Diversi autori che da anni si occupano di riabilitazione psichiatrica evidenziano l’importanza di progettare programmi riabilitativi personalizzati nella cui definizione il paziente è parte attiva, partecipe e presente alla propria cura (Liberman 1997, Farkas 2002, Ba 2003). Questo presuppone che il paziente sia “pensato” dall’équipe come “soggetto portatore di significati” con cui entrare in relazione e cui offrire una serie di tecniche atte ad attivare processi di cambiamento. L’agire riabilitativo si pone come obiettivo primario lo sviluppo delle potenzialità e delle risorse del paziente al fine di permettergli un livello di funzionamento relazionale e sociale sufficientemente autonomo. Per raggiungere questo obiettivo la riabilitazione utilizza varie tecniche e strumenti la cui scelta dipende dalla istituzione e dalla ideologia teorica che ne ispira l’operatività. Comune, pur nella diversità di orientamento ideologico, è convinzione condivisa che basilare per la riuscita di ogni programma riabilitativo sia l’ascolto del paziente, la definizione del contratto e la condivisione del percorso di cura. Riconoscere il paziente come portatore di risorse, oltre che di difficoltà, come persona nella sua globalità, da sostenere e non da plasmare, è un’operazione dotata di eticità intrinseca (Carta I 1997). Oltre alla scelta di tecniche validate ed efficaci è importante che ogni progetto preveda una attenta valutazione del paziente e delle sue aspettative, delle sue potenzialità sia all’inizio del percorso riabilitativo che durante il programma stesso, questo per aiutare l’équipe curante ad evitare il rischio sempre presente dell’ ”onnipotenza risanatrice” - che tende a rispondere alle proprie aspettative piuttosto che a quelle del paziente - oppure al contrario dell’”oblio” nel caso di pazienti i cui tempi di cambiamento appaiono molti lunghi. In questa relazione si analizza l’esperienza riabilitativa maturata dal 1978 ad oggi presso l’Unità di Riabilitazione del DSM dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, focalizzando l’attenzione sugli elementi del processo riabilitativo che permettono di attivare un processo di cambiamento pur nella complessità della pratica quotidiana, fatta di richieste del paziente, di aspettative della famiglia e degli operatori, di protocolli per l’accreditamento e definizioni di processo, di bisogni dei pazienti e di protocolli di ricerca .
Progettare il cambiamento : la riabilitazione psichiatrica tra obiettivi generali, bisogni del paziente ed “esigenze di protocollo” / C.A. Viganò. - In: GIORNALE ITALIANO DI PSICOPATOLOGIA. - ISSN 1592-1107. - 11:Suppl.(2005), pp. 33-33. ((Intervento presentato al 10. convegno 10. Congresso nazionale della Società Italiana di Psicopatologia : la psichiatria che cambia in un mondo in trasformazione, tenutosi a Roma nel 2005.
Progettare il cambiamento : la riabilitazione psichiatrica tra obiettivi generali, bisogni del paziente ed “esigenze di protocollo”
C.A. ViganòPrimo
2005
Abstract
Diversi autori che da anni si occupano di riabilitazione psichiatrica evidenziano l’importanza di progettare programmi riabilitativi personalizzati nella cui definizione il paziente è parte attiva, partecipe e presente alla propria cura (Liberman 1997, Farkas 2002, Ba 2003). Questo presuppone che il paziente sia “pensato” dall’équipe come “soggetto portatore di significati” con cui entrare in relazione e cui offrire una serie di tecniche atte ad attivare processi di cambiamento. L’agire riabilitativo si pone come obiettivo primario lo sviluppo delle potenzialità e delle risorse del paziente al fine di permettergli un livello di funzionamento relazionale e sociale sufficientemente autonomo. Per raggiungere questo obiettivo la riabilitazione utilizza varie tecniche e strumenti la cui scelta dipende dalla istituzione e dalla ideologia teorica che ne ispira l’operatività. Comune, pur nella diversità di orientamento ideologico, è convinzione condivisa che basilare per la riuscita di ogni programma riabilitativo sia l’ascolto del paziente, la definizione del contratto e la condivisione del percorso di cura. Riconoscere il paziente come portatore di risorse, oltre che di difficoltà, come persona nella sua globalità, da sostenere e non da plasmare, è un’operazione dotata di eticità intrinseca (Carta I 1997). Oltre alla scelta di tecniche validate ed efficaci è importante che ogni progetto preveda una attenta valutazione del paziente e delle sue aspettative, delle sue potenzialità sia all’inizio del percorso riabilitativo che durante il programma stesso, questo per aiutare l’équipe curante ad evitare il rischio sempre presente dell’ ”onnipotenza risanatrice” - che tende a rispondere alle proprie aspettative piuttosto che a quelle del paziente - oppure al contrario dell’”oblio” nel caso di pazienti i cui tempi di cambiamento appaiono molti lunghi. In questa relazione si analizza l’esperienza riabilitativa maturata dal 1978 ad oggi presso l’Unità di Riabilitazione del DSM dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, focalizzando l’attenzione sugli elementi del processo riabilitativo che permettono di attivare un processo di cambiamento pur nella complessità della pratica quotidiana, fatta di richieste del paziente, di aspettative della famiglia e degli operatori, di protocolli per l’accreditamento e definizioni di processo, di bisogni dei pazienti e di protocolli di ricerca .Pubblicazioni consigliate
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