Scopo del lavoro. La leucemia linfocitica cronica (CLL) è una patologia ematologica frequente nel cane e generalmente caratterizzato da tempi di sopravvivenza piuttosto lunghi e da un decorso indolente (Helfand e Modiano, 2000; Workman e Vernau, 2003), sebbene non vi siano studi su estesa casistica che ne definiscano in modo univoco i fattori prognostici. A differenza della medicina umana, nella quale le CLL sono unicamente neoplasie delle cellule B, nel cane le cellule mostrano generalmente un fenotipo T (CD3+CD8+) o più raramente B (CD21+) (Vernau e Moore, 1999). In medicina umana sono stati identificati diversi fattori prognostici, tra quali la presenza di più del 10% di prolinfociti, anemia e trombocitopenia, l’incremento rapido del numero di linfociti, nonchè l’espressione di caratteristici markers molecolari o alterazioni citogenetiche (Binet et al., 1981; Rai et al., 1987). Nel cane, la maggior parte degli oncologi risulta concorde nel ritenere indispensabile l’approccio chemioterapico solo in presenza di sintomi clinici evidenti o di gravi anemia e leucocitosi, anche se non esistono, a tutt’oggi, linee guida a riguardo. Scopo del presente studio retrospettivo è identificare se alcuni parametri, tra i quali l’immunofenotipo citofluorimetrico delle cellule neoplastiche, possono essere considerati fattori prognostici nelle leucemie linfocitiche croniche del cane. Si è voluto inoltre verificare se l’approccio terapeutico utilizzato fosse correlate alla sopravvivenza. Materiali e metodi. Sono stati esaminati 43 cani sottoposti ad immunofenotipizzazione mediante citofluorimetria del sangue periferico. I criteri di inclusione comprendevano: una diagnosi finale di CLL ottenuta mediante valutazione ematologica ed immunofenotipica, l’esclusione di patologie confondenti quali ehrlichiosi, leishmaniosi o di altre neoplasie quali linfoma e mieloma multiplo, la disponibilità di dati clinici e di un completo follow-up, la disponibilità di almeno uno striscio ematico di buona qualità per la rivalutazione. La sopravvivenza dal momento della diagnosi è stata valutata mediante curve di Kaplan-Meier e analisi multivariata secondo Cox, sia considerando tutti i casi sia raggruppandoli per differente immunofenotipo. Sono state prese in considerazione le seguenti variabili: immunofenotipo, età alla diagnosi, ematocrito, numero assoluto di linfociti e tipo di terapia ricevuta (nessuna terapia, solo corticosteroidi, corticosteroidi + chemioterapia antineoplastica). Risultati. 43 casi soddisfacevano i criteri di inclusione: 19 cani con T-CLL (CD3+CD8+), 17 cani con B-CLL (CD21+) e 7 casi con fenotipi atipici (3 CD3-CD8+, 2 CD3+ CD4- CD8-, 1 CD3+ CD4+ CD8+ and 1 CD3+ CD21+). Tra tutte le variabili esaminate solo l’immunofenotipo è risultato correlato con la sopravvivenza. In particolare i cani con T-CLL avevano una probabilità rispettivamente circa 3 volte e 19 volte superiore di morire rispetto a quelli con B-CLL e con CLL atipiche con tempi di sopravvivenza mediana per le T-CLL, le B-CLL e le CLL atipiche rispettivamente di 930, 480 e 22 giorni. La giovane età dei soggetti (<8 anni) risultava essere correlate con una sopravvivenza più breve solo nelle B-CLL mentre la presenza di anemia era un fattore prognostico sfavorevole solo nelle T-CLL. Al contrario la presenza di prolinfociti, ed il differente approccio terapeutico non sono risultati correlate con significative variazioni della sopravvivenza dei soggetti. Conclusioni. Il presente lavoro risulta essere il primo tentativo di definire aspetti prognostici nella CLL del cane. Alcuni dei fattori prognostici identificati nell’uomo non sono risultati legati a differente sopravvivenza nel cane (Zwiebel et al., 1998) in cui il fattore maggiormente predittivo risulta essere l’immunofenotipo. A tutt’oggi nessun autore ha mai evidenziato correlazioni tra i differenti fenotipi e la sopravvivenza dei soggetti, tuttavia la distinzione tra T-CLL e CLL atipiche non è mai stata proposta ed i dati clinici e di follow-up sono sempre stati piuttosto scarsi e frammentari. Il presente lavoro evidenzia la necessità di utilizzare le più moderne indagini diagnostiche diponibili per poter definire il comportamento biologico delle neoplasie ematologiche analogamente a quanto da anni effettuato in medicina umana.
L’immunofenotipo è un fattore prognostico nelle leucemie linfocitiche croniche nel cane / V. Martini, M.E. Gelain, F. Riondato, L. Marconato, D. Stefanello, M. Mortarino, S. Comazzi. ((Intervento presentato al 65. convegno Congresso internazionale multisala SCIVAC tenutosi a Rimini nel 2010.
L’immunofenotipo è un fattore prognostico nelle leucemie linfocitiche croniche nel cane
V. MartiniPrimo
;M.E. GelainSecondo
;D. Stefanello;M. MortarinoPenultimo
;S. ComazziUltimo
2010
Abstract
Scopo del lavoro. La leucemia linfocitica cronica (CLL) è una patologia ematologica frequente nel cane e generalmente caratterizzato da tempi di sopravvivenza piuttosto lunghi e da un decorso indolente (Helfand e Modiano, 2000; Workman e Vernau, 2003), sebbene non vi siano studi su estesa casistica che ne definiscano in modo univoco i fattori prognostici. A differenza della medicina umana, nella quale le CLL sono unicamente neoplasie delle cellule B, nel cane le cellule mostrano generalmente un fenotipo T (CD3+CD8+) o più raramente B (CD21+) (Vernau e Moore, 1999). In medicina umana sono stati identificati diversi fattori prognostici, tra quali la presenza di più del 10% di prolinfociti, anemia e trombocitopenia, l’incremento rapido del numero di linfociti, nonchè l’espressione di caratteristici markers molecolari o alterazioni citogenetiche (Binet et al., 1981; Rai et al., 1987). Nel cane, la maggior parte degli oncologi risulta concorde nel ritenere indispensabile l’approccio chemioterapico solo in presenza di sintomi clinici evidenti o di gravi anemia e leucocitosi, anche se non esistono, a tutt’oggi, linee guida a riguardo. Scopo del presente studio retrospettivo è identificare se alcuni parametri, tra i quali l’immunofenotipo citofluorimetrico delle cellule neoplastiche, possono essere considerati fattori prognostici nelle leucemie linfocitiche croniche del cane. Si è voluto inoltre verificare se l’approccio terapeutico utilizzato fosse correlate alla sopravvivenza. Materiali e metodi. Sono stati esaminati 43 cani sottoposti ad immunofenotipizzazione mediante citofluorimetria del sangue periferico. I criteri di inclusione comprendevano: una diagnosi finale di CLL ottenuta mediante valutazione ematologica ed immunofenotipica, l’esclusione di patologie confondenti quali ehrlichiosi, leishmaniosi o di altre neoplasie quali linfoma e mieloma multiplo, la disponibilità di dati clinici e di un completo follow-up, la disponibilità di almeno uno striscio ematico di buona qualità per la rivalutazione. La sopravvivenza dal momento della diagnosi è stata valutata mediante curve di Kaplan-Meier e analisi multivariata secondo Cox, sia considerando tutti i casi sia raggruppandoli per differente immunofenotipo. Sono state prese in considerazione le seguenti variabili: immunofenotipo, età alla diagnosi, ematocrito, numero assoluto di linfociti e tipo di terapia ricevuta (nessuna terapia, solo corticosteroidi, corticosteroidi + chemioterapia antineoplastica). Risultati. 43 casi soddisfacevano i criteri di inclusione: 19 cani con T-CLL (CD3+CD8+), 17 cani con B-CLL (CD21+) e 7 casi con fenotipi atipici (3 CD3-CD8+, 2 CD3+ CD4- CD8-, 1 CD3+ CD4+ CD8+ and 1 CD3+ CD21+). Tra tutte le variabili esaminate solo l’immunofenotipo è risultato correlato con la sopravvivenza. In particolare i cani con T-CLL avevano una probabilità rispettivamente circa 3 volte e 19 volte superiore di morire rispetto a quelli con B-CLL e con CLL atipiche con tempi di sopravvivenza mediana per le T-CLL, le B-CLL e le CLL atipiche rispettivamente di 930, 480 e 22 giorni. La giovane età dei soggetti (<8 anni) risultava essere correlate con una sopravvivenza più breve solo nelle B-CLL mentre la presenza di anemia era un fattore prognostico sfavorevole solo nelle T-CLL. Al contrario la presenza di prolinfociti, ed il differente approccio terapeutico non sono risultati correlate con significative variazioni della sopravvivenza dei soggetti. Conclusioni. Il presente lavoro risulta essere il primo tentativo di definire aspetti prognostici nella CLL del cane. Alcuni dei fattori prognostici identificati nell’uomo non sono risultati legati a differente sopravvivenza nel cane (Zwiebel et al., 1998) in cui il fattore maggiormente predittivo risulta essere l’immunofenotipo. A tutt’oggi nessun autore ha mai evidenziato correlazioni tra i differenti fenotipi e la sopravvivenza dei soggetti, tuttavia la distinzione tra T-CLL e CLL atipiche non è mai stata proposta ed i dati clinici e di follow-up sono sempre stati piuttosto scarsi e frammentari. Il presente lavoro evidenzia la necessità di utilizzare le più moderne indagini diagnostiche diponibili per poter definire il comportamento biologico delle neoplasie ematologiche analogamente a quanto da anni effettuato in medicina umana.Pubblicazioni consigliate
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