Il delitto di violenza sessuale è quello che comporta il maggior trasferimento di mate-riale biologico dall’aggressore alla vittima e viceversa. Un corretto approccio alla persona offesa (p.o.) consente di recuperare le tracce bio-logiche che, analizzate, possono fornire elementi fondamentali e definitivi sull’avvenuta aggressione sulla sua ricostruzione. Le tecniche di laboratorio a disposizione della Biologia e della Genetica forense con-sentono infatti oggi di analizzare quantità infinitesimali di tessuti o liquidi biologici come la saliva deposta sulla cute a seguito di morsicature, i frammenti di tessuto epiteliale al di sot-to delle unghie della p.o., i peli/capelli lasciati dall’aggressore, fino alle tracce più evidenti di liquido seminale nelle sedi genitali o sugli indumenti. È compito dell’operatore sanitario assicurare la migliore repertazione e conservazio-ne di tali materiali biologici, il cui utilizzo come mezzo di prova in sede giudiziaria dipende dalla precisione della raccolta, all’attenzione alla verbalizzazione delle sedi di prelievo, alla corretta conservazione, alla verifica della continuità della catena di custodia. L’indagine biologico- e genetico-forense ha infatti valore probatorio solo se e quando venga assicurata l’affidabilità di ogni singolo passaggio: dalla raccolta della traccia all’indagine di laboratorio, fino alla presentazione del risultato nell’aula giudiziaria.

La raccolta e conservazione del materiale biologico nel delitto di violenza sessuale / A. Piccinini. ((Intervento presentato al convegno Approccio integrato clinico e laboratoristico alla consulenza per abuso sessuale femminile tenutosi a Montecchio Maggiore (Vicenza) nel 28 maggio 2005.

La raccolta e conservazione del materiale biologico nel delitto di violenza sessuale

A. Piccinini
Primo
2005

Abstract

Il delitto di violenza sessuale è quello che comporta il maggior trasferimento di mate-riale biologico dall’aggressore alla vittima e viceversa. Un corretto approccio alla persona offesa (p.o.) consente di recuperare le tracce bio-logiche che, analizzate, possono fornire elementi fondamentali e definitivi sull’avvenuta aggressione sulla sua ricostruzione. Le tecniche di laboratorio a disposizione della Biologia e della Genetica forense con-sentono infatti oggi di analizzare quantità infinitesimali di tessuti o liquidi biologici come la saliva deposta sulla cute a seguito di morsicature, i frammenti di tessuto epiteliale al di sot-to delle unghie della p.o., i peli/capelli lasciati dall’aggressore, fino alle tracce più evidenti di liquido seminale nelle sedi genitali o sugli indumenti. È compito dell’operatore sanitario assicurare la migliore repertazione e conservazio-ne di tali materiali biologici, il cui utilizzo come mezzo di prova in sede giudiziaria dipende dalla precisione della raccolta, all’attenzione alla verbalizzazione delle sedi di prelievo, alla corretta conservazione, alla verifica della continuità della catena di custodia. L’indagine biologico- e genetico-forense ha infatti valore probatorio solo se e quando venga assicurata l’affidabilità di ogni singolo passaggio: dalla raccolta della traccia all’indagine di laboratorio, fino alla presentazione del risultato nell’aula giudiziaria.
28-mag-2005
Settore MED/43 - Medicina Legale
La raccolta e conservazione del materiale biologico nel delitto di violenza sessuale / A. Piccinini. ((Intervento presentato al convegno Approccio integrato clinico e laboratoristico alla consulenza per abuso sessuale femminile tenutosi a Montecchio Maggiore (Vicenza) nel 28 maggio 2005.
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