The contribution critically examines the systemic implications of Constitutional Court judgment no. 181/2024, which has significantly reshaped the balance between constitutional review and the diffuse scrutiny of compatibility with EU law. It highlights how the introduction of the so-called “constitutional tone” risks expanding the Constitutional Court’s jurisdiction into areas that the Treaties reserve to the Court of Justice, particularly with regard to the definitive interpretation of directly applicable provisions of EU law. The contribution further observes that granting national judges the possibility to “choose the remedy” sits uneasily with the obligations stemming from Article 267 TFEU and with the principle of primacy, thereby introducing a model for resolving normative conflicts that is not fully consistent with the EU legal order. While acknowledging that limited and residual space may remain for a useful contribution from constitutional review, the paper concludes that such interventions must strictly respect the allocation of competences and cannot substitute the role of the Court of Justice as the ultimate guarantor of the uniform interpretation and application of EU law.

Il contributo esamina criticamente la portata sistemica della sentenza n. 181/2024 della Corte costituzionale, che ha profondamente inciso sull’equilibrio tra giudizio di costituzionalità e controllo diffuso di compatibilità con il diritto dell’Unione. Viene messo in luce come il nuovo richiamo al “tono costituzionale” rischi di estendere la competenza della Corte costituzionale su questioni che i Trattati attribuiscono alla Corte di giustizia, in particolare sull’interpretazione definitiva delle norme UE direttamente applicabili. Il contributo rileva altresì che la possibilità, attribuita al giudice comune, di “scegliere il rimedio” si ponga in tensione con gli obblighi derivanti dall’art. 267 TFUE e con il primato, introducendo un modello di composizione delle antinomie non pienamente coerente con l’ordinamento dell’Unione. Pur riconoscendo spazi limitati e residui per un apporto utile del giudizio costituzionale, il contributo conclude che tali interventi devono rispettare rigorosamente la ripartizione delle competenze e non possono sostituire la funzione della Corte di giustizia quale garante dell’uniformità interpretativa e applicativa del diritto dell’Unione europea.

A un anno dalla sentenza n. 181/2024 della Corte costituzionale: i nodi irrisolti / G. Greco. - In: EUROJUS. - ISSN 2384-9169. - 2025:4(2025 Dec 01), pp. 250-264.

A un anno dalla sentenza n. 181/2024 della Corte costituzionale: i nodi irrisolti

G. Greco
2025

Abstract

The contribution critically examines the systemic implications of Constitutional Court judgment no. 181/2024, which has significantly reshaped the balance between constitutional review and the diffuse scrutiny of compatibility with EU law. It highlights how the introduction of the so-called “constitutional tone” risks expanding the Constitutional Court’s jurisdiction into areas that the Treaties reserve to the Court of Justice, particularly with regard to the definitive interpretation of directly applicable provisions of EU law. The contribution further observes that granting national judges the possibility to “choose the remedy” sits uneasily with the obligations stemming from Article 267 TFEU and with the principle of primacy, thereby introducing a model for resolving normative conflicts that is not fully consistent with the EU legal order. While acknowledging that limited and residual space may remain for a useful contribution from constitutional review, the paper concludes that such interventions must strictly respect the allocation of competences and cannot substitute the role of the Court of Justice as the ultimate guarantor of the uniform interpretation and application of EU law.
Il contributo esamina criticamente la portata sistemica della sentenza n. 181/2024 della Corte costituzionale, che ha profondamente inciso sull’equilibrio tra giudizio di costituzionalità e controllo diffuso di compatibilità con il diritto dell’Unione. Viene messo in luce come il nuovo richiamo al “tono costituzionale” rischi di estendere la competenza della Corte costituzionale su questioni che i Trattati attribuiscono alla Corte di giustizia, in particolare sull’interpretazione definitiva delle norme UE direttamente applicabili. Il contributo rileva altresì che la possibilità, attribuita al giudice comune, di “scegliere il rimedio” si ponga in tensione con gli obblighi derivanti dall’art. 267 TFUE e con il primato, introducendo un modello di composizione delle antinomie non pienamente coerente con l’ordinamento dell’Unione. Pur riconoscendo spazi limitati e residui per un apporto utile del giudizio costituzionale, il contributo conclude che tali interventi devono rispettare rigorosamente la ripartizione delle competenze e non possono sostituire la funzione della Corte di giustizia quale garante dell’uniformità interpretativa e applicativa del diritto dell’Unione europea.
Corte Costituzionale; Corte di Giustizia; disapplicazione; primato; rinvio pregiudiziale;
Settore GIUR-10/A - Diritto dell'unione europea
1-dic-2025
https://rivista.eurojus.it/a-un-anno-dalla-sentenza-n-181-2024-della-corte-costituzionale-i-nodi-irrisolti/
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