Centocinquanta anni fa in Italia c'erano 25 milioni di abitanti, l'aspettativa di vita era di 33 anni, le condizioni igienico sanitarie erano scarse e il 45% dei bambini moriva sotto i cinque anni di età. Al momento dell’Unità d’Italia esistevano tanti sistemi di amministrazione sanitaria quanti erano gli stati preunitari e con forti disparità che sono scomparse molto lentamente. Si sono succeduti diversi progetti di legge nei trent’anni che vanno dall’Unità alla prima legge di riforma sanitaria approvata. Nel periodo che intercorse fra l’unificazione del Regno d’Italia (discorso della corona – 18 febbraio 1861) e l’approvazione della prima legge di Sanità pubblica (22 dicembre 1888) si possono distinguere tre fasi principali: a) nella prima fase predominano a lungo – per un decennio e oltre – i moventi sanitari e burocratico-amministrativi sollevati dall’unificazione: il Regno del Piemonte, il Regno lombardo-veneto, il Regno delle due Sicilie e lo Stato pontificio possedevano di fatto strutture e organizzazioni amministrative e sanitarie più o meno incomplete e non di rado poco o male operanti – specialmente nelle province dell’Italia meridionale e centrale – in genere fortemente impegnate anche economicamente nella lotta contro la malaria, le malattie da malnutrizione e la malattie infettive, in particolare il colera che allora infieriva con ricorrenti epidemie; b) nella seconda fase, che in parte si sovrappone alla prima, maturano ed emergono le motivazioni e le spinte di indole sociale: Agostino Bertani, per incarico del Ministro Depretis, prepara il progetto di codice per la pubblica igiene a conclusione di memorabili indagini e rilevazioni che documentano le deplorevoli condizioni in cui vivono e lavorano le popolazioni dei piccoli comuni per quanto attiene il degrado dell’ambiente fisico, lo stato quanto mai precario delle abitazioni, le carenze alimentari, l’inefficienza dei servizi d’igiene pubblica, la scarsa o nulla conoscenza di elementari norme d’igiene personale e generale, ecc.; e nel 1884 presenta quel progetto accompagnato da una relazione nella quale afferma che “lo Stato per vigilare e tutelare la pubblica salute deve prevenire ogni possibile influenza malefica e provvedervi poi”, che lo Stato deve curare la pubblica salute dei Comuni che sono “i pupilli dello Stato per importanza economica mentre sono i principali ed assidui produttori della ricchezza nazionale”, che “il lavoratore è una forza produttiva della nazione”. Le indagini e le rilevazioni qui sopra considerate memorabili sono l’inchiesta sull’igiene rurale compiuta nell’ambito dell’inchiesta agraria deliberata dal Parlamento nel 1876 e la raccolta di dati e giudizi dei medici condotti interpellati con un questionario compilato da Bertani; la qualifica di memorabili si giustifica con la novità e l’ampiezza delle indicazioni e delle proposte che suggerirono il tema della prevenzione e di un responsabile coinvolgimento nella medesima dello Stato, subito recepite e poste a base del progetto di codice per la pubblica igiene. Bertani patrocinò ed eseguì queste indagini con assoluta dedizione non senza notevoli difficoltà e sacrifici, avvalorando con sopralluoghi e riscontri le segnalazioni inviate dai medici. c) Nel terzo conclusivo periodo – il più breve (dal 1884 al 1888) – Francesco Crispi e Luigi Pagliani, tenendo conto della osservazioni e segnalazioni derivanti dal lungo lavoro preparatorio, conciliarono le istanze sanitarie e sociali con le esigenze politiche e burocratico-amministrative del governo del Paese. Prese così corpo e veste definitiva, attraverso ampie discussioni nel Senato e alla Camera – delle quali danno esauriente conto le monografie ufficiali del Ministero della Sanità – la prima legge di Sanità pubblica. Riteniamo utile presentare la peculiare figura di Agostino Bertani, autore del progetto di studio e di riforma commissionato da Depretis e purtroppo affossato con la morta del committente. Il suo percorso di analisi, molto strutturato e attuato con grande scrupolosità, ha ben evidenziato il ruolo marginale affidato agli igienisti, relegati a consulenti a titolo gratuito di consigli provinciali e circondariali, e ai medici condotti, semplici consiglieri di assessori comunali e sindaci. La ricerca fu condotta con numerosi viaggi personali in tutta Italia per vedere e intervistare le persone e i medici condotti, nonché attraverso un questionario di oltre 100 domande che riguardavano: le condizioni di vita delle popolazioni rurali nei piccoli comuni e precisamente: l'ambiente fisico, lo stato dei servizi e il livello economico, come ben appare dai titoli del progetto: Tutela della pubblica Igiene; Disposizioni per il servizio rispetto alle abitazioni, agli alimenti, alle bevande, al lavoro agricolo e industriale, agli istituti sanitari; cause di epidemie (malattie contagiose e diffusive dell'uomo e degli animali, ecc.). Il questionario fu costruito con forte matrice sociale per capire davvero la situazione concreta dei lavoratori e le condizioni igieniche in cui vivevano e raccolse oltre 4.000 risposte da parte dei medici condotti, fornendo al contempo un’immagine della categoria positiva e fattiva. Si convinse, proprio con questo lavoro capillare, che non era possibile separare la questione igienica da quella economica a pena della mancata soluzione di entrambe. Giunse alla stesura del Codice di pubblica igiene nel 1886, introducendo il principio che “lo Stato deve vigilare e tutela la salute pubblica” con il corollario che “l’igiene pubblica deve essere comandata” e non semplicemente raccomandata. Il progetto di Bertani fu poi trasfuso nella legge sanitaria del 1888 – la legge Crispi-Pagliani, come sottolineato da Benedetto Croce, contribuendo all’introduzione della vigilanza igienica in Italia che concorse all’attenuazione e alla progressiva eliminazione delle epidemie e all’abbassamento della mortalità. Bertani fu uno dei fondatori della Società Italiana di Igiene e acceso patriota, e con uno stile tutto personale riuscì a fondere il pensiero politico nel ruolo di medico e ricercatore, propugnando l’attribuzione all’igiene e alla sanità pubblica di funzioni determinanti nell’organizzazione e nella gestione dell’assistenza sanitaria e sociale.
Agostino Bertani: l'evoluzione sociale della Medicina e il ruolo dell'Igiene nella prevenzione / F. Pregliasco. ((Intervento presentato al convegno 150 anni di Sanità pubblica in Italia tenutosi a L'Aquila nel 2011.
Agostino Bertani: l'evoluzione sociale della Medicina e il ruolo dell'Igiene nella prevenzione
F. PregliascoPrimo
2011
Abstract
Centocinquanta anni fa in Italia c'erano 25 milioni di abitanti, l'aspettativa di vita era di 33 anni, le condizioni igienico sanitarie erano scarse e il 45% dei bambini moriva sotto i cinque anni di età. Al momento dell’Unità d’Italia esistevano tanti sistemi di amministrazione sanitaria quanti erano gli stati preunitari e con forti disparità che sono scomparse molto lentamente. Si sono succeduti diversi progetti di legge nei trent’anni che vanno dall’Unità alla prima legge di riforma sanitaria approvata. Nel periodo che intercorse fra l’unificazione del Regno d’Italia (discorso della corona – 18 febbraio 1861) e l’approvazione della prima legge di Sanità pubblica (22 dicembre 1888) si possono distinguere tre fasi principali: a) nella prima fase predominano a lungo – per un decennio e oltre – i moventi sanitari e burocratico-amministrativi sollevati dall’unificazione: il Regno del Piemonte, il Regno lombardo-veneto, il Regno delle due Sicilie e lo Stato pontificio possedevano di fatto strutture e organizzazioni amministrative e sanitarie più o meno incomplete e non di rado poco o male operanti – specialmente nelle province dell’Italia meridionale e centrale – in genere fortemente impegnate anche economicamente nella lotta contro la malaria, le malattie da malnutrizione e la malattie infettive, in particolare il colera che allora infieriva con ricorrenti epidemie; b) nella seconda fase, che in parte si sovrappone alla prima, maturano ed emergono le motivazioni e le spinte di indole sociale: Agostino Bertani, per incarico del Ministro Depretis, prepara il progetto di codice per la pubblica igiene a conclusione di memorabili indagini e rilevazioni che documentano le deplorevoli condizioni in cui vivono e lavorano le popolazioni dei piccoli comuni per quanto attiene il degrado dell’ambiente fisico, lo stato quanto mai precario delle abitazioni, le carenze alimentari, l’inefficienza dei servizi d’igiene pubblica, la scarsa o nulla conoscenza di elementari norme d’igiene personale e generale, ecc.; e nel 1884 presenta quel progetto accompagnato da una relazione nella quale afferma che “lo Stato per vigilare e tutelare la pubblica salute deve prevenire ogni possibile influenza malefica e provvedervi poi”, che lo Stato deve curare la pubblica salute dei Comuni che sono “i pupilli dello Stato per importanza economica mentre sono i principali ed assidui produttori della ricchezza nazionale”, che “il lavoratore è una forza produttiva della nazione”. Le indagini e le rilevazioni qui sopra considerate memorabili sono l’inchiesta sull’igiene rurale compiuta nell’ambito dell’inchiesta agraria deliberata dal Parlamento nel 1876 e la raccolta di dati e giudizi dei medici condotti interpellati con un questionario compilato da Bertani; la qualifica di memorabili si giustifica con la novità e l’ampiezza delle indicazioni e delle proposte che suggerirono il tema della prevenzione e di un responsabile coinvolgimento nella medesima dello Stato, subito recepite e poste a base del progetto di codice per la pubblica igiene. Bertani patrocinò ed eseguì queste indagini con assoluta dedizione non senza notevoli difficoltà e sacrifici, avvalorando con sopralluoghi e riscontri le segnalazioni inviate dai medici. c) Nel terzo conclusivo periodo – il più breve (dal 1884 al 1888) – Francesco Crispi e Luigi Pagliani, tenendo conto della osservazioni e segnalazioni derivanti dal lungo lavoro preparatorio, conciliarono le istanze sanitarie e sociali con le esigenze politiche e burocratico-amministrative del governo del Paese. Prese così corpo e veste definitiva, attraverso ampie discussioni nel Senato e alla Camera – delle quali danno esauriente conto le monografie ufficiali del Ministero della Sanità – la prima legge di Sanità pubblica. Riteniamo utile presentare la peculiare figura di Agostino Bertani, autore del progetto di studio e di riforma commissionato da Depretis e purtroppo affossato con la morta del committente. Il suo percorso di analisi, molto strutturato e attuato con grande scrupolosità, ha ben evidenziato il ruolo marginale affidato agli igienisti, relegati a consulenti a titolo gratuito di consigli provinciali e circondariali, e ai medici condotti, semplici consiglieri di assessori comunali e sindaci. La ricerca fu condotta con numerosi viaggi personali in tutta Italia per vedere e intervistare le persone e i medici condotti, nonché attraverso un questionario di oltre 100 domande che riguardavano: le condizioni di vita delle popolazioni rurali nei piccoli comuni e precisamente: l'ambiente fisico, lo stato dei servizi e il livello economico, come ben appare dai titoli del progetto: Tutela della pubblica Igiene; Disposizioni per il servizio rispetto alle abitazioni, agli alimenti, alle bevande, al lavoro agricolo e industriale, agli istituti sanitari; cause di epidemie (malattie contagiose e diffusive dell'uomo e degli animali, ecc.). Il questionario fu costruito con forte matrice sociale per capire davvero la situazione concreta dei lavoratori e le condizioni igieniche in cui vivevano e raccolse oltre 4.000 risposte da parte dei medici condotti, fornendo al contempo un’immagine della categoria positiva e fattiva. Si convinse, proprio con questo lavoro capillare, che non era possibile separare la questione igienica da quella economica a pena della mancata soluzione di entrambe. Giunse alla stesura del Codice di pubblica igiene nel 1886, introducendo il principio che “lo Stato deve vigilare e tutela la salute pubblica” con il corollario che “l’igiene pubblica deve essere comandata” e non semplicemente raccomandata. Il progetto di Bertani fu poi trasfuso nella legge sanitaria del 1888 – la legge Crispi-Pagliani, come sottolineato da Benedetto Croce, contribuendo all’introduzione della vigilanza igienica in Italia che concorse all’attenuazione e alla progressiva eliminazione delle epidemie e all’abbassamento della mortalità. Bertani fu uno dei fondatori della Società Italiana di Igiene e acceso patriota, e con uno stile tutto personale riuscì a fondere il pensiero politico nel ruolo di medico e ricercatore, propugnando l’attribuzione all’igiene e alla sanità pubblica di funzioni determinanti nell’organizzazione e nella gestione dell’assistenza sanitaria e sociale.Pubblicazioni consigliate
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