Negli ultimi dieci anni le discipline psicologiche, sociali e biomediche si sono sempre più rivolte alla formalizzazione di modelli di funzionamento ottimale ed allo studio del comportamento “positivo” o “sano”: in particolare, dopo decenni in cui la medicina e la psicologia clinica si erano esclusivamente occupate di come correggere e compensare i deficit individuali, oggi si presta attenzione alle risorse dell’individuo, ai suoi lati forti, alle sue potenzialità, come punti di leva per supportare il benessere, la crescita personale e l’inserimento nella società (Bronstein et al., 2003). Questo approccio ha dirette conseguenze sulle politiche di intervento, in quanto enfatizza la prevenzione rispetto alla cura, la valorizzazione dell’individuo e delle sue abilità rispetto alla riduzione dei suoi problemi. Programmi di formazione indirizzati a professionisti dell’ambito sanitario, educativo, psicologico e sociale attribuiscono sempre maggiore spazio e rilevanza a questo approccio. Ciò implica una crescente necessità di definire in modo esaustivo il concetto di benessere, e di mettere a punto strategie applicative volte a favorire la percezione di una adeguata qualità della vita in tutte le fasce della popolazione, tenendo in considerazione le differenze di condizioni di salute, età, cultura e subcultura. Il benessere può essere analizzato da due fondamentali punti di vista: in particolare, se ne possono individuare indicatori oggettivi e componenti soggettive. Gli elementi oggettivi che permettono di valutare il livello di benessere sono stati tradizionalmente identificati con il reddito, le condizioni abitative, lo status sociale e le condizioni di salute. Tuttavia, i soli fattori oggettivi – in particolare gli indicatori economici - non forniscono una valutazione adeguata delle risorse di un individuo, del suo livello di integrazione sociale e del suo successo nel perseguire obiettivi professionali e personali. Tali fattori non permettono neppure di trarre conclusioni definitive sul livello di benessere di una nazione, o di una comunità (Veenhoven, 2002). In realtà, come mostrano numerosi studi, è altrettanto importante identificare e quantificare gli indicatori soggettivi del benessere, a partire dalle valutazioni che gli individui stessi forniscono del proprio stato di salute, del proprio grado di soddisfazione nei diversi ambiti della vita, dei risultati conseguiti e degli obiettivi futuri (Biswas-Diener & Diener, 2001; Diener, 2000; Marmot & Wilkinson, 1999).
Le dimensioni psicologiche e culturali della salute : esperienza ottimale e riabilitazione / A. Delle Fave. - In: PSICOLOGIA DELLA SALUTE. - ISSN 1721-0321. - 8:1(2005), pp. 29-40.
Le dimensioni psicologiche e culturali della salute : esperienza ottimale e riabilitazione
A. Delle FavePrimo
2005
Abstract
Negli ultimi dieci anni le discipline psicologiche, sociali e biomediche si sono sempre più rivolte alla formalizzazione di modelli di funzionamento ottimale ed allo studio del comportamento “positivo” o “sano”: in particolare, dopo decenni in cui la medicina e la psicologia clinica si erano esclusivamente occupate di come correggere e compensare i deficit individuali, oggi si presta attenzione alle risorse dell’individuo, ai suoi lati forti, alle sue potenzialità, come punti di leva per supportare il benessere, la crescita personale e l’inserimento nella società (Bronstein et al., 2003). Questo approccio ha dirette conseguenze sulle politiche di intervento, in quanto enfatizza la prevenzione rispetto alla cura, la valorizzazione dell’individuo e delle sue abilità rispetto alla riduzione dei suoi problemi. Programmi di formazione indirizzati a professionisti dell’ambito sanitario, educativo, psicologico e sociale attribuiscono sempre maggiore spazio e rilevanza a questo approccio. Ciò implica una crescente necessità di definire in modo esaustivo il concetto di benessere, e di mettere a punto strategie applicative volte a favorire la percezione di una adeguata qualità della vita in tutte le fasce della popolazione, tenendo in considerazione le differenze di condizioni di salute, età, cultura e subcultura. Il benessere può essere analizzato da due fondamentali punti di vista: in particolare, se ne possono individuare indicatori oggettivi e componenti soggettive. Gli elementi oggettivi che permettono di valutare il livello di benessere sono stati tradizionalmente identificati con il reddito, le condizioni abitative, lo status sociale e le condizioni di salute. Tuttavia, i soli fattori oggettivi – in particolare gli indicatori economici - non forniscono una valutazione adeguata delle risorse di un individuo, del suo livello di integrazione sociale e del suo successo nel perseguire obiettivi professionali e personali. Tali fattori non permettono neppure di trarre conclusioni definitive sul livello di benessere di una nazione, o di una comunità (Veenhoven, 2002). In realtà, come mostrano numerosi studi, è altrettanto importante identificare e quantificare gli indicatori soggettivi del benessere, a partire dalle valutazioni che gli individui stessi forniscono del proprio stato di salute, del proprio grado di soddisfazione nei diversi ambiti della vita, dei risultati conseguiti e degli obiettivi futuri (Biswas-Diener & Diener, 2001; Diener, 2000; Marmot & Wilkinson, 1999).Pubblicazioni consigliate
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