L’articolo intende studiare come nelle tragedie euripidee e nell’Edipo a Colono sofocleo acquisiscano rilievo gli elementi biografici, i rapporti interpersonali, specialmente quelli di ambito familiare, e i caratteri delineanti le fattezze fisiche e morali del personaggio. In tal modo l’eroe tragico non è più un polites sottoposto alle leggi divine e civili, ma è presentato come un individuo singolo, che deve affrontare con le sue sole forze la drammaticità della condizione umana. Sono, così, confrontati i casi dell’Edipo Re e dell’Edipo a Colono. I cambiamenti strutturali dell’Edipo a Colono sono probabilmente determinati dall’influenza del teatro euripideo. Infatti la poetica euripidea modifica il ruolo del coro, conferendo così maggior spazio al personaggio, come nel caso di Medea. Euripide, poi, conferisce grande importanza alla concretezza del rapporto affettivo quotidiano. A tal proposito l’articolo analizza i dialoghi tra Eracle-Anfitrione nell’Eracle e Agave-Cadmo nelle Baccanti. Entrambi i dialoghi sono tra padre-figlio e si svolgono alla fine della tragedia. Il padre deve aiutare il figlio a ritornare in sé dopo l’accecamento della follia. Compreso il proprio errore, l’eroe si ritrova a contemplare la propria rovina e comprendere come sia fragile la condizione e la mente umana. La causa dell’accresciuto interesse dei tragici alla specificità dell’individuo – considerando la tragedia un evento sociale, legato strettamente alla vita della polis – è proprio la crisi che le istituzioni della città ateniese devono affrontare nel periodo della guerra del Peloponneso. Se le istituzioni umane e divine, che prima regolavano la vita dellapolis, perdono la loro autorità, si rompe l’equilibrio su cui inizialmente era costruita la tragedia. Rimane così maggior spazio per indagare nell’individualità del singolo.
Da eroe tragico a uomo tragico : la follia e i suoi risvolti / F. LO MONACO. - In: STRATAGEMMI. - ISSN 2036-5233. - 7:(2008), pp. 33-71.
Da eroe tragico a uomo tragico : la follia e i suoi risvolti
F. LO MONACOPrimo
2008
Abstract
L’articolo intende studiare come nelle tragedie euripidee e nell’Edipo a Colono sofocleo acquisiscano rilievo gli elementi biografici, i rapporti interpersonali, specialmente quelli di ambito familiare, e i caratteri delineanti le fattezze fisiche e morali del personaggio. In tal modo l’eroe tragico non è più un polites sottoposto alle leggi divine e civili, ma è presentato come un individuo singolo, che deve affrontare con le sue sole forze la drammaticità della condizione umana. Sono, così, confrontati i casi dell’Edipo Re e dell’Edipo a Colono. I cambiamenti strutturali dell’Edipo a Colono sono probabilmente determinati dall’influenza del teatro euripideo. Infatti la poetica euripidea modifica il ruolo del coro, conferendo così maggior spazio al personaggio, come nel caso di Medea. Euripide, poi, conferisce grande importanza alla concretezza del rapporto affettivo quotidiano. A tal proposito l’articolo analizza i dialoghi tra Eracle-Anfitrione nell’Eracle e Agave-Cadmo nelle Baccanti. Entrambi i dialoghi sono tra padre-figlio e si svolgono alla fine della tragedia. Il padre deve aiutare il figlio a ritornare in sé dopo l’accecamento della follia. Compreso il proprio errore, l’eroe si ritrova a contemplare la propria rovina e comprendere come sia fragile la condizione e la mente umana. La causa dell’accresciuto interesse dei tragici alla specificità dell’individuo – considerando la tragedia un evento sociale, legato strettamente alla vita della polis – è proprio la crisi che le istituzioni della città ateniese devono affrontare nel periodo della guerra del Peloponneso. Se le istituzioni umane e divine, che prima regolavano la vita dellapolis, perdono la loro autorità, si rompe l’equilibrio su cui inizialmente era costruita la tragedia. Rimane così maggior spazio per indagare nell’individualità del singolo.Pubblicazioni consigliate
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