Peppino il lustrascarpe, la novella che qui, in seguito a ricerche d’archivio, si presenta per la prima volta nella sua originale versione italiana, viene considerata come la prova letteraria d’autore cronologicamente più alta prodotta dall’interno dell’emigrazione di massa verso gli Stati Uniti. La sua semplice storia riflette pienamente questa circostanza, concentrandosi sul rapporto fra uno squattrinato giornalista italiano e un lustrascarpe «monello» suo connazionale, approdato da Viggiano (Basilicata) nella città bassa di New York assieme ai fratelli, fra i quali non manca un suonatore ambulante. La trama è esile, e punta verso un modesto ed edificante colpo di scena finale; l’ideologia sottesa si ricava con facilità da alcune caratterizzazioni che tendono allo stereotipo, e che rendono evidente la contrastante dinamica di fascino e repulsione che incita e deprime l’emigrato, motivato alla riuscita ma anche deciso a difendere la propria dignità. Non altrettanto semplice, invece, e anzi carica, almeno potenzialmente, di implicazioni è la natura linguistica del testo, il quale fu redatto pressoché contemporaneamente in italiano, francese e inglese. L’autore, Luigi Donato Ventura (1845-1912), fu una figura inquieta di intellettuale di provincia, in costante e ardimentosa ricerca di un ubi consistam e di un dialogo pieno con la società d’arrivo: il trilinguismo della sua novella può essere considerato non tanto come il frutto eccentrico e bizzarro di un’incapacità ad inserirsi, quanto come la manifestazione sorprendente di un’intelligenza «prismatica», precocemente consapevole di essere incamminata, insieme al popolo dell’emigrazione, sulla strada non facile dell’incontro e del confronto fra varie lingue e culture. Le tre versioni a fronte della novella sono introdotte da un saggio critico del curatore.
Peppino il lustrascarpeCommento scientifico a cura di] M. Marazzi. - Milano : Franco Angeli, 2007. - ISBN 9788846488978.
Peppino il lustrascarpe
M. MarazziPrimo
2007
Abstract
Peppino il lustrascarpe, la novella che qui, in seguito a ricerche d’archivio, si presenta per la prima volta nella sua originale versione italiana, viene considerata come la prova letteraria d’autore cronologicamente più alta prodotta dall’interno dell’emigrazione di massa verso gli Stati Uniti. La sua semplice storia riflette pienamente questa circostanza, concentrandosi sul rapporto fra uno squattrinato giornalista italiano e un lustrascarpe «monello» suo connazionale, approdato da Viggiano (Basilicata) nella città bassa di New York assieme ai fratelli, fra i quali non manca un suonatore ambulante. La trama è esile, e punta verso un modesto ed edificante colpo di scena finale; l’ideologia sottesa si ricava con facilità da alcune caratterizzazioni che tendono allo stereotipo, e che rendono evidente la contrastante dinamica di fascino e repulsione che incita e deprime l’emigrato, motivato alla riuscita ma anche deciso a difendere la propria dignità. Non altrettanto semplice, invece, e anzi carica, almeno potenzialmente, di implicazioni è la natura linguistica del testo, il quale fu redatto pressoché contemporaneamente in italiano, francese e inglese. L’autore, Luigi Donato Ventura (1845-1912), fu una figura inquieta di intellettuale di provincia, in costante e ardimentosa ricerca di un ubi consistam e di un dialogo pieno con la società d’arrivo: il trilinguismo della sua novella può essere considerato non tanto come il frutto eccentrico e bizzarro di un’incapacità ad inserirsi, quanto come la manifestazione sorprendente di un’intelligenza «prismatica», precocemente consapevole di essere incamminata, insieme al popolo dell’emigrazione, sulla strada non facile dell’incontro e del confronto fra varie lingue e culture. Le tre versioni a fronte della novella sono introdotte da un saggio critico del curatore.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.