L'articolo si propone di ricostruire il modo di vedere e di pensare, a vari livelli, il commercio del denaro nella Milano cinque-secentesca, allo scopo di “ricomporne” la dimensione fenomenologica e di valutare il ruolo che la componente, che noi chiamiamo “formale”, ha giocato nella crescita complessiva del settore creditizio. Sulla base di fonti archivistiche e di trattati inediti, viene tracciato lo scenario a più liveli in cui i banchieri, i mercanti, i privati, le autorità politiche e religiose si muovevano con prospettive e finalità dissimili e secondo gradienti teorici eterogenei. Ne risulta che è la cifra della dimensione operativa delle attività creditizie a passare nella concettualizzazione, sia laica che religiosa; sia i teologi che i due arcivescovi della famiglia Borromeo si fanno portatori di una visione assolutamente innovativa dell'uso del denaro, che risponde alla vocazione mercantile della loro famiglia di provenienza. Attraverso il passaggio dalla liceità del commercio del denaro connessa alla qualità sociale dei contraenti (propria della seconda metà del ‘500) a quella legata alla rappresentazione del denaro come merce e della ricchezza come circolazione (che si diffonde entro i primi tre decenni del ‘600), si afferma così nella capitale ambrosiana un “pensiero” moderno delle attività finanziarie.

Come i fiumi che entrano nel mare e che poi escono e ad esso ritornano. Il pensiero sul commercio del denaro nella Milano borromaica / G. De Luca - In: Il Seicento allo specchio: le forme del potere nell'Italia spagnola : uomini, libri, strutture / [a cura di] C. Cremonini, E. Riva. - Roma : Bulzoni, 2011. - ISBN 978-88-7870-550-0. - pp. 319-340 (( convegno Il Seicento allo specchio. Le forme del potere nell'Italia spagnola: uomini, libri, strutture tenutosi a Castello dei Visconti di San Vito, Somma Lombardo nel 2007.

Come i fiumi che entrano nel mare e che poi escono e ad esso ritornano. Il pensiero sul commercio del denaro nella Milano borromaica

G. De Luca
Primo
2011

Abstract

L'articolo si propone di ricostruire il modo di vedere e di pensare, a vari livelli, il commercio del denaro nella Milano cinque-secentesca, allo scopo di “ricomporne” la dimensione fenomenologica e di valutare il ruolo che la componente, che noi chiamiamo “formale”, ha giocato nella crescita complessiva del settore creditizio. Sulla base di fonti archivistiche e di trattati inediti, viene tracciato lo scenario a più liveli in cui i banchieri, i mercanti, i privati, le autorità politiche e religiose si muovevano con prospettive e finalità dissimili e secondo gradienti teorici eterogenei. Ne risulta che è la cifra della dimensione operativa delle attività creditizie a passare nella concettualizzazione, sia laica che religiosa; sia i teologi che i due arcivescovi della famiglia Borromeo si fanno portatori di una visione assolutamente innovativa dell'uso del denaro, che risponde alla vocazione mercantile della loro famiglia di provenienza. Attraverso il passaggio dalla liceità del commercio del denaro connessa alla qualità sociale dei contraenti (propria della seconda metà del ‘500) a quella legata alla rappresentazione del denaro come merce e della ricchezza come circolazione (che si diffonde entro i primi tre decenni del ‘600), si afferma così nella capitale ambrosiana un “pensiero” moderno delle attività finanziarie.
legittimazione prestito ad interesse; riflessione sul commercio del denaro; Milano; secoli XVI-XVII
Settore SECS-P/12 - Storia Economica
2011
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