Introduzione: La dose giornaliera iniziale di lenvatinib raccomandata per il trattamento del carcinoma tiroideo differenziato (DTC) progressivo, radioiodio-refrattario (RAIT), localmente avanzato o metastatico, è di 24 mg. Un trial di fase II ha evidenziato che dosi iniziali inferiori (18 mg) sono meno efficaci della dose piena nell’ottenere una risposta oggettiva di malattia, senza portare a un beneficio significativo in termini di tollerabilità. Ciò nonostante, studi real-life riportano frequentemente dosi iniziali di lenvatinib ridotte, al fine di ridurre l’occorrenza di tossicità gravi. Il rapporto rischio-beneficio di questo approccio rimane ad oggi incerto. Obiettivi: Lo scopo del presente studio è stato confrontare, in pazienti affetti da RAIR-DTC avanzato, l'efficacia e la sicurezza di lenvatinib iniziato alla dose piena di 24 mg/die rispetto a dosi iniziali ridotte. Metodi: Abbiamo valutato retrospettivamente 34 pazienti trattati con lenvatinib. L'efficacia è stata valutata come overall survival (OS, ovvero il tempo tra l’inizio di lenvatinib e il decesso del paziente) e treatment failure free survival (TFFS, ossia il tempo tra l'inizio di lenvatinib e l'aumento della dose, la progressione di malattia o la morte del paziente, qualunque occorresse prima). La sicurezza è stata valutata tramite l'incidenza di eventi avversi severi (grado ≥3) e la necessità di riduzioni, interruzioni o sospensioni di lenvatinib. Risultati: I 16 pazienti trattati con dosi ridotte (mediana 10 mg, range interquartile 10-20 mg) erano più anziani (età mediana: 77.1 vs 65.2 anni, p=0.001), con BMI inferiore (23.5 vs 27.2 kg/m², p=0.03) e performance status peggiore (ECOG ≥1: 50% vs 11.1%, p=0.01) rispetto a quelli che avevano iniziato il trattamento a dose piena. L'istotipo tumorale e le sedi metastatiche erano simili nei due gruppi. La OS e la TFFS erano comparabili nel gruppo a dose piena e a dose ridotta: rispettivamente, 69 vs 78 mesi (hazard ratio (HR) 1.58, intervallo di confidenza (IC) 95% 0.41–6.12, p=0.5) e 36 vs 42 mesi (HR 1.35, IC 95% 0.55-3.28, p=0.5).Non sono emerse differenze nella frequenza delle riduzioni di dose (88.9 vs 81.2%, p=0.5) e nelle interruzioni transitorie (72.2 vs 81.2%, p=0.5), mentre eventi avversi di grado ≥3 (77.8% vs 43.7%, p=0.04) e sospensioni definitive (16.7% vs 0%, p=0.07) sono risultate più frequenti nel gruppo a dose piena. Conclusione: L'inizio del trattamento con lenvatinib a dose ridotta sembra una strategia efficace nei pazienti più fragili, migliorando la tollerabilità al farmaco senza compromettere il controllo della malattia.
Impatto della dose iniziale sul trattamento con lenvatinib nel carcinoma tiroideo differenziato avanzato / C. Moneta, M. Trevisan, C. Colombo, M. Succi, M. Lugaresi, D. Ceruti, S. De Leo, L. Fugazzola. Congresso nazionale Associazione Italiana della Tiroide Firenze 2025.
Impatto della dose iniziale sul trattamento con lenvatinib nel carcinoma tiroideo differenziato avanzato
C. MonetaPrimo
;M. TrevisanSecondo
;C. Colombo;M. Succi;M. Lugaresi;L. FugazzolaUltimo
2025
Abstract
Introduzione: La dose giornaliera iniziale di lenvatinib raccomandata per il trattamento del carcinoma tiroideo differenziato (DTC) progressivo, radioiodio-refrattario (RAIT), localmente avanzato o metastatico, è di 24 mg. Un trial di fase II ha evidenziato che dosi iniziali inferiori (18 mg) sono meno efficaci della dose piena nell’ottenere una risposta oggettiva di malattia, senza portare a un beneficio significativo in termini di tollerabilità. Ciò nonostante, studi real-life riportano frequentemente dosi iniziali di lenvatinib ridotte, al fine di ridurre l’occorrenza di tossicità gravi. Il rapporto rischio-beneficio di questo approccio rimane ad oggi incerto. Obiettivi: Lo scopo del presente studio è stato confrontare, in pazienti affetti da RAIR-DTC avanzato, l'efficacia e la sicurezza di lenvatinib iniziato alla dose piena di 24 mg/die rispetto a dosi iniziali ridotte. Metodi: Abbiamo valutato retrospettivamente 34 pazienti trattati con lenvatinib. L'efficacia è stata valutata come overall survival (OS, ovvero il tempo tra l’inizio di lenvatinib e il decesso del paziente) e treatment failure free survival (TFFS, ossia il tempo tra l'inizio di lenvatinib e l'aumento della dose, la progressione di malattia o la morte del paziente, qualunque occorresse prima). La sicurezza è stata valutata tramite l'incidenza di eventi avversi severi (grado ≥3) e la necessità di riduzioni, interruzioni o sospensioni di lenvatinib. Risultati: I 16 pazienti trattati con dosi ridotte (mediana 10 mg, range interquartile 10-20 mg) erano più anziani (età mediana: 77.1 vs 65.2 anni, p=0.001), con BMI inferiore (23.5 vs 27.2 kg/m², p=0.03) e performance status peggiore (ECOG ≥1: 50% vs 11.1%, p=0.01) rispetto a quelli che avevano iniziato il trattamento a dose piena. L'istotipo tumorale e le sedi metastatiche erano simili nei due gruppi. La OS e la TFFS erano comparabili nel gruppo a dose piena e a dose ridotta: rispettivamente, 69 vs 78 mesi (hazard ratio (HR) 1.58, intervallo di confidenza (IC) 95% 0.41–6.12, p=0.5) e 36 vs 42 mesi (HR 1.35, IC 95% 0.55-3.28, p=0.5).Non sono emerse differenze nella frequenza delle riduzioni di dose (88.9 vs 81.2%, p=0.5) e nelle interruzioni transitorie (72.2 vs 81.2%, p=0.5), mentre eventi avversi di grado ≥3 (77.8% vs 43.7%, p=0.04) e sospensioni definitive (16.7% vs 0%, p=0.07) sono risultate più frequenti nel gruppo a dose piena. Conclusione: L'inizio del trattamento con lenvatinib a dose ridotta sembra una strategia efficace nei pazienti più fragili, migliorando la tollerabilità al farmaco senza compromettere il controllo della malattia.| File | Dimensione | Formato | |
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