Il paper studia cause e conseguenze dei mutamenti nell’interazione e tolleranza reciproca fra le varie popolazioni metropolitane del centro storico genovese, proponendo una soluzione. Genova e in particolare il suo nucleo medievale si è sempre caratterizzata come accogliente in quanto porto aperto al Mediterraneo, singolare quindi che conflitti si registrino ora che il centro pare tornare a vivere. Gli autori descrivono la città mediterranea come caratterizzata da schema morfologico antiburgessiano (concentrazione al centro della residenza ricca, espulsione alla periferia degli strati marginali). Genova, nella sua duplice identità mediterranea e industriale, ha conosciuto però il degrado tanto delle periferie dormitorio, quanto del centro che dovrebbe essere cuore della città, principale fonte di identificazione, convertito in meta di flussi migratori dei nuovi marginali. Se nelle periferie si è tentato di correggere alcune situazioni attraverso strumenti di riqualificazione partecipata, lo stesso non può dirsi del centro storico, dove la recente riqualificazione si caratterizza come spontaneistica assenza di piano, divisa fra degrado e gentrification, teatro di scontro sulle diverse scelte d’uso dei quartieri fra abitanti e altre popolazioni metropolitane. La capacità inclusiva fondata su apertura e reinterpretazione degli stimoli estranei sembra non essere più valida per il centro storico, per quanto riguarda sia abitanti immigrati (mixofobia), sia city-users della movida. Il numero di abitanti stabili scende a vantaggio di nuove figure: immigrati per l’insediamento “povero”, studenti per quello da gentrification. Soprattutto, la gestione dei luoghi non dipende più solo dalle necessità degli abitanti, ma soprattutto da esigenze di chi ne fruisce. Gli abitanti lamentano sia il degrado sia il cambio d’uso non residenziale che accompagna la riqualificazione. L’utilizzo da parte di giovani non residenti porta con sé rivitalizzazione, sicurezza e ritorno di servizi di prossimità, ma la percezione degli abitanti stabili, spesso di età avanzata, si ferma al baccano notturno e alla richiesta di servizi illegali offerti da immigrati provenienti dall’altra costa del Mediterraneo, prefigurando scontri fra generazioni, popolazioni metropolitane e culture diverse. Le risposte amministrative sembrano guidate da “un colpo al cerchio e uno alla botte” scontentando tutti, mentre il coinvolgimento attivo di tutte le parti coinvolte nei processi di gestione urbana potrebbe essere la via per giungere al compromesso.
Scontro fra popolazioni metropolitane e democrazia partecipativa. Una possibile risposta alla crisi dell’accoglienza “mediterranea” nel centro storico genovese / V. Lastrico. ((Intervento presentato al convegno Med.Net.Eu New potential sectors for spatial and environmental reactivation related to new competitive quality scenarios tenutosi a Genova nel 2012.
Scontro fra popolazioni metropolitane e democrazia partecipativa. Una possibile risposta alla crisi dell’accoglienza “mediterranea” nel centro storico genovese
V. LastricoPrimo
2012
Abstract
Il paper studia cause e conseguenze dei mutamenti nell’interazione e tolleranza reciproca fra le varie popolazioni metropolitane del centro storico genovese, proponendo una soluzione. Genova e in particolare il suo nucleo medievale si è sempre caratterizzata come accogliente in quanto porto aperto al Mediterraneo, singolare quindi che conflitti si registrino ora che il centro pare tornare a vivere. Gli autori descrivono la città mediterranea come caratterizzata da schema morfologico antiburgessiano (concentrazione al centro della residenza ricca, espulsione alla periferia degli strati marginali). Genova, nella sua duplice identità mediterranea e industriale, ha conosciuto però il degrado tanto delle periferie dormitorio, quanto del centro che dovrebbe essere cuore della città, principale fonte di identificazione, convertito in meta di flussi migratori dei nuovi marginali. Se nelle periferie si è tentato di correggere alcune situazioni attraverso strumenti di riqualificazione partecipata, lo stesso non può dirsi del centro storico, dove la recente riqualificazione si caratterizza come spontaneistica assenza di piano, divisa fra degrado e gentrification, teatro di scontro sulle diverse scelte d’uso dei quartieri fra abitanti e altre popolazioni metropolitane. La capacità inclusiva fondata su apertura e reinterpretazione degli stimoli estranei sembra non essere più valida per il centro storico, per quanto riguarda sia abitanti immigrati (mixofobia), sia city-users della movida. Il numero di abitanti stabili scende a vantaggio di nuove figure: immigrati per l’insediamento “povero”, studenti per quello da gentrification. Soprattutto, la gestione dei luoghi non dipende più solo dalle necessità degli abitanti, ma soprattutto da esigenze di chi ne fruisce. Gli abitanti lamentano sia il degrado sia il cambio d’uso non residenziale che accompagna la riqualificazione. L’utilizzo da parte di giovani non residenti porta con sé rivitalizzazione, sicurezza e ritorno di servizi di prossimità, ma la percezione degli abitanti stabili, spesso di età avanzata, si ferma al baccano notturno e alla richiesta di servizi illegali offerti da immigrati provenienti dall’altra costa del Mediterraneo, prefigurando scontri fra generazioni, popolazioni metropolitane e culture diverse. Le risposte amministrative sembrano guidate da “un colpo al cerchio e uno alla botte” scontentando tutti, mentre il coinvolgimento attivo di tutte le parti coinvolte nei processi di gestione urbana potrebbe essere la via per giungere al compromesso.File | Dimensione | Formato | |
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