Gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari costituiscono degli eventi sentinella e sono delle situazioni a rischio o di vulnerabilità che andrebbero controllate con dei piani di protezione e prevenzione. Tra lo staff ospedaliero gli infermieri presentano un rischio maggiore di sperimentare abusi emotivi, verbali e fisici da parte dei pazienti ma anche dai parenti o visitatori. Una stima del Bureau of Labor Statistics statunitense (2009) indica per gli operatori ospedalieri un tasso di incidenza di aggressione non mortale pari al 9.3% per 10.000 contro un valore del 2% per 10.000 nei lavoratori delle aziende private. Il potenziale rischio di aggressione verso gli altri è aspecifico e transnosografico anche se è possibile identificare dei fattori di rischio per tali manifestazioni come la giovane età, trai 15 e i 24 anni, il sesso maschile, il basso livello intellettivo, culturale, economico ed occupazionale, un ambiente familiare deviante e imponenti eventi di vita stressanti. Sebbene la probabilità di atti violenti sia transnosografica è possibile identificare dei pazienti potenzialmente violenti come gli abusatori di droghe o alcol, chi ha un disturbo mentale organico acuto con stato delirante, un disturbo mentale organico cronico con discontrollo pulsionale, acuzie psicopatologica (paranoia con sentimento di minaccia;agitazione maniacale, disturbo bipolare , stato misto, disturbo di personalità borderline, antisociale e paranoide). Per poter contenere tali atti di violenza è possibile adottare delle strategie comportamentali e ambientali a partire dal tipo di stanza in cui si tiene il colloquio, la quale dovrebbe essere tranquilla e priva di trigger o elementi che possono suscitare intense stimolazioni, come di oggetti pericolosi. La distanza interpersonale è maggiore rispetto a quella con altri pazienti e il tono di voce come la postura dovrebbero essere rilassati. Inoltre, è importante chiarire sempre al paziente, con frasi chiare ma formali, cosa sta accadendo. In seguito è opportuno stabilire dei limiti accettabili di comportamento e dire al paziente che non ne sarà permessa la violazione, quindi incoraggiare l’espressione verbale dei sentimenti, degli stati d’animo, delle fantasie, anche se violente, al fine di scoraggiare gli acting-out. Una possibile interpretazione psicodinamica degli atti violenti è in relazione all’incapacità di mentalizzare e viene interpretata come un tentativo di eliminazione di esperienze psichiche intollerabili. La ridotta capacità di mentalizzare, di immaginarsi gli stati mentali dell’altro, riduce la capacità di inibire l’aggressività rappresentandosi la vittima come privo di sentimenti, pensieri e della capacità di una vera sofferenza. Infine è da considerare la terapia farmacologica di contenimento ad azione rapida che prevede l’utilizzo di Antipsicotici tipici ( Aloperidolo, Clorpromazina), Antipsicotici atipici (Olanzapina, Risperidone, Zuclopentixolo, Ziprasidone) e di Benzodiazepine (Lorazepam, Delorazepam, Diazepam)

Il paziente violento : invincibili emozioni o un pensiero contenitore per l'equipe ospedaliera? / C. Bressi. ((Intervento presentato al convegno La consultazione psichiatrica nell'ospedale generale tenutosi a Milano nel 2012.

Il paziente violento : invincibili emozioni o un pensiero contenitore per l'equipe ospedaliera?

C. Bressi
Primo
2012

Abstract

Gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari costituiscono degli eventi sentinella e sono delle situazioni a rischio o di vulnerabilità che andrebbero controllate con dei piani di protezione e prevenzione. Tra lo staff ospedaliero gli infermieri presentano un rischio maggiore di sperimentare abusi emotivi, verbali e fisici da parte dei pazienti ma anche dai parenti o visitatori. Una stima del Bureau of Labor Statistics statunitense (2009) indica per gli operatori ospedalieri un tasso di incidenza di aggressione non mortale pari al 9.3% per 10.000 contro un valore del 2% per 10.000 nei lavoratori delle aziende private. Il potenziale rischio di aggressione verso gli altri è aspecifico e transnosografico anche se è possibile identificare dei fattori di rischio per tali manifestazioni come la giovane età, trai 15 e i 24 anni, il sesso maschile, il basso livello intellettivo, culturale, economico ed occupazionale, un ambiente familiare deviante e imponenti eventi di vita stressanti. Sebbene la probabilità di atti violenti sia transnosografica è possibile identificare dei pazienti potenzialmente violenti come gli abusatori di droghe o alcol, chi ha un disturbo mentale organico acuto con stato delirante, un disturbo mentale organico cronico con discontrollo pulsionale, acuzie psicopatologica (paranoia con sentimento di minaccia;agitazione maniacale, disturbo bipolare , stato misto, disturbo di personalità borderline, antisociale e paranoide). Per poter contenere tali atti di violenza è possibile adottare delle strategie comportamentali e ambientali a partire dal tipo di stanza in cui si tiene il colloquio, la quale dovrebbe essere tranquilla e priva di trigger o elementi che possono suscitare intense stimolazioni, come di oggetti pericolosi. La distanza interpersonale è maggiore rispetto a quella con altri pazienti e il tono di voce come la postura dovrebbero essere rilassati. Inoltre, è importante chiarire sempre al paziente, con frasi chiare ma formali, cosa sta accadendo. In seguito è opportuno stabilire dei limiti accettabili di comportamento e dire al paziente che non ne sarà permessa la violazione, quindi incoraggiare l’espressione verbale dei sentimenti, degli stati d’animo, delle fantasie, anche se violente, al fine di scoraggiare gli acting-out. Una possibile interpretazione psicodinamica degli atti violenti è in relazione all’incapacità di mentalizzare e viene interpretata come un tentativo di eliminazione di esperienze psichiche intollerabili. La ridotta capacità di mentalizzare, di immaginarsi gli stati mentali dell’altro, riduce la capacità di inibire l’aggressività rappresentandosi la vittima come privo di sentimenti, pensieri e della capacità di una vera sofferenza. Infine è da considerare la terapia farmacologica di contenimento ad azione rapida che prevede l’utilizzo di Antipsicotici tipici ( Aloperidolo, Clorpromazina), Antipsicotici atipici (Olanzapina, Risperidone, Zuclopentixolo, Ziprasidone) e di Benzodiazepine (Lorazepam, Delorazepam, Diazepam)
30-mag-2012
Settore MED/25 - Psichiatria
Il paziente violento : invincibili emozioni o un pensiero contenitore per l'equipe ospedaliera? / C. Bressi. ((Intervento presentato al convegno La consultazione psichiatrica nell'ospedale generale tenutosi a Milano nel 2012.
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