazioni, gli strumenti, le modalità. Sceglie, non casualmente, durante la prima maturità della sua carriera giornalistica, di scrivere per un quotidiano illustrato “L’Ambrosiano” e per un periodico d’attualità indirizzato a un pubblico di massa, stampato con procedimenti rotocalcografici, “Il Secolo Illustrato”, dove la sperimentazione della scrittura come arma polemica, l’invenzione di nuove rubriche e il rinnovamento dei tradizionali generi della cronaca artistica e della corrispondenza di viaggio era corredato da una selezionata e rilevante presenza della fotografia. Il rilievo dato alla facoltà del vedere e in particolare al “modernismo dell’occhio” (Cfr. “L’Ambrosiano”, 10 agosto 1932) segue le prescrizioni teoriche di Le Corbusier ma anche sottintende, verosimilmente, la voga della nuova immagine cinematografica. Questo impiego di diverse modalità di comunicazione e che avviene spesso in modo discontinuo ed empirico fece intimamente parte di una strategia di autopromozione dell’uomo che da “Belvedere” (1929-1931) a “Quadrante” (1933-1936) avrebbe voluto assumere il ruolo di figura guida delle arti contemporanee in Italia, una strategia che proprio attraverso le riviste è possibile recuperare e che colloca in un panorama storicamente più accettabile la figura di Bardi, finora confinata in una polarità contrapposta di adesione o rifiuto della politica culturale del ventennio. La stessa rappresentazione iconografica e letteraria pubblica di Bardi inaugurata da una fotografia apparsa in “L’Illustrazione Fascista”, nel 1930, trovava un ben ampio risalto nelle riviste e nei quotidiani per il viaggio in Argentina, affrontato per promuovere l’architettura italiana contemporanea, dove la messa a fuoco, in terra straniera, della propria specifica personalità si doveva riflettere, in Italia, nell’approvazione pubblica dell’intellettuale e dell’uomo di azione.

A invenção de uma personagem – iconografia e fortuna de Pietro Maria Bardi nos primeiros anos trinta / P. Rusconi. ((Intervento presentato al convegno Pietro Maria Bardi – Construtor de um novo paradigma cultural tenutosi a Universidade Estadual de Campinas – UNICAMP – Auditório do IFCH nel 2011.

A invenção de uma personagem – iconografia e fortuna de Pietro Maria Bardi nos primeiros anos trinta

P. Rusconi
Primo
2011

Abstract

“Pedro Maria Bardi no es doctor, ni ingeniero, ni arquitecto, ni posee título alguno. Su mejor galardón es su obra, ya de elevada categoria. Bardi es un autodidacta, uno des esos autodidactas dueño de una gran intuición, la que juega en su celebración el papel de una base propicia a la recepción de todo lo grande y de todo lo desconocido”. La sintetica descrizione del pittore argentino Emilio Pettoruti (“El argentino”, 25 dicembre 1933), utile a presentare al pubblico sudamericano la personalità di Pietro Maria Bardi, si addice con una certa efficacia alla storia e alla biografia del personaggio. L’intuizione di cui scriveva Pettoruti si era incarnata in una carriera particolarmente fortunata, iniziata come corrispondente della provincia per i quotidiani milanesi e continuata nella veste di capocronista e direttore di riviste; da impiegato in galleria a mercante d’arte e responsabile della Galleria d’Arte di Roma: stabilendo una sorta di percorso comportamentale di un “intellettuale atipico”, ovvero del prototipo di una nuova generazione di intellettuali come acutamente ha puntualizzato Sileno Salvagnini. Il fulmineo avanzamento professionale e sociale di Bardi aveva suscitato, del resto, nei suoi confronti malevolenze e rancori negli ambienti artistici e politici: voci e dicerie poi raccolte in una informativa della P.S. nel 1934 segnalavano una condotta privata sregolata trascorsa nell’ozio e nel lusso, una “vita da gran signore”, che unita a una naturale propensione all’avventura e all’azzardo pareva prossima alla “sognata” vita libertina degli ambienti cinematografici, quella stessa che attraverso i servizi fotografici si diffondeva sulle pagine delle riviste popolari illustrate. Bardi nel luglio 1932 rimproverava al giornalismo illustrato di tenere lontani i lettori dalla vita nazionale contemporanea ma al contempo ne assumeva i caratteri, le inclinazioni, gli strumenti, le modalità. Sceglie, non casualmente, durante la prima maturità della sua carriera giornalistica, di scrivere per un quotidiano illustrato “L’Ambrosiano” e per un periodico d’attualità indirizzato a un pubblico di massa, stampato con procedimenti rotocalcografici, “Il Secolo Illustrato”, dove la sperimentazione della scrittura come arma polemica, l’invenzione di nuove rubriche e il rinnovamento dei tradizionali generi della cronaca artistica e della corrispondenza di viaggio era corredato da una selezionata e rilevante presenza della fotografia. Il rilievo dato alla facoltà del vedere e in particolare al “modernismo dell’occhio” (Cfr. “L’Ambrosiano”, 10 agosto 1932) segue le prescrizioni teoriche di Le Corbusier ma anche sottintende, verosimilmente, la voga della nuova immagine cinematografica. Questo impiego di diverse modalità di comunicazione e che avviene spesso in modo discontinuo ed empirico fece intimamente parte di una strategia di autopromozione dell’uomo che da “Belvedere” (1929-1931) a “Quadrante” (1933-1936) avrebbe voluto assumere il ruolo di figura guida delle arti contemporanee in Italia, una strategia che proprio attraverso le riviste è possibile recuperare e che colloca in un panorama storicamente più accettabile la figura di Bardi, finora confinata in una polarità contrapposta di adesione o rifiuto della politica culturale del ventennio. La stessa rappresentazione iconografica e letteraria pubblica di Bardi inaugurata da una fotografia apparsa in “L’Illustrazione Fascista”, nel 1930, trovava un ben ampio risalto nelle riviste e nei quotidiani per il viaggio in Argentina, affrontato per promuovere l’architettura italiana contemporanea, dove la messa a fuoco, in terra straniera, della propria specifica personalità si doveva riflettere, in Italia, nell’approvazione pubblica dell’intellettuale e dell’uomo di azione.
12-set-2011
Settore L-ART/03 - Storia dell'Arte Contemporanea
Settore L-ART/04 - Museologia e Critica Artistica e del Restauro
Universidade Estadual de Campinas – UNICAMP
A invenção de uma personagem – iconografia e fortuna de Pietro Maria Bardi nos primeiros anos trinta / P. Rusconi. ((Intervento presentato al convegno Pietro Maria Bardi – Construtor de um novo paradigma cultural tenutosi a Universidade Estadual de Campinas – UNICAMP – Auditório do IFCH nel 2011.
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