L’aspetto nutrizionale è assolutamente di primo piano nella gestione del paziente epatopatico. Sebbene idealmente una dieta dovrebbe essere calibrata su di un specifico paziente, la presenza sul mercato di diete commerciali specifiche rappresenta certamente un ottimo punto di partenza per la gestione di cani e gatti con insufficienza epatica Due sono gli aspetti fondamentali della terapia dietetica: la conservazione di un elevato grado di appetibilità dell’alimento (in quanto i pazienti epatopatici sono spesso disoressici) ed un corretto apporto nutrizionale, in grado di sopperire ai deficit prodotti da una malattia a decorso cronico. Innanzitutto, in relazione alle difficoltà digestive di questi pazienti, è soltamente raccomandabile aumentare il numero di pasti quotidiani. Quindi la dieta deve fornire una quantità abbastanza elevata di energia, proveniente soprattutto da carboidrati e grassi. L’apporto proteico deve essere parzialmente ridotto, avendo cura di scegliere fonti ricche di aminoacidi essenziali in funzione della specie a cui è rivolta l’attenzione: ad esempio nei gatti è fondamentale assicurare un corretto apporto di taurina, arginina e niacina. Nonostante l’apporto proteico eccessivo possa essere ragionevolmente considerato responsabile dell’insorgenza di sindromi da encefalopatia epatica, a causa dell’iperammoniemia che si può sviluppare, molti ricercatori sostengono l’opportunità di non ridurre drasticamente la quota proteica della dieta al fine di non aggravare lo stato di malnutrizione. Molto importante è anche una corretta integrazione della dieta con oligoelementi e vitamine che risultano spesso essere deficitari nel paziente con insufficienza epatica. Infatti il malfunzionamento del fegato determina un’ alterata secrezione biliare con conseguenti fenomeni di malassorbimento, soprattutto di vitamine liposolubili. Ultimamente è stato assai rivalutato il ruolo dello zinco come regolatore dei meccanismi immunitari a livello epatico. Infine è molto importante limitare al massimo l’apporto di rame: in passato si riteneva che l’accumulo di tale elemento, a causa di difetti ereditari, fosse proprio di alcune forme di epatite caratteristiche di alcune razze (bedlington terrier, dobermann, west highland white terrier, ecc.). Attualmente, pur essendo state confermate anomalie ereditarie che in queste razze determinano livelli elevati di rame, si ritiene che l’accumulo di questo elemento sia legato a fenomeni di colestasi intraepatica secondari al disordine epatico.

Il supporto nutrizionale al paziente epatopatico / S. Faverzani. ((Intervento presentato al convegno Seminario Approccio Clinico alle Patologie Epatiche del Cane tenutosi a Sarzana (SP) nel 2007.

Il supporto nutrizionale al paziente epatopatico

S. Faverzani
Primo
2007

Abstract

L’aspetto nutrizionale è assolutamente di primo piano nella gestione del paziente epatopatico. Sebbene idealmente una dieta dovrebbe essere calibrata su di un specifico paziente, la presenza sul mercato di diete commerciali specifiche rappresenta certamente un ottimo punto di partenza per la gestione di cani e gatti con insufficienza epatica Due sono gli aspetti fondamentali della terapia dietetica: la conservazione di un elevato grado di appetibilità dell’alimento (in quanto i pazienti epatopatici sono spesso disoressici) ed un corretto apporto nutrizionale, in grado di sopperire ai deficit prodotti da una malattia a decorso cronico. Innanzitutto, in relazione alle difficoltà digestive di questi pazienti, è soltamente raccomandabile aumentare il numero di pasti quotidiani. Quindi la dieta deve fornire una quantità abbastanza elevata di energia, proveniente soprattutto da carboidrati e grassi. L’apporto proteico deve essere parzialmente ridotto, avendo cura di scegliere fonti ricche di aminoacidi essenziali in funzione della specie a cui è rivolta l’attenzione: ad esempio nei gatti è fondamentale assicurare un corretto apporto di taurina, arginina e niacina. Nonostante l’apporto proteico eccessivo possa essere ragionevolmente considerato responsabile dell’insorgenza di sindromi da encefalopatia epatica, a causa dell’iperammoniemia che si può sviluppare, molti ricercatori sostengono l’opportunità di non ridurre drasticamente la quota proteica della dieta al fine di non aggravare lo stato di malnutrizione. Molto importante è anche una corretta integrazione della dieta con oligoelementi e vitamine che risultano spesso essere deficitari nel paziente con insufficienza epatica. Infatti il malfunzionamento del fegato determina un’ alterata secrezione biliare con conseguenti fenomeni di malassorbimento, soprattutto di vitamine liposolubili. Ultimamente è stato assai rivalutato il ruolo dello zinco come regolatore dei meccanismi immunitari a livello epatico. Infine è molto importante limitare al massimo l’apporto di rame: in passato si riteneva che l’accumulo di tale elemento, a causa di difetti ereditari, fosse proprio di alcune forme di epatite caratteristiche di alcune razze (bedlington terrier, dobermann, west highland white terrier, ecc.). Attualmente, pur essendo state confermate anomalie ereditarie che in queste razze determinano livelli elevati di rame, si ritiene che l’accumulo di questo elemento sia legato a fenomeni di colestasi intraepatica secondari al disordine epatico.
6-mag-2007
dog; liver disease; nutrition
Settore VET/08 - Clinica Medica Veterinaria
Il supporto nutrizionale al paziente epatopatico / S. Faverzani. ((Intervento presentato al convegno Seminario Approccio Clinico alle Patologie Epatiche del Cane tenutosi a Sarzana (SP) nel 2007.
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