L'incontro tra l'esigenza della gestione del fenomeno migratorio e la precedente presenza, all'interno del sistema del diritto penale italiano, di misure decisamente originali atte alla lotta contro il nemico (Sbriccoli, 1998) hanno dato vita ad uno strano sistema di contrasto dell'immigrazione irregolare in Italia, giocato su ambo i piani del diritto, quello amministrativo e quello penale. L'utilizzo del piano amministrativo permette di intervenire sulla sfera della libertà personale del migrante aldilà delle garanzie poste dal diritto penale, mentre grazie all'utilizzo del diritto penale si realizza la sovrapposizione tra criminale e migrante irregolare, e tra questo e il nemico. Ma questo non è l’unico fattore di complessità: il controllo dell'immigrazione irregolare in Italia è in massima parte affidato alle forze di polizia che a loro volta legate a doppio filo al diritto. La polizia, infatti, deve muoversi entro determinati confini tracciati dalle leggi, e allo stesso tempo utilizza quelle leggi come una risorsa utile a risolvere certi urgenti problemi pratici che eventualmente incontra durante l'attività di controllo del territorio. L’ipotesi che verrà discussa è la seguente: all'interno del campo definito dalla stretta interdipendenza tra migranti e polizia, per effetto del continuo incontro e scontro tra i due agenti, prende forma il soggetto produttivo/migrante: lo straniero non-europeo irregolarmente presente in Italia ma inserito nel circuito del lavoro informale. Una ricerca da me svolta nel territorio del comune di Bologna, durante la quale migranti e operatori di polizia Municipale sono stati intervistati rispetto al momento del controllo dei documenti, ha messo in luce l'effettiva opera di chirurgia sociale effettuata dalle forze di polizia: attraverso le pratiche utilizzate durante l'attività di controllo e di gestione dell'immigrazione irregolare, gli operatori di polizia tracciano una linea di demarcazione tra il migrante irregolare disfunzionale, inserito nel circuito del lavoro illegale, e il migrante irregolare funzionale, inserito nel circuito dell'economia informale, e indicano a quest'ultimo precisi schemi di comportamento a cui attenersi per poter rimanere entro i confini territoriali, anche senza la “necessaria” autorizzazione legale Dunque, sebbene in apparenza sembrino sfidare e minacciare il diritto, in realtà le pratiche di polizia finiscono per cooperare con esso nel produrre forza di lavoro migrante, fondamentale all’interno della struttura economica italiana. Ciò che emerge è un meccanismo di disciplinamento “in seconda battuta” del migrante irregolare presente in Italia, parallelo e ulteriore rispetto alla dimensione di ricatto che il migrante regolare, stretto tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, subisce.

Buongiorno, documenti : il pregiudizio come strumento di lavoro? Storie di migranti e Polizia Municipale / G. Fabini. ((Intervento presentato al convegno Alterità : rappresentazioni, politiche e pratiche di resistenza tenutosi a Torino nel 2012.

Buongiorno, documenti : il pregiudizio come strumento di lavoro? Storie di migranti e Polizia Municipale

G. Fabini
Primo
2012

Abstract

L'incontro tra l'esigenza della gestione del fenomeno migratorio e la precedente presenza, all'interno del sistema del diritto penale italiano, di misure decisamente originali atte alla lotta contro il nemico (Sbriccoli, 1998) hanno dato vita ad uno strano sistema di contrasto dell'immigrazione irregolare in Italia, giocato su ambo i piani del diritto, quello amministrativo e quello penale. L'utilizzo del piano amministrativo permette di intervenire sulla sfera della libertà personale del migrante aldilà delle garanzie poste dal diritto penale, mentre grazie all'utilizzo del diritto penale si realizza la sovrapposizione tra criminale e migrante irregolare, e tra questo e il nemico. Ma questo non è l’unico fattore di complessità: il controllo dell'immigrazione irregolare in Italia è in massima parte affidato alle forze di polizia che a loro volta legate a doppio filo al diritto. La polizia, infatti, deve muoversi entro determinati confini tracciati dalle leggi, e allo stesso tempo utilizza quelle leggi come una risorsa utile a risolvere certi urgenti problemi pratici che eventualmente incontra durante l'attività di controllo del territorio. L’ipotesi che verrà discussa è la seguente: all'interno del campo definito dalla stretta interdipendenza tra migranti e polizia, per effetto del continuo incontro e scontro tra i due agenti, prende forma il soggetto produttivo/migrante: lo straniero non-europeo irregolarmente presente in Italia ma inserito nel circuito del lavoro informale. Una ricerca da me svolta nel territorio del comune di Bologna, durante la quale migranti e operatori di polizia Municipale sono stati intervistati rispetto al momento del controllo dei documenti, ha messo in luce l'effettiva opera di chirurgia sociale effettuata dalle forze di polizia: attraverso le pratiche utilizzate durante l'attività di controllo e di gestione dell'immigrazione irregolare, gli operatori di polizia tracciano una linea di demarcazione tra il migrante irregolare disfunzionale, inserito nel circuito del lavoro illegale, e il migrante irregolare funzionale, inserito nel circuito dell'economia informale, e indicano a quest'ultimo precisi schemi di comportamento a cui attenersi per poter rimanere entro i confini territoriali, anche senza la “necessaria” autorizzazione legale Dunque, sebbene in apparenza sembrino sfidare e minacciare il diritto, in realtà le pratiche di polizia finiscono per cooperare con esso nel produrre forza di lavoro migrante, fondamentale all’interno della struttura economica italiana. Ciò che emerge è un meccanismo di disciplinamento “in seconda battuta” del migrante irregolare presente in Italia, parallelo e ulteriore rispetto alla dimensione di ricatto che il migrante regolare, stretto tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, subisce.
20-gen-2012
immigrazione ; Italia ; polizia municipale ; diritto dell'immigrazione ; meccanismi di controllo ; studio di caso
Settore IUS/20 - Filosofia del Diritto
Dipartimento di Scienze Sociali Università di Torino
Buongiorno, documenti : il pregiudizio come strumento di lavoro? Storie di migranti e Polizia Municipale / G. Fabini. ((Intervento presentato al convegno Alterità : rappresentazioni, politiche e pratiche di resistenza tenutosi a Torino nel 2012.
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