Il contributo esamina la legittimità della politica di tasso di cambio cinese alla luce del diritto del Fondo monetario internazionale. Ciò al fine di una più ampia valutazione della misura in cui il diritto internazionale dell’economia sia in grado di determinare i contenuti delle politiche valutarie degli Stati e di costituire un limite alla discrezionalità degli stessi nelle decisioni concernenti il valore della valuta nazionale e, più in generale, le modalità di intervento pubblico nell’economia. Se infatti la Cina giustifica la propria politica sulla base di considerazioni attinenti alla stabilità e alla crescita economica e finanziaria nazionale, queste vanno comunque analizzate in considerazione degli impegni che le derivano dalla partecipazione al Fondo. Tra questi, emerge il rilievo del divieto di manipolazione di tassi di cambio, contemplato all’art. IV, sez. 1 (iii) dello Statuto, la cui efficacia è ricondotta dalla dottrina anche all’esistenza di una norma consuetudinaria ascrivibile alla costituzione economica dell’ordinamento internazionale, ovvero a quel sistema di norme e principi aventi efficacia generale posti a fondamento delle relazioni economiche internazionali

Sovranità monetaria e diritto internazionale dell'economia : la politica di tasso di cambio cinese alla luce del diritto del Fondo monetario internazionale / G. Adinolfi - In: Problemi e tendenze del diritto internationale dell'economia : Liber amicorum in onore di Paolo Picone / [a cura di] A. Ligustro, G. Sacerdoti. - Napoli : Editoriale scientifica, 2011. - ISBN 9788863422023. - pp. 191-212

Sovranità monetaria e diritto internazionale dell'economia : la politica di tasso di cambio cinese alla luce del diritto del Fondo monetario internazionale

G. Adinolfi
Primo
2011

Abstract

Il contributo esamina la legittimità della politica di tasso di cambio cinese alla luce del diritto del Fondo monetario internazionale. Ciò al fine di una più ampia valutazione della misura in cui il diritto internazionale dell’economia sia in grado di determinare i contenuti delle politiche valutarie degli Stati e di costituire un limite alla discrezionalità degli stessi nelle decisioni concernenti il valore della valuta nazionale e, più in generale, le modalità di intervento pubblico nell’economia. Se infatti la Cina giustifica la propria politica sulla base di considerazioni attinenti alla stabilità e alla crescita economica e finanziaria nazionale, queste vanno comunque analizzate in considerazione degli impegni che le derivano dalla partecipazione al Fondo. Tra questi, emerge il rilievo del divieto di manipolazione di tassi di cambio, contemplato all’art. IV, sez. 1 (iii) dello Statuto, la cui efficacia è ricondotta dalla dottrina anche all’esistenza di una norma consuetudinaria ascrivibile alla costituzione economica dell’ordinamento internazionale, ovvero a quel sistema di norme e principi aventi efficacia generale posti a fondamento delle relazioni economiche internazionali
Settore IUS/13 - Diritto Internazionale
2011
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