Uno dei caratteri qualitativi più rilevanti nella produzione del latte è rappresentato dalla componente lipidica che influenza alcune importanti caratteristiche tecnologiche ed organolettiche, quali consistenza, colore e sapore del latte e dei prodotti lattiero-caseari, contribuendo a determinarne il valore di mercato. Il territorio alpino italiano ospita numerose razze caprine soprattutto nelle aree marginali, data la grande frugalità e rusticità di questi animali, spesso in allevamenti a conduzione famigliare come forma di integrazione al reddito. Conoscere la variabilità genetica che le razze autoctone presentano per caratteri produttivi che influenzano il successo economico dell’allevamento può costituire uno strumento di valorizzazione delle specificità di razza e della variabilità conservata nelle razze autoctone rispetto alle più cosmopolite e migliorate. A tale scopo, nell’ambito del progetto SelMol finanziato dal Mipaf sono state analizzate alcune regioni di 5 geni candidati per il contenuto in grasso del latte. Il ruolo dei 5 geni scelti è brevemente descritto di seguito: Acetil CoA carbossilasi 5 (ACACA), implicato nella biosintesi degli acidi grassi; Fatty acid synthase (FASN) che svolge un ruolo centrale nella lipogenesi; Lipoprotein lipase (LPL), responsabile dell’idrolisi dei trigliceridi in acidi grassi liberi nel latte; Diacilglicerolo acil transferasi 1 (DGAT1), che catalizza l’ultima reazione chiave nella biosintesi dei trigliceridi e Stearoyl CoA denaturasi (SCD), implicato nelle variazioni di acido linoleico coniugato (CLA) nel latte dei ruminanti. Sono stati individuati 25 polimorfismi di singolo nucleotide. Gli SNP individuati sono stati quindi genotipizzati in un campione di 348 animali appartenenti alle tre razze autoctone Bionda dell’Adamello (n. 35), Orobica (n.87) e Valdostana (n.32), e alle 2 razze cosmopolite Saanen (84) e Camosciata delle Alpi (110). Per 23 di questi sono stati ottenuti i dati di genotipizzazione e sono state eseguite le analisi per diversi parametri genetici. Nelle 5 razze prese in considerazione l’Fst medio (+D.S.) per i 23 SNP studiati è risultato pari a 0,055+0,0019. Il gene che presenta l’Fst medio più alto nelle 5 razze considerate è FASN che per i 7 SNP individuati presenta valori pari a 0,0837+0,009, seguito da DGAT1 con un valore pari a 0,0509+0,005 per i 4 SNP studiati e dai gene ACACA e LPL rispettivamente con 4 SNP ed un valore pari a 0,048+0,004 e 2 SNP con un valore pari a 0,047545+0,001. Il gene che presenta il valore di Fst più basso è SCD che per i suoi 6 SNP ha fatto registrare un valore pari a 0,0018+0,001. Segreteria organizzativa biod@irealp.it Segreteria tecnico-scientifica biod@unimi.it Sito web: www.biod.irealp.it In generale quindi non è presente una forte variabilità fra le razze per questi SNP, anche se l’Fst medio è maggiore nelle razze autoctone rispetto alle due cosmopolite Saanen e Camosciata delle Alpi (Fst=0.05 e Fst=0.02). Inoltre va rilevato che uno SNP sul gene DGAT1 e 4 SNP sul gene FASN risultano candidati per essere sotto selezione positiva nelle 5 razze considerate.
Lo studio del polimorfismo di geni candidati per il contenuto in grasso del latte : uno strumento di valorizzazione delle popolazioni caprine autoctone? / B. Coizet, E. Milanesi, L. Nicoloso, P. Crepaldi. ((Intervento presentato al convegno BIOD - Coltivare la biodiversità : Agricoltura, foreste e territorio : conservare, innovare, pianificare tenutosi a Milano nel 2010.
Lo studio del polimorfismo di geni candidati per il contenuto in grasso del latte : uno strumento di valorizzazione delle popolazioni caprine autoctone?
B. CoizetPrimo
;E. MilanesiSecondo
;L. NicolosoPenultimo
;P. CrepaldiUltimo
2010
Abstract
Uno dei caratteri qualitativi più rilevanti nella produzione del latte è rappresentato dalla componente lipidica che influenza alcune importanti caratteristiche tecnologiche ed organolettiche, quali consistenza, colore e sapore del latte e dei prodotti lattiero-caseari, contribuendo a determinarne il valore di mercato. Il territorio alpino italiano ospita numerose razze caprine soprattutto nelle aree marginali, data la grande frugalità e rusticità di questi animali, spesso in allevamenti a conduzione famigliare come forma di integrazione al reddito. Conoscere la variabilità genetica che le razze autoctone presentano per caratteri produttivi che influenzano il successo economico dell’allevamento può costituire uno strumento di valorizzazione delle specificità di razza e della variabilità conservata nelle razze autoctone rispetto alle più cosmopolite e migliorate. A tale scopo, nell’ambito del progetto SelMol finanziato dal Mipaf sono state analizzate alcune regioni di 5 geni candidati per il contenuto in grasso del latte. Il ruolo dei 5 geni scelti è brevemente descritto di seguito: Acetil CoA carbossilasi 5 (ACACA), implicato nella biosintesi degli acidi grassi; Fatty acid synthase (FASN) che svolge un ruolo centrale nella lipogenesi; Lipoprotein lipase (LPL), responsabile dell’idrolisi dei trigliceridi in acidi grassi liberi nel latte; Diacilglicerolo acil transferasi 1 (DGAT1), che catalizza l’ultima reazione chiave nella biosintesi dei trigliceridi e Stearoyl CoA denaturasi (SCD), implicato nelle variazioni di acido linoleico coniugato (CLA) nel latte dei ruminanti. Sono stati individuati 25 polimorfismi di singolo nucleotide. Gli SNP individuati sono stati quindi genotipizzati in un campione di 348 animali appartenenti alle tre razze autoctone Bionda dell’Adamello (n. 35), Orobica (n.87) e Valdostana (n.32), e alle 2 razze cosmopolite Saanen (84) e Camosciata delle Alpi (110). Per 23 di questi sono stati ottenuti i dati di genotipizzazione e sono state eseguite le analisi per diversi parametri genetici. Nelle 5 razze prese in considerazione l’Fst medio (+D.S.) per i 23 SNP studiati è risultato pari a 0,055+0,0019. Il gene che presenta l’Fst medio più alto nelle 5 razze considerate è FASN che per i 7 SNP individuati presenta valori pari a 0,0837+0,009, seguito da DGAT1 con un valore pari a 0,0509+0,005 per i 4 SNP studiati e dai gene ACACA e LPL rispettivamente con 4 SNP ed un valore pari a 0,048+0,004 e 2 SNP con un valore pari a 0,047545+0,001. Il gene che presenta il valore di Fst più basso è SCD che per i suoi 6 SNP ha fatto registrare un valore pari a 0,0018+0,001. Segreteria organizzativa biod@irealp.it Segreteria tecnico-scientifica biod@unimi.it Sito web: www.biod.irealp.it In generale quindi non è presente una forte variabilità fra le razze per questi SNP, anche se l’Fst medio è maggiore nelle razze autoctone rispetto alle due cosmopolite Saanen e Camosciata delle Alpi (Fst=0.05 e Fst=0.02). Inoltre va rilevato che uno SNP sul gene DGAT1 e 4 SNP sul gene FASN risultano candidati per essere sotto selezione positiva nelle 5 razze considerate.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.