Abstract In epoca contemporanea, all’interno della teologia cristiana è stato sviluppato un confronto con l’ateismo in termini non di pura e semplice opposizione ed estraneità. Riprendendo anche posizioni antiche, proprie del cristianesimo primitivo, l’ateismo, in particolare quello moderno, viene accolto come pungolo (auto)critico nella teologia e nella autocomprensione del cristianesimo, che non sta e cade tout-court insieme a una cornice categoriale di tipo teistico. Affine a tale attenzione, e più vasta di essa, si presenta, nella teologia cristiana contemporanea, la critica alla ideologia della religione e alla comprensione religiosa del cristianesimo. Tutto ciò riguarda un percorso interno alla teologia cristiana, le cui categorie sono non affini bensì analoghe, e ciò significa anche e soprattutto differenti, rispetto a quelle della critica filosofica del teismo e della religione. Il piano su cui invece è più interessante soffermarsi è la possibile e forse sorprendente convergenza tra critica filosofica e critica teologica per quanto attiene al ruolo civile, pubblico, della religione, e in particolare del cristianesimo, nella società, non solo e tanto in astratto, bensì tenuto conto della situazione e storia europee, e ancor più italiane, del ruolo assunto dalle chiese cristiane e in specie, per l’Italia, dalla chiesa cattolica. Vi è peraltro un nesso tra la revisione critica del concetto di Dio in teologia e la presa di posizione verso il ruolo della religione e, specificamente, del cristianesimo nella società. Il nesso è la laicità: laicità della ragione, laicità della presenza cristiana. La prospettiva teologica muove dalla sue proprie premesse interne per giudicare i fenomeni, già succedutisi, della cristianità e quindi della secolarizzazione, ma soprattutto per valutare le attuali spinte, provenienti sia da parte ecclesiastica sia da parte laica, alla riproposizione del cristianesimo come religione civile. Dall’interno della prospettiva cristiana, i fattori decisivi sono la riscoperta dell’indole escatologica dell’annuncio cristiano e della sua irriducibilità a un messaggio etico. Ciò non significa accettare la tesi dell’indole meramente privata della fede, ma significa rifiutare di immetterla in quanto tale nella dinamica sociale e politica e soprattutto di porla in competizione con altre istanze nello spazio pubblico allo stesso livello e in termini di potere.
Cristianesimo, ateismo e ruolo sociale della religione / M.C. Bartolomei - In: I filosofi e la società senza religione / [a cura di] M. Geuna, G. Gori. - Bologna : il Mulino, 2011. - ISBN 978-88-15-13172-0. - pp. 559-580
Cristianesimo, ateismo e ruolo sociale della religione
M.C. BartolomeiPrimo
2011
Abstract
Abstract In epoca contemporanea, all’interno della teologia cristiana è stato sviluppato un confronto con l’ateismo in termini non di pura e semplice opposizione ed estraneità. Riprendendo anche posizioni antiche, proprie del cristianesimo primitivo, l’ateismo, in particolare quello moderno, viene accolto come pungolo (auto)critico nella teologia e nella autocomprensione del cristianesimo, che non sta e cade tout-court insieme a una cornice categoriale di tipo teistico. Affine a tale attenzione, e più vasta di essa, si presenta, nella teologia cristiana contemporanea, la critica alla ideologia della religione e alla comprensione religiosa del cristianesimo. Tutto ciò riguarda un percorso interno alla teologia cristiana, le cui categorie sono non affini bensì analoghe, e ciò significa anche e soprattutto differenti, rispetto a quelle della critica filosofica del teismo e della religione. Il piano su cui invece è più interessante soffermarsi è la possibile e forse sorprendente convergenza tra critica filosofica e critica teologica per quanto attiene al ruolo civile, pubblico, della religione, e in particolare del cristianesimo, nella società, non solo e tanto in astratto, bensì tenuto conto della situazione e storia europee, e ancor più italiane, del ruolo assunto dalle chiese cristiane e in specie, per l’Italia, dalla chiesa cattolica. Vi è peraltro un nesso tra la revisione critica del concetto di Dio in teologia e la presa di posizione verso il ruolo della religione e, specificamente, del cristianesimo nella società. Il nesso è la laicità: laicità della ragione, laicità della presenza cristiana. La prospettiva teologica muove dalla sue proprie premesse interne per giudicare i fenomeni, già succedutisi, della cristianità e quindi della secolarizzazione, ma soprattutto per valutare le attuali spinte, provenienti sia da parte ecclesiastica sia da parte laica, alla riproposizione del cristianesimo come religione civile. Dall’interno della prospettiva cristiana, i fattori decisivi sono la riscoperta dell’indole escatologica dell’annuncio cristiano e della sua irriducibilità a un messaggio etico. Ciò non significa accettare la tesi dell’indole meramente privata della fede, ma significa rifiutare di immetterla in quanto tale nella dinamica sociale e politica e soprattutto di porla in competizione con altre istanze nello spazio pubblico allo stesso livello e in termini di potere.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.