Il saggio indaga gli oggetti che affollano la scena The Caretaker (1960) di Harold Pinter alla luce del fermento artistico e culturale di una città in cui di lì a poco sarebbe esplosa la “Swinging London” con la sua febbre consumistica, e dove iniziava a farsi strada la Pop Art, che prestava agli oggetti di consumo un’attenzione tutta nuova. I tanti oggetti presenti sulla scena non servono solo a evocare un’ambientazione e finiscono per imporsi come elementi importanti della poetica pinteriana. Sono oggetti che minacciano e intimidiscono, ma anche oggetti che, retaggio di una tradizione surrealista e anche dell’assurdo, in modi inattesi, acquistano nuove valenze e significati di fronte alla nascente cultura del consumo, di cui offrono una propria lettura critica. E se da un lato, strizzano l’occhio allo sguardo ironico e disincantato delle avanguardie coeve, dall’altro prendono le distanze dall’entusiasmo che investe la Londra di fine anni Cinquanta, mettendo invece in luce i lati oscuri di una città dilaniata dalle contraddizioni e dai conflitti.
Gli oggetti in The Caretaker. Harold Pinter e la Pop Art / M. Cavecchi - In: Studi sul teatro in Europa / [a cura di] Paolo Bosisio. - Roma : Bulzoni editore, 2010. - ISBN 978-88-7870-516-6. - pp. 173-191
Gli oggetti in The Caretaker. Harold Pinter e la Pop Art
M. CavecchiPrimo
2010
Abstract
Il saggio indaga gli oggetti che affollano la scena The Caretaker (1960) di Harold Pinter alla luce del fermento artistico e culturale di una città in cui di lì a poco sarebbe esplosa la “Swinging London” con la sua febbre consumistica, e dove iniziava a farsi strada la Pop Art, che prestava agli oggetti di consumo un’attenzione tutta nuova. I tanti oggetti presenti sulla scena non servono solo a evocare un’ambientazione e finiscono per imporsi come elementi importanti della poetica pinteriana. Sono oggetti che minacciano e intimidiscono, ma anche oggetti che, retaggio di una tradizione surrealista e anche dell’assurdo, in modi inattesi, acquistano nuove valenze e significati di fronte alla nascente cultura del consumo, di cui offrono una propria lettura critica. E se da un lato, strizzano l’occhio allo sguardo ironico e disincantato delle avanguardie coeve, dall’altro prendono le distanze dall’entusiasmo che investe la Londra di fine anni Cinquanta, mettendo invece in luce i lati oscuri di una città dilaniata dalle contraddizioni e dai conflitti.Pubblicazioni consigliate
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