Guardando alla storia del Novecento, ci si accorge come nel movimento sionista si siano riunite aspettative di diverso genere, non ultime quelle messianiche, determinando così un nodo intricato tra dimensione politica e attese religiose. Proverò a districare questo problema facendo riferimento all’ambiguità con cui questi elementi compaiono nell’opera di Gershom Scholem, una delle figure più importanti degli studi ebraici del XX secolo, prima nella Germania degli anni Venti e poi in Israele. In particolare, il nucleo di tali riflessioni si trova nei testi che Scholem dedicò al tema del messianismo. Nelle prime opere scholemiane si fa largo uso di un lessico di derivazione sionista, arrivando addirittura a caratterizzare il movimento sabbatiano (cui Scholem dedicò gran parte dei suoi studi) come una sorta di sionismo ante litteram. A partire dagli anni Quaranta, invece, Scholem continuò a sottolineare la complessità del tema messianico, riconoscendo la presenza nell’ebraismo di elementi utopici e rivoluzionari, ma si rifiutò tuttavia di trovare un nesso con la realtà storica e specialmente con l’esperienza sionista. Il dibattito filosofico intorno all’interpretazione del messianismo di Scholem, generato in particolare dalla lettura polemica di Taubes e da altre critiche provenienti invece da ambiente liberale, lasciano emergere un difficile sforzo di tenere insieme un certo spirito anarchico con la coscienza della necessità di una responsabilità storica, sopraggiunta nella riflessione scholemiana in seguito alla Shoah e alla fondazione dello Stato d’Israele. Negli ultimi anni si trova infatti, senza ombra di dubbio, il desiderio di mettere da parte l’idea messianica, come conseguenza delle delusioni storico-politiche patite da Scholem. Eppure, anche questo potrebbe essere interpretato, in un certo senso, come l’ultimo tentativo per metterla al sicuro al di fuori della contingenza storica, proteggendo così lo spirito utopico e rivoluzionario che il messianismo porta con sé.
Tra utopia rivoluzionaria e delusioni politiche : messianismo e sionismo in Gershom Scholem / E. Lucca. ((Intervento presentato al 12. convegno Scuola di Alta Formazione Filosofica : Religione e Politica : tra coesione e conflitto tenutosi a Acqui Terme nel 2010.
Tra utopia rivoluzionaria e delusioni politiche : messianismo e sionismo in Gershom Scholem
E. LuccaPrimo
2010
Abstract
Guardando alla storia del Novecento, ci si accorge come nel movimento sionista si siano riunite aspettative di diverso genere, non ultime quelle messianiche, determinando così un nodo intricato tra dimensione politica e attese religiose. Proverò a districare questo problema facendo riferimento all’ambiguità con cui questi elementi compaiono nell’opera di Gershom Scholem, una delle figure più importanti degli studi ebraici del XX secolo, prima nella Germania degli anni Venti e poi in Israele. In particolare, il nucleo di tali riflessioni si trova nei testi che Scholem dedicò al tema del messianismo. Nelle prime opere scholemiane si fa largo uso di un lessico di derivazione sionista, arrivando addirittura a caratterizzare il movimento sabbatiano (cui Scholem dedicò gran parte dei suoi studi) come una sorta di sionismo ante litteram. A partire dagli anni Quaranta, invece, Scholem continuò a sottolineare la complessità del tema messianico, riconoscendo la presenza nell’ebraismo di elementi utopici e rivoluzionari, ma si rifiutò tuttavia di trovare un nesso con la realtà storica e specialmente con l’esperienza sionista. Il dibattito filosofico intorno all’interpretazione del messianismo di Scholem, generato in particolare dalla lettura polemica di Taubes e da altre critiche provenienti invece da ambiente liberale, lasciano emergere un difficile sforzo di tenere insieme un certo spirito anarchico con la coscienza della necessità di una responsabilità storica, sopraggiunta nella riflessione scholemiana in seguito alla Shoah e alla fondazione dello Stato d’Israele. Negli ultimi anni si trova infatti, senza ombra di dubbio, il desiderio di mettere da parte l’idea messianica, come conseguenza delle delusioni storico-politiche patite da Scholem. Eppure, anche questo potrebbe essere interpretato, in un certo senso, come l’ultimo tentativo per metterla al sicuro al di fuori della contingenza storica, proteggendo così lo spirito utopico e rivoluzionario che il messianismo porta con sé.Pubblicazioni consigliate
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