Fino ad alcuni decenni fa, la crisi del 1630 aveva proiettato la sua immagine di declino e di recessione sull'intera economia della Lombardia spagnola, finendo per estendervi un segno indistintamente negativo per tutto il periodo della dominazione degli Austrias. Nel corso degli ultimi anni la crisi del XVII è stata al centro di un profondo lavoro di revisione storica (sia nella sua dimensione europea che in quella italiana e lombarda) che ne ha sempre più evidenziato gli aspetti di ristrutturazione e di cambiamento piuttosto che quelli di involuzione. Il saggio discute quindi questa reinterpretazione alla luce di nuove acquisizione documentarie, soprattutto in relazione all'organizzazione del lavoro, in cui la progressiva marginalizzazione della forma corporativa corrisponde non al tramonto manifatturiero quanto alla sua integrazione con forme di lavoro diffuse nei contadi. Si argomenta quindi come la "crisi" ritrovi la sua espressione etimologica di punto di svolta e il Seicento non appaia più come il secolo del declino senza ritorno, ma come una fase di riorganizzazione e di ridefinizione dell'equilibrio economico regionale sui punti di forza dell'esportazione di semilavorati (filato serico) e di prodotti agricoli, oltre che di servizi finanziari.
La “ridefinizione” dell’economia / G. De Luca - In: Grandezza e Splendori della Lombardia spagnola, 1535-1701Milano : Skira, 2002. - ISBN 8884912687. - pp. 85-95
La “ridefinizione” dell’economia
G. De LucaPrimo
2002
Abstract
Fino ad alcuni decenni fa, la crisi del 1630 aveva proiettato la sua immagine di declino e di recessione sull'intera economia della Lombardia spagnola, finendo per estendervi un segno indistintamente negativo per tutto il periodo della dominazione degli Austrias. Nel corso degli ultimi anni la crisi del XVII è stata al centro di un profondo lavoro di revisione storica (sia nella sua dimensione europea che in quella italiana e lombarda) che ne ha sempre più evidenziato gli aspetti di ristrutturazione e di cambiamento piuttosto che quelli di involuzione. Il saggio discute quindi questa reinterpretazione alla luce di nuove acquisizione documentarie, soprattutto in relazione all'organizzazione del lavoro, in cui la progressiva marginalizzazione della forma corporativa corrisponde non al tramonto manifatturiero quanto alla sua integrazione con forme di lavoro diffuse nei contadi. Si argomenta quindi come la "crisi" ritrovi la sua espressione etimologica di punto di svolta e il Seicento non appaia più come il secolo del declino senza ritorno, ma come una fase di riorganizzazione e di ridefinizione dell'equilibrio economico regionale sui punti di forza dell'esportazione di semilavorati (filato serico) e di prodotti agricoli, oltre che di servizi finanziari.Pubblicazioni consigliate
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