Migliorare l’assistenza alla maternità, o conciliarla con i nostri valori umani non è un’operazione semplice né complicata. È, piuttosto un problema complesso Murray Enkin, Marc Keirse, Ian Chalmers Dagli anni Ottanta, epoca del “boom tecnologico” nel settore materno infantile, alle sensazioni riferite dalla donna gravida venivano preferite le informazioni fornite dai macchinari posti al suo controllo. In un ambiente simile il parto non seguiva più i suoi ritmi, ma si interveniva per accorciare i tempi del processo del parto: più il personale interveniva a modificare il processo naturale, più si attivava un interventismo a cui difficilmente si poneva un limite. Da allora qualcosa è cambiato, da una visione tecnocratica si è passati a una umanistica in cui viene distinta la patologia dalla fisiologia, per cui il medico tendenzialmente lascia all’operato dell’ostetrica tutte le donne definite fisiologiche. Coinvolta in maniera maggiore nella conduzione del travaglio e del parto, l’ostetrica tenta di stabilire una relazione personale più stretta con le donne partorienti, creando con loro possibilità d’incontro prima del parto, attraverso i corsi di accompagnamento alla nascita. D’altra parte, molte volte sentiamo parlare di un aumento interventismo legato al fatto che, oggi, le donne “vogliono”, e anzi, “richiedono” il taglio cesareo ritenuto dal loro punto di vista, la modalità di parto che più le soddisfa. Oltre al taglio cesareo possiamo includere anche la parto analgesia, la somministrazione di ossitocina per “accelerare” i tempi del travaglio e quindi tutti gli interventi che, a cascata, influenzano l’evento nascita. Sembra quindi vi sia un revival degli anni Ottanta ma che a richiedere tutto siano oggi le donne più che il personale legato all’assistenza delle partorienti. Tutte le donne in gravidanza devono ricevere supporto e informazioni, basate su prove di efficacia, riguardo la loro condizione in modo da affievolire la paura del parto, l’ansia legata a un qualcosa di ancora ignoto ma soprattutto per favorire la conoscenza e la personale decisione della donna, al fine di migliorare la soddisfazione di quest’ultima riguardo l’esperienza del parto. I dati disponibili confermano, per quanto riguarda il taglio cesareo e, in generale l’assistenza in gravidanza e al parto, l’aumento in Italia del ricorso a una serie di procedure la cui utilità non è basata su evidenze scientifiche e non è sostenuta da un reale aumento delle condizioni di rischio. Il loro utilizzo è spesso totalmente indipendente dalle caratteristiche socio-demografiche delle donne e dalle loro condizioni cliniche ed è invece associato principalmente alla disponibilità delle strutture coinvolte e alla loro organizzazione. (Accordo Stato Regioni 16 dicembre 2010) Scopo di questa tesi è quindi quello di creare uno strumento utile al fine di comprendere se ciò che le donne desiderano nel momento in cui si approcciano alla struttura ospedaliera in cui partoriranno corrisponde a ciò che effettivamente incontrano all’interno della stessa, durante il percorso che le porterà al parto, in modo da identificare gli aspetti sui quali intervenire per potersi avvicinare sempre di più alle loro aspettative. Per fare ciò è stato costruito un questionario per poter indagare la customer satisfaction all’interno dell’area materno infantile dell’Azienda Ospedaliera San Paolo di Milano, struttura ospedaliera ove si è svolta lo studio

La qualità percepita in ostetricia : creazione di uno strumento per confrontare le aspettative delle donne sull'evento nascita con l'esperienza reale / A.G. Zaffaroni, P.A. Mauri, S. Zorzan. - Milano : Università degli Studi di Milano, 2012 Mar.

La qualità percepita in ostetricia : creazione di uno strumento per confrontare le aspettative delle donne sull'evento nascita con l'esperienza reale

P.A. Mauri
Secondo
;
S. Zorzan
Ultimo
2012

Abstract

Migliorare l’assistenza alla maternità, o conciliarla con i nostri valori umani non è un’operazione semplice né complicata. È, piuttosto un problema complesso Murray Enkin, Marc Keirse, Ian Chalmers Dagli anni Ottanta, epoca del “boom tecnologico” nel settore materno infantile, alle sensazioni riferite dalla donna gravida venivano preferite le informazioni fornite dai macchinari posti al suo controllo. In un ambiente simile il parto non seguiva più i suoi ritmi, ma si interveniva per accorciare i tempi del processo del parto: più il personale interveniva a modificare il processo naturale, più si attivava un interventismo a cui difficilmente si poneva un limite. Da allora qualcosa è cambiato, da una visione tecnocratica si è passati a una umanistica in cui viene distinta la patologia dalla fisiologia, per cui il medico tendenzialmente lascia all’operato dell’ostetrica tutte le donne definite fisiologiche. Coinvolta in maniera maggiore nella conduzione del travaglio e del parto, l’ostetrica tenta di stabilire una relazione personale più stretta con le donne partorienti, creando con loro possibilità d’incontro prima del parto, attraverso i corsi di accompagnamento alla nascita. D’altra parte, molte volte sentiamo parlare di un aumento interventismo legato al fatto che, oggi, le donne “vogliono”, e anzi, “richiedono” il taglio cesareo ritenuto dal loro punto di vista, la modalità di parto che più le soddisfa. Oltre al taglio cesareo possiamo includere anche la parto analgesia, la somministrazione di ossitocina per “accelerare” i tempi del travaglio e quindi tutti gli interventi che, a cascata, influenzano l’evento nascita. Sembra quindi vi sia un revival degli anni Ottanta ma che a richiedere tutto siano oggi le donne più che il personale legato all’assistenza delle partorienti. Tutte le donne in gravidanza devono ricevere supporto e informazioni, basate su prove di efficacia, riguardo la loro condizione in modo da affievolire la paura del parto, l’ansia legata a un qualcosa di ancora ignoto ma soprattutto per favorire la conoscenza e la personale decisione della donna, al fine di migliorare la soddisfazione di quest’ultima riguardo l’esperienza del parto. I dati disponibili confermano, per quanto riguarda il taglio cesareo e, in generale l’assistenza in gravidanza e al parto, l’aumento in Italia del ricorso a una serie di procedure la cui utilità non è basata su evidenze scientifiche e non è sostenuta da un reale aumento delle condizioni di rischio. Il loro utilizzo è spesso totalmente indipendente dalle caratteristiche socio-demografiche delle donne e dalle loro condizioni cliniche ed è invece associato principalmente alla disponibilità delle strutture coinvolte e alla loro organizzazione. (Accordo Stato Regioni 16 dicembre 2010) Scopo di questa tesi è quindi quello di creare uno strumento utile al fine di comprendere se ciò che le donne desiderano nel momento in cui si approcciano alla struttura ospedaliera in cui partoriranno corrisponde a ciò che effettivamente incontrano all’interno della stessa, durante il percorso che le porterà al parto, in modo da identificare gli aspetti sui quali intervenire per potersi avvicinare sempre di più alle loro aspettative. Per fare ciò è stato costruito un questionario per poter indagare la customer satisfaction all’interno dell’area materno infantile dell’Azienda Ospedaliera San Paolo di Milano, struttura ospedaliera ove si è svolta lo studio
mar-2012
customer satisfaction ; midwifery
Settore MED/47 - Scienze Infermieristiche Ostetrico-Ginecologiche
Working Paper
La qualità percepita in ostetricia : creazione di uno strumento per confrontare le aspettative delle donne sull'evento nascita con l'esperienza reale / A.G. Zaffaroni, P.A. Mauri, S. Zorzan. - Milano : Università degli Studi di Milano, 2012 Mar.
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