A fronte di studi entusiastici sulla democrazia partecipativa e deliberativa, altrettante ricerche intendono dimostrare la marginalità di tali fenomeni in situazioni di post-democrazia o stealth democracy, in cui gli individui, lungi dal prendere parte attiva al policy-making, non sarebbero disposti a sostenere la conflittualità insita nelle scelte pubbliche. Situazioni in cui il conflitto coinvolge alcuni attori per il mero fatto di essere situati localmente, come nei conflitti ambientali, o funzionalmente, come nel precariato, vengono invece additate, rispettivamente, di sindrome Nimby e difficoltà ad uscire dall’individualismo e privatismo insiti in forme contrattuali flessibili. Con una prospettiva più equilibrata si può tuttavia notare come, in entrambi i casi, si registrino storie di successo: aggregazione, azione collettiva efficace, sorgere di soggetti politici alternativi, risalita in generalità, e soprattutto sperimentazione di repertori d’azione creativi ed autonomi rispetto agli attori tradizionali. Il riferimento è ai No-Tav valsusini e ai precari dell’Istat, che a partire da una condizione materiale che li toccava da vicino sono riusciti a costruire una coscienza collettiva (di luogo, di “classe”), autonoma dalla controparte ma anche dagli attori che si ponevano come loro rappresentanti: amministratori locali, partiti ed associazioni nel primo caso, sindacati confederali e partiti del centrosinistra nel secondo. Questo contributo applica i concetti della frame-analysis e relative tecniche, sia qualitative (ricostruzione induttiva dei frames, analisi delle giustificazioni) che quantitative (data-mining: cluster-analysis, analisi delle corrispondenze), ai documenti prodotti rispettivamente: -dai Comitati No-Tav e, per comparazione, da tutti gli stakeholders della vicenda (1990-2011), approfondendo in particolare l’evolversi del rapporto con sindaci, partiti della sinistra ed associazioni ambientaliste. La comparazione si allarga poi ai comitati francesi contro la stessa opera, che si discostano da quelli italiani per la natura di lobbies con piena fiducia negli eletti locali, piuttosto che porsi come soggetto autonomo e sfida per un diverso modello di democrazia; -dal Coordinamento Precari Istat, prendendo come comparazione, nello stesso istituto e periodo (2004-2009), quelli del sindacato di base Rdb-Cub, riconosciuto come affidabile dal coordinamento, e dal sindacato confederale più vicino politicamente a quest’ultimo, e forse per questo più contestato, la Cgil. Si ricostruiscono così in maniera diacronica e comparata: la componente diagnostica delle argomentazioni, ossia la definizione del problema che danno gli attori, e le costruzioni identitarie che ne derivano; quella prognostica, cioè le soluzioni prospettate al problema così diagnosticato; quella motivazionale come spinta all’azione collettiva sulla ba-se delle dimensioni precedenti. Ciò per dimostrare come il loro successo sia da addebitare, controintuitivamente rispetto a quanto solitamente sostenuto, proprio all’auto-organizzazione e rifiuto di ogni delega. Si analizza poi il pro-cesso di frame-extension ad altre dispute verso un meta-frame slegato dal caso particolare, che amplia numero di attori che possono riferirvisi e capacità di mobilitazione. Si sottolineano le affinità fra i due casi d’indagine rispetto a cosa viene diagnosticato come problema: non tanto la singola infrastruttura o scelta precarizzante, bensì la “logica egemonica neoliberista” che imporrebbe l’una e l’altra. Per decostruire la quale i nuovi soggetti sentono di non poter fare affidamento sulla tradizionale rappresentanza po-litica e sindacale nelle arene istituzionali, che nella loro ottica si muoverebbero pienamente all’interno di essa, riproponendola attraverso processi decisionali verticistici e top-down che precludono l’esplorazione di vie alternative. L’inquadramento cognitivo starebbe dunque alla base dell’auto-organizzazione dal basso, che rifiuta di delegare e che, vista la generalità, non tarda ad allargarsi ad altre tematiche e soggetti, sino a creare networks nazionali (Patto di solidarietà e mutuo soccorso, Coordinamento nazionale dei precari) e transnazionali (firmatari della Carta di Hendaye). E ad investire il concetto di beni comuni, il mutamento tanto della democrazia quanto del modello di sviluppo portato avanti dal basso attraverso concetti ed azioni non convenzionali, più vicini alla quotidianità che alla politics classica.

Movimenti di successo : fuori da ogni delega, fuori dalla logica egemonica : quadri cognitivi e schemi d’azione di comitati No-Tav e precari della ricerca / V. Lastrico. ((Intervento presentato al 25. convegno Convegno SISP tenutosi a Palermo nel 2011.

Movimenti di successo : fuori da ogni delega, fuori dalla logica egemonica : quadri cognitivi e schemi d’azione di comitati No-Tav e precari della ricerca

V. Lastrico
Primo
2011

Abstract

A fronte di studi entusiastici sulla democrazia partecipativa e deliberativa, altrettante ricerche intendono dimostrare la marginalità di tali fenomeni in situazioni di post-democrazia o stealth democracy, in cui gli individui, lungi dal prendere parte attiva al policy-making, non sarebbero disposti a sostenere la conflittualità insita nelle scelte pubbliche. Situazioni in cui il conflitto coinvolge alcuni attori per il mero fatto di essere situati localmente, come nei conflitti ambientali, o funzionalmente, come nel precariato, vengono invece additate, rispettivamente, di sindrome Nimby e difficoltà ad uscire dall’individualismo e privatismo insiti in forme contrattuali flessibili. Con una prospettiva più equilibrata si può tuttavia notare come, in entrambi i casi, si registrino storie di successo: aggregazione, azione collettiva efficace, sorgere di soggetti politici alternativi, risalita in generalità, e soprattutto sperimentazione di repertori d’azione creativi ed autonomi rispetto agli attori tradizionali. Il riferimento è ai No-Tav valsusini e ai precari dell’Istat, che a partire da una condizione materiale che li toccava da vicino sono riusciti a costruire una coscienza collettiva (di luogo, di “classe”), autonoma dalla controparte ma anche dagli attori che si ponevano come loro rappresentanti: amministratori locali, partiti ed associazioni nel primo caso, sindacati confederali e partiti del centrosinistra nel secondo. Questo contributo applica i concetti della frame-analysis e relative tecniche, sia qualitative (ricostruzione induttiva dei frames, analisi delle giustificazioni) che quantitative (data-mining: cluster-analysis, analisi delle corrispondenze), ai documenti prodotti rispettivamente: -dai Comitati No-Tav e, per comparazione, da tutti gli stakeholders della vicenda (1990-2011), approfondendo in particolare l’evolversi del rapporto con sindaci, partiti della sinistra ed associazioni ambientaliste. La comparazione si allarga poi ai comitati francesi contro la stessa opera, che si discostano da quelli italiani per la natura di lobbies con piena fiducia negli eletti locali, piuttosto che porsi come soggetto autonomo e sfida per un diverso modello di democrazia; -dal Coordinamento Precari Istat, prendendo come comparazione, nello stesso istituto e periodo (2004-2009), quelli del sindacato di base Rdb-Cub, riconosciuto come affidabile dal coordinamento, e dal sindacato confederale più vicino politicamente a quest’ultimo, e forse per questo più contestato, la Cgil. Si ricostruiscono così in maniera diacronica e comparata: la componente diagnostica delle argomentazioni, ossia la definizione del problema che danno gli attori, e le costruzioni identitarie che ne derivano; quella prognostica, cioè le soluzioni prospettate al problema così diagnosticato; quella motivazionale come spinta all’azione collettiva sulla ba-se delle dimensioni precedenti. Ciò per dimostrare come il loro successo sia da addebitare, controintuitivamente rispetto a quanto solitamente sostenuto, proprio all’auto-organizzazione e rifiuto di ogni delega. Si analizza poi il pro-cesso di frame-extension ad altre dispute verso un meta-frame slegato dal caso particolare, che amplia numero di attori che possono riferirvisi e capacità di mobilitazione. Si sottolineano le affinità fra i due casi d’indagine rispetto a cosa viene diagnosticato come problema: non tanto la singola infrastruttura o scelta precarizzante, bensì la “logica egemonica neoliberista” che imporrebbe l’una e l’altra. Per decostruire la quale i nuovi soggetti sentono di non poter fare affidamento sulla tradizionale rappresentanza po-litica e sindacale nelle arene istituzionali, che nella loro ottica si muoverebbero pienamente all’interno di essa, riproponendola attraverso processi decisionali verticistici e top-down che precludono l’esplorazione di vie alternative. L’inquadramento cognitivo starebbe dunque alla base dell’auto-organizzazione dal basso, che rifiuta di delegare e che, vista la generalità, non tarda ad allargarsi ad altre tematiche e soggetti, sino a creare networks nazionali (Patto di solidarietà e mutuo soccorso, Coordinamento nazionale dei precari) e transnazionali (firmatari della Carta di Hendaye). E ad investire il concetto di beni comuni, il mutamento tanto della democrazia quanto del modello di sviluppo portato avanti dal basso attraverso concetti ed azioni non convenzionali, più vicini alla quotidianità che alla politics classica.
2011
rappresentanza politica ; rappresentanza sindacale ; rappresentanza locale ; movimenti ; modello di sviluppo ; frame analysis ; No-Tav ; precari della ricerca ; precarietà ; Nimby ; protesta ; concertazione ; rappresentanza ; delega ; logica egemonica ; quadri cognitivi ; movimenti sociali ; repertori d'azione ; azione collettiva ; conflitto ; auto-organizzazione ; bottom-up
Settore SPS/04 - Scienza Politica
Settore SPS/11 - Sociologia dei Fenomeni Politici
Settore SPS/09 - Sociologia dei Processi economici e del Lavoro
Società Italiana di Scienza Politica
Movimenti di successo : fuori da ogni delega, fuori dalla logica egemonica : quadri cognitivi e schemi d’azione di comitati No-Tav e precari della ricerca / V. Lastrico. ((Intervento presentato al 25. convegno Convegno SISP tenutosi a Palermo nel 2011.
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