Dal 2003, con l’introduzione del “lavoro a progetto”, la fattispecie contrattuale della collaborazione coordinata e continuativa è stata accantonata. I più attenti studiosi della regolazione e delle dinamiche sociali del mercato del lavoro hanno subito rilevato il carattere rivoluzionario di tale novella, che priva le imprese italiane dello strumento di flessibilità più utilizzato ed efficace. I rapporti co.co.co. permettevano infatti la libera recidibilità del rapporto, la possibilità di adeguare il personale alle esigenze mutevoli dell’azienda e lasciavano libertà nella determinazione della retribuzione individuale. Sono perciò sorte molte preoccupazioni in merito all’effettivo impatto del “lavoro a progetto” sull’occupazione e sul mercato del lavoro e anche sull’organizzazione e competitività delle imprese italiane. Alcuni hanno evidenziato anche il pericolo che in molte piccole e medie imprese vengano chiusi i rapporti con i collaboratori che svolgono mansioni continuativamente necessarie all’impresa (e che perciò non possono essere collegate a un progetto), spingendo così di nuovo questi lavoratori nell’area del lavoro nero. Nella ricerca interdisciplinare presentata in questo volume gli autori hanno studiato i caratteri strutturali della nuova nozione giuridica ed esaminato la disciplina del lavoro autonomo-dipendente in altri paesi dell’Unione europea. Hanno anche stimato, alla luce dei dati disponibili, la possibile destinazione dei vecchi co.co.co.: quale percentuale si trasformerà in lavoratori a progetto, quale in lavoratori autonomi o piccoli imprenditori, quale in lavoratori subordinati.
Il lavoro a progetto in Italia e in Europa / [a cura di] M. Pallini. - Bologna : Il mulino, 2006. - ISBN 8815108041.
Il lavoro a progetto in Italia e in Europa
M. PalliniPrimo
2006
Abstract
Dal 2003, con l’introduzione del “lavoro a progetto”, la fattispecie contrattuale della collaborazione coordinata e continuativa è stata accantonata. I più attenti studiosi della regolazione e delle dinamiche sociali del mercato del lavoro hanno subito rilevato il carattere rivoluzionario di tale novella, che priva le imprese italiane dello strumento di flessibilità più utilizzato ed efficace. I rapporti co.co.co. permettevano infatti la libera recidibilità del rapporto, la possibilità di adeguare il personale alle esigenze mutevoli dell’azienda e lasciavano libertà nella determinazione della retribuzione individuale. Sono perciò sorte molte preoccupazioni in merito all’effettivo impatto del “lavoro a progetto” sull’occupazione e sul mercato del lavoro e anche sull’organizzazione e competitività delle imprese italiane. Alcuni hanno evidenziato anche il pericolo che in molte piccole e medie imprese vengano chiusi i rapporti con i collaboratori che svolgono mansioni continuativamente necessarie all’impresa (e che perciò non possono essere collegate a un progetto), spingendo così di nuovo questi lavoratori nell’area del lavoro nero. Nella ricerca interdisciplinare presentata in questo volume gli autori hanno studiato i caratteri strutturali della nuova nozione giuridica ed esaminato la disciplina del lavoro autonomo-dipendente in altri paesi dell’Unione europea. Hanno anche stimato, alla luce dei dati disponibili, la possibile destinazione dei vecchi co.co.co.: quale percentuale si trasformerà in lavoratori a progetto, quale in lavoratori autonomi o piccoli imprenditori, quale in lavoratori subordinati.Pubblicazioni consigliate
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