Il più comume dolore di origine metastatica è rappresentato dal dolore osseo, laddove lo scheletro è il principale organo affetto da metastasi derivate da mieloma e carcinoma alla mammella, alla prostata, al polmone, alla tiroide e al rene. Tali metastasi, che si possono classificare in osteoblastiche, osteolitiche o miste a seconda della natura, compromettono pertanto in maniera grave la qualità di vita del paziente. Il suo dolore è tradizionalmente trattato con terapia farmacologica (ormoni e chemioterapici somministrati per il tumore primario, antiinfiammatori non steroidei, oppiacei) e con fasci esterni di radiazioni ionizzanti. Tuttavia dal momento che i farmaci citati ad un certo punto diventano inutili o con eccessivi effetti collaterali e la radioterapia con fasci esterni rischia di compromettere anche tessuti sani e si rivela inefficace con le micrometastasi, rivestono un’importante attualità la palliazione con bisfosfonati o con la radioterapia metabolica con radionuclidi beta-emettitori coniugati con molecole aventi uno spiccato tropismo osseo. In particolare il 186gRe è chelato da gruppi bisfosfonato che si legano alla matrice inorganica dell’osso e può esercitare la sua azione sulle terminazioni nervose periferiche; la concomitante emissione gamma consente anche un imaging diagnostico. Il presente studio ha avuto come obbiettivo l’elaborazione di un modello biocinetico applicando la tecnica radiocromatografica dei controlli di qualità sul radiofarmaco, eluito su supporto di carta Wahtman 1CHR con acetone, a campioni di siero prelevato ad intervalli prestabiliti. In questo modo è stata determinata la percentuale di complesso legato che, moltiplicata per l’attività della corrispondente provetta di siero, ha consentito di monitorare nel sangue l’attività del radiofarmaco indissociato che è il responsabile dell’attività terapeutica. Le curve dell’attività in funzione del tempo dei prelievi possono essere interpretate da un’equazione triesponenziale che individua tre differenti compartimenti. Mentre il primo compartimento rappresenta la distribuzione del radiofarmaco nel torrente circolatorio, per gli altri si profilano due ipotesi. Il secondo compartimento potrebbe corrispondere alla fissazione della molecola al target e il terzo alla sua reimmissione in circolo per rimaneggiamento osseo. Oppure, dal momento che le metastasi ossee sono zone più riccamente vascolarizzate del circostante tessuto sano, il secondo compartimento potrebbe rappresentare l’uptake più immediato al tessuto malato, mentre il legame all’osso sano avverrebbe successivamente. Il renio tende facilmente ossidarsi ed è probabile che si dissoci dalla matrice ossea in questa forma, quindi non più coordinato al complesso chelante, mentre l’attività riportarta in curva è relativa alla percentuale del radiofarmaco indissociato. Pertanto è più probabile che il secondo e il terzo compartimento rappresentino l’uptake al tessuto malato e sano. Ciò potrebbe fornire utili indicazioni sulla distribuzione dell’attività e sull’elaborazione di una più corretta dosimetria al paziente.
Analisi cromatografica di radiofarmaco marcato con beta emettitore (186g-Re) utilizzato per la terapia palliativa del dolore da metastasi ossee e sua biodistribuzione / C. Carbonini, C.C. Birattari, M. Bonardi, F. Groppi, A.S. Martinotti, S. Ridone - In: 4. Congresso nazionale AIFM, Associazione italiana di fisica medica : atti del Congresso. Vol. 1.Monza : Polimetrica, 2005. - ISBN 88-7699-013-5. - pp. 540-542 (( Intervento presentato al 4. convegno Congresso Nazionale dell'Associazione Italiana di Fisica tenutosi a Verona nel 2005.
Analisi cromatografica di radiofarmaco marcato con beta emettitore (186g-Re) utilizzato per la terapia palliativa del dolore da metastasi ossee e sua biodistribuzione
C.C. BirattariSecondo
;M. Bonardi;F. Groppi;A.S. MartinottiPenultimo
;S. RidoneUltimo
2005
Abstract
Il più comume dolore di origine metastatica è rappresentato dal dolore osseo, laddove lo scheletro è il principale organo affetto da metastasi derivate da mieloma e carcinoma alla mammella, alla prostata, al polmone, alla tiroide e al rene. Tali metastasi, che si possono classificare in osteoblastiche, osteolitiche o miste a seconda della natura, compromettono pertanto in maniera grave la qualità di vita del paziente. Il suo dolore è tradizionalmente trattato con terapia farmacologica (ormoni e chemioterapici somministrati per il tumore primario, antiinfiammatori non steroidei, oppiacei) e con fasci esterni di radiazioni ionizzanti. Tuttavia dal momento che i farmaci citati ad un certo punto diventano inutili o con eccessivi effetti collaterali e la radioterapia con fasci esterni rischia di compromettere anche tessuti sani e si rivela inefficace con le micrometastasi, rivestono un’importante attualità la palliazione con bisfosfonati o con la radioterapia metabolica con radionuclidi beta-emettitori coniugati con molecole aventi uno spiccato tropismo osseo. In particolare il 186gRe è chelato da gruppi bisfosfonato che si legano alla matrice inorganica dell’osso e può esercitare la sua azione sulle terminazioni nervose periferiche; la concomitante emissione gamma consente anche un imaging diagnostico. Il presente studio ha avuto come obbiettivo l’elaborazione di un modello biocinetico applicando la tecnica radiocromatografica dei controlli di qualità sul radiofarmaco, eluito su supporto di carta Wahtman 1CHR con acetone, a campioni di siero prelevato ad intervalli prestabiliti. In questo modo è stata determinata la percentuale di complesso legato che, moltiplicata per l’attività della corrispondente provetta di siero, ha consentito di monitorare nel sangue l’attività del radiofarmaco indissociato che è il responsabile dell’attività terapeutica. Le curve dell’attività in funzione del tempo dei prelievi possono essere interpretate da un’equazione triesponenziale che individua tre differenti compartimenti. Mentre il primo compartimento rappresenta la distribuzione del radiofarmaco nel torrente circolatorio, per gli altri si profilano due ipotesi. Il secondo compartimento potrebbe corrispondere alla fissazione della molecola al target e il terzo alla sua reimmissione in circolo per rimaneggiamento osseo. Oppure, dal momento che le metastasi ossee sono zone più riccamente vascolarizzate del circostante tessuto sano, il secondo compartimento potrebbe rappresentare l’uptake più immediato al tessuto malato, mentre il legame all’osso sano avverrebbe successivamente. Il renio tende facilmente ossidarsi ed è probabile che si dissoci dalla matrice ossea in questa forma, quindi non più coordinato al complesso chelante, mentre l’attività riportarta in curva è relativa alla percentuale del radiofarmaco indissociato. Pertanto è più probabile che il secondo e il terzo compartimento rappresentino l’uptake al tessuto malato e sano. Ciò potrebbe fornire utili indicazioni sulla distribuzione dell’attività e sull’elaborazione di una più corretta dosimetria al paziente.Pubblicazioni consigliate
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